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Tumore al rene: c’è un nuovo farmaco

In caso di malattia in fase molto avanzata si può ricorrere a una molecola di ultima generazione che allunga l’aspettativa di vita

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Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 13.600 casi di tumore al rene. Per una buona parte di questi malati c’è una notizia molto positiva: un nuovo farmaco capace di dare ottimi risultati in termini di allungamento della sopravvivenza di oltre due anni.

Per capire meglio la portata di questa novità abbiamo chiesto aiuto al dottor Giuseppe Procopio, responsabile di oncologia medica genitourinaria della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori di Milano.


Quando viene prescritto

Il 30% dei malatii si accorge in ritardo di avere un tumore al rene, così la diagnosi arriva quando sono già comparse le metastasi.

Fino ad oggi per questi pazienti le possibilità di trattamento erano davvero scarse: «La chemioterapia, per questo tipo di tumore, è assai poco efficace. Ma negli ultimi tempi è cambiato tutto, per merito di una particolare classe di farmaci chiamati ‘a bersaglio molecolare’. Agiscono impedendo la formazione di nuovi vasi sanguigni e bloccando quindi la progressione del tumore che, per crescere, ha bisogno di ossigeno e di essere irrorato dal sangue», precisa il dottor Procopio.


Quali benefici assicura

Di questa classe di farmaci fa parte l’ultima novità terapeutica: «Si chiama Cabozantinib ed è una molecola di nuova generazione, in grado di essere efficace quando le terapie di prima scelta si rivelano non più sufficienti a causa dell’assuefazione dell’organismo», spiega l’esperto.

I suoi vantaggi? «Allunga l’attesa di vita per il paziente fino quasi a farla raddoppiare, se si considera che si passa da una media di 12-14 mesi a 21 mesi e oltre». Non basta: «Durante il trattamento le metastasi non progrediscono e anzi si riducono. Con un ulteriore lato positivo per il paziente: la diminuzione o la totale scomparsa del tipico dolore che le accompagna».


Come si assume

Efficace sul 90% dei pazienti (per gli altri è il medico a stabilire una terapia adeguata, valutando caso per caso), il Cabozantinib va assunto in capsule, una volta al giorno, a digiuno.

Il trattamento dura in genere sei mesi, dopo i quali si prevede un nuovo controllo: «Gli effetti positivi possono essere anche molto più prolungati della media, visto che nel 20% delle persone la sopravvivenza si allunga anche a 5-10 anni. Se però il medico nota che il farmaco non è più efficace, vuol dire che il tumore ha sviluppato una resistenza nei suoi confronti e si deve quindi passare a un’altra terapia», puntualizza l’esperto.


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Articolo pubblicato sul n. 9 di Starbene in edicola dal 13/02/2018

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