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Dermatite atopica: i tessuti da preferire

Fibroina della seta, ma anche cotone, lino e canapa biologici. Una guida ai tessuti amici della pelle

credits: iStock



di Valeria Ghitti


Pelle arrossata, ispessita, ruvida, secca, pruriginosa: sono i segni della dermatite atopica, che colpisce il 10-20% dei bambini e il 2% degli adulti. Un problema che costringe a scegliere con molta cura i capi da indossare: «Chi soffre di questo disturbo ha una cute che non svolge adeguatamente la sua funzione protettiva ed è quindi particolarmente vulnerabile alle aggressioni esterne, a partire da quelle
dei tessuti a diretto contatto, come indumenti intimi e calzini», conferma la dottoressa Pucci Romano, presidente di Skineco, Associazione internazionale di ecodermatologia (skineco.org). Scopri quali preferire e quali, invece, evitare.


La scelta ideale

La fibroina di seta medicata, di origine naturale, è costituita da una delle due proteine della seta, la fibroina: «Costituisce quasi una seconda pelle», spiega la dermatologa. È liscia, non fa attrito e non irrita. Inoltre è traspirante, aiuta a regolare la temperatura del corpo anche in presenza di umidità ed è trattata con una sostanza antimicrobica a base di ammonio quaternario che si lega alla seta e non viene mai rilasciata. «Molti studi scientifici hanno confermato i benefici di questa fibra per chi ha problemi cutanei, tanto che è consigliata
nelle linee guida sulla dermatite atopica», spiega l’esperta. 


Promossi cotone, lino e canapa

Traspiranti, evitano il ristagno di sudore, molto irritante per gli atopici. Però, preferiscili “pettinati”, cioè sottoposti a una particolare lavorazione in fase di filatura che elimina le fibre più corte e le orienta in un’unica direzione: così il tessuto è liscio e non sfrega. «Assicurati poi, leggendo le etichette, che siano di origine biologica, perché altrimenti potrebbero avere residui dei pesticidi utilizzati nelle coltivazioni», avverte l’esperta. «Inoltre, sceglili di colore naturale, così non cedono coloranti o sbiancanti potenzialmente pericolosi, e non trattati, per esempio non elasticizzati, né sbiancati,né antimacchia».


Bocciati lana e tessuti sintetici

«Anche se naturale, la lana non va bene perché è costituita da lanolina,  proteina dall’alto potere irritante e allergizzante», mette in guarda l’esperta. A rischio anche le fibre sintetiche (come poliestere e nylon), che non fanno traspirare la pelle: « Generalmente sono trattate, oltre che con coloranti e prodotti che servono per impermeabilizzare e dare effetto antimacchia, anche con sostanze che riducono la proliferazione batterica e i cattivi odori, come l’argento o il triclosan. Queste, però, vengono gradualmente rilasciate, aggredendo
e alterando le difese residue cutanee».


Tre consigli per non sbagliare


1 Scegli indumenti che non abbiano bottoni, zip oppure gancetti metallici che entrino in contatto con la pelle (potrebbero rilasciare nichel, una sostanza allergizzante), né cuciture ed elastici (di solito in materiale sintetico e irritante);

2 Dopo l’acquisto e prima di indossare i capi che hai acquistato, rimuovi sempre le etichette (che fanno attrito sulla pelle) e poi lavali accuratamente. Se stingono, puliscili ulteriormente, in modo da ridurre la quantità di sostanze nocive che possono finire sulla pelle.

3 Per i lavaggi, scegli sempre detersivi senza coloranti, profumi o tensioattivi, i cui residui possono essere aggressivi sulla cute.


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Articolo pubblicato sul n. 7 di Starbene in edicola dal 02/02/2016

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