Sordità e ipoacusia -Trattamento
Nel bambino, accanto all’efficienza e alla tempestività dell’intervento, è necessario considerare anche la gestione dinamica del processo riabilitativo, soprattutto nel primo periodo di trattamento. Durante questo periodo infatti potranno essere prese decisioni cruciali per lo sviluppo delle abilità linguistiche del bambino che condizioneranno la presenza o meno di un handicap comunicativo per tutta la vita.
L’applicazione di una protesi acustica o di un impianto cocleare (nei casi in cui l’ipoacusia è così grave che la protesi acustica si dimostra insufficiente) e l’abilitazione al linguaggio, attraverso la terapia logopedica, sono i cardini terapeutici dell’ipoacusia infantile.
La tecnologia delle protesi acustiche si è notevolmente sviluppata negli ultimi 10 anni, e permette oggi di disporre di apparecchiature che consentono amplificazioni molto potenti, dotate di sistemi di regolazione sofisticati; tuttavia, qualora l’amplificazione ottenibile mediante protesi acustica non sia sufficiente in termini di percezione delle parole si ricorrerà all’applicazione, mediante un intervento chirurgico, di un elettrodo multicanale all’interno dell’orecchio (elettrodo endococleare) che, oltrepassando la funzione dell’organo cocleare, stimolerà direttamente le fibre del nervo acustico mediante impulsi elettrici.
Gli impianti cocleari possono essere considerati una delle maggiori conquiste tecnologiche degli ultimi anni in ambito biomedico: basti pensare che l’udito è il primo organo di senso per il quale è stata possibile la sostituzione con una protesi completamente artificiale; i risultati sono eclatanti e indiscussi, permettono agli utilizzatori il recupero della sensibilità uditiva e il ripristino della percezione di elementi linguistici.
In età infantile la scelta di un impianto cocleare nei casi di sordità severa è determinata prevalentemente dal grado di successo che il bambino dimostra con le protesi acustiche convenzionali. Solo il ripristino precoce del canale uditivo-percettivo, infatti, permetterà l’acquisizione delle abilità lessicali e morfosintattiche e il feedback uditivo per il controllo dell’articolazione e dell’intensità dell’eloquio.
L’ipoacusia nell’adulto Mentre nel bambino il deficit uditivo può interferire con l’acquisizione delle abilità linguistiche e comunicative, nell’adulto l’instaurarsi di una malattia della sfera uditiva risulta rilevante in termini di percezione delle parole con difficoltà nel riconoscimento del parlato a bassa intensità, condizioni di ascolto disagevole, difficoltà nell’identificazione spaziale della sorgente sonora.
Numerosi studi condotti sulla popolazione adulta con perdita uditiva, inoltre, evidenziano come i soggetti affetti dalla patologia presentino notevoli difficoltà relazionali, isolamento sociale,difficoltà nell’esecuzione delle comuni attività, aumentata probabilità di depressione e di disturbi della sfera psichiatrica, in definitiva una riduzione della qualità di vita, tanto maggiore quanto maggiore è la perdita uditiva e quanto più protratto è il periodo di deprivazione uditiva cui il soggetto è sottoposto. In base alla causa è possibile che la perdita uditiva si presenti in maniera isolata o in associazione ad altri sintomi (“fischi dell’orecchio”, ossia gli acufeni, vertigini, senso di “riprenezza” auricolare), che riflettono anch’essi l’instaurarsi di un danno a livello dell’organo sensoriale uditivo. Nell’adulto le più frequenti cause di ipoacusia sono quelle indicate di seguito.
- Otosclerosi: si tratta di una malattia che coinvolge prevalentemente l’orecchio medio e che comporta, nella maggior parte dei casi, un’ossificazione a livello dell’articolazione stapedio-ovalare dell’orecchio medio, con conseguente maggiore rigidità del sistema e riduzione della trasmissione del suono all’orecchio interno.
- Malattia di Meniere: è una condizione caratterizzata da un aumento della pressione dei liquidi situati all’interno dei labirinti, con sintomi mono o bilaterali tipo sordità fluttuante e no, vertigini, acufeni.
- Assunzione di farmaci ototossici: alcuni farmaci possono danneggiare il sistema uditivo provocando ipoacusia; tra questi rientrano antibiotici aminoglicosidici (streptomicina, neomicina, kanamicina); salicilati a dosi elevate (acido acetilsalicilico); diuretici dell’ansa (furosemide, acido etacrinico); chemioterapici (cisplatino, carboplatino).
- Disordini del microcircolo: si tratta di malattie che comportano un’alterazione a livello del microcircolo (pressione arteriosa molto alta o molto bassa, aumento del colesterolo, problemi ormonali con possibile vasospasmo, diabete mellito, anemia, problemi della coagulazione) tale da determinare un’alterazione a livello della microcircolazione dell’orecchio interno e l’instaurarsi di una perdita della funzione uditiva che si può verificare in maniera improvvisa o progressiva.
- Esposizione a intensità elevate di rumore: l’esposizione più o meno transitoria a stimolazioni sonore di entità elevata determina un danno alle cellule ciliate dell’orecchio interno e una perdita uditiva di tipo permanente.
- Neurinoma dell’acustico: si tratta di un tumore benigno che si forma in genere dalla branca vestibolare del nervo acustico e che cresce lentamente, tendendo a comprimere senza invadere le strutture vicine; la sintomatologia è caratterizzata da ipoacusia, acufeni e senso di ripienezza auricolare; a causa della crescita lenta della neoformazione e per l’instaurarsi di un compenso vestibolare a livello centrale, le vertigini sono presenti più raramente.
- Traumi cranici quali fratture dell’osso temporale.
- Presbiacusia: costituisce l’invecchiamento “normale” (detto parafisiologico) dell’organo uditivo e comporta una progressiva degenerazione a livello dell’organo sensoriale dell’orecchio interno; viene a determinarsi una perdita uditiva di tipo progressivo che coinvolge primariamente le alte frequenze della scala tonale.
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