Microbiota intestinale in salute con il metodo delle 3F

Effe come fibre, cibi fermentati e fitness: una dieta equilibrata, integrata con alimenti ricchi di batteri vivi e la giusta dose di attività fisica



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Il microbiota intestinale aiuta a dimagrire. Ha infatti un ruolo anche nel regolare il peso corporeo e il rischio di obesità. Alcuni batteri, infatti, definiti non a caso “obesogenici”, ci fanno assorbire più calorie dal cibo. Al proposito la professoressa Maria Rescigno, docente di Patologia generale all’Humanitas University di Milano, esperta di microbiota, ha messo a punto il metodo delle 3F.

Ideato in collaborazione con il professor Carlo Selmi, immunologo e ricercatore, il metodo delle 3F detta delle strategie di vita e a tavola che chiunque può mettere in atto per riportare e mantenere la preziosa condizione di equilibrio del proprio microbiota. Obiettivo: salute e peso forma. 

Nelle 3F, effe sta per fibre, cibi fermentati e fitness: una dieta equilibrata, integrata con alimenti ricchi di batteri vivi e la giusta dose di attività fisica prevengono lo sviluppo dei microrganismi infiammatori, garantiscono la diversità del microbiota e contribuiscono a limitare l’accumulo di tessuto adiposo.


  • Fibre


Nutrono i batteri buoni

Contenute negli alimenti vegetali, dalla frutta alla verdura, dai legumi ai cereali integrali, sono peraltro uno dei capisaldi della dieta mediterranea.

«Grazie alle fibre nutriamo i batteri buoni, i probiotici che, a loro volta, rilasciano i postbiotici, preziosi per l’equilibrio del nostro microbiota e per il funzionamento di tutto il nostro organismo. Per chi ha problemi a consumarne, perché sensibile alla loro fermentazione o non lo fa per paura delle reazioni avverse (gonfiore addominale, gas intestinale), consiglio di integrare la dieta con i cibi fermentati, un’altra ottima fonte di probiotici e postbiotici», suggerisce la professoressa Maria Rescigno.


  • Fermentati


L’aiuto in più contro la disbiosi

In prima linea yogurt e kefir. «Io suggerisco lo yogurt fatto in casa, possibilmente con microrganismi selezionati per le loro proprietà antinfiammatorie. Altrimenti se acquistato, meglio scegliere quello greco che, in genere, è senza zuccheri aggiunti.

Tra i fermentati annovero anche il tempeh, ricavato dai semi di soia gialla, la kombucha, bevanda ottenuta dalla fermentazione del tè zuccherato, il miso, che deriva sempre dai semi di soia ed è ottimo come minestra, e verdure come i crauti e il coreano kimchi, un fermentato di verdure con spezie. Questi cibi della tradizione orientale si stanno diffondendo anche da noi. E se nessuno di questi incontra il nostro gusto, si possono assumere postbiotici sotto forma di integratori alimentari», consiglia la nostra esperta.


  • Fitness


Motiva a una vita attiva

Oltre ad associare l’attività fisica a un microbiota e un organismo in salute, una novità emerge dagli ultimi studi: il ruolo della flora batterica intestinale nell’attitudine a una vita attiva. In particolare, i ricercatori dell’Università della Pennsylvania hanno ipotizzato un potenziale legame tra la sua composizione e la motivazione a fare o meno esercizio fisico.

«Per semplificare, gli scienziati hanno osservato il comportamento di un gruppo di modelli sperimentali (topolini, n.d.r): alcuni molto attivi sulla ruota, altri più pigri. Sottoposti a trattamento antibiotico in grado di alterare il microbiota, i primi hanno cominciato a “correre” meno; successivamente gli studiosi hanno trapiantato i batteri intestinali dei modelli più attivi in altri esemplari che ne erano privi con il risultato di renderli più propensi al movimento. Hanno poi scoperto che stimolando alcuni neuroni, attraverso molecole secrete dai batteri intestinali, era possibile indurre la voglia di esercizio, grazie alla secrezione di dopamina, anche nei topolini senza microbiota», spiega la professoressa Rescigno.

Confermando come i microrganismi riescano a influenzare l’attività cerebrale grazie all’asse intestino-cervello.



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