Fibrillazione atriale: sintomi e cure

È la più comune delle aritmie del cuore, ma non va sottovalutata, perché può favorire ictus, trombosi, infarti. Il nostro esperto ci spiega come riconoscerla e prevenirla



di Isabella Colombo


Succede più di quanto si pensi. Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, la fibrillazione atriale colpisce circa l’1,5-2% della popolazione mondiale, circa 6 miliardi di europei e un italiano su 100. «Numeri che raddoppieranno nei prossimi anni per il progressivo allungamento della vita della popolazione», avverte Lidia Rota Vender, responsabile del Centro di prevenzione cardiovascolare globale di Humanitas Research Hospital e presidente di Alt - Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari.

La Onlus, in occasione della recente Giornata mondiale della fibrillazione atriale, il 10 settembre 2016, ha usato creato un video per spiegare a tutti, in maniera semplice, di che cosa si tratta.


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CHE COS’È LA FIBRILLAZIONE ATRIALE E QUALI SONO I SINTOMI

La fibrillazione atriale è la più comune delle aritmie del cuore. «Il cuore batte in modo irregolare: è come quando la benzina non arriva alla pompa in maniera continua e l'auto sussulta», spiega il medico.

«E non è detto che ci si accorga sempre del problema: nel 60% dei casi non ci sono sintomi. Negli altri, invece, si avverte un battito diverso dal solito, si fa fatica a respirare, soprattutto dopo uno sforzo, oppure si ha un senso di mancamento o di vertigini. Ma, soprattutto le donne, spesso tendono a sottovalutare questi sintomi».

Eppure capire se c'è un problema di aritmia è semplice: basta tastare delicatamente il polso alla base del pollice e verificare la regolarità del battito, ripetendo questo piccolo test più a volte al giorno. Se si nota un'irregolarità, è necessario contattare il medico che verificherà se è necessario prescrivere un elettrocardiogramma.

COME PREVENIRE LA FIBRILLAZIONE ATRIALE

Con il passare dell'età la fibrillazione atriale è più probabile. Ci sono però dei fattori di rischio  che contribuiscono a scatenarla e che si possono controllare e modificare per tempo.

«Fumo, obesità e ipertensione contribuiscono ad affaticare un cuore a rischio e a scatenare episodi di fibrillazione», precisa Lidia Rota Vender. «La fibrillazione stessa peggiora la salute del cuore, che si affatica, si dilata, diventa meno efficiente nel mandare sangue nelle arterie: il sangue che ristagna nel cuore tende a coagulare in modo più accentuato del normale, formando trombi ed emboli che arrivano al cervello causando ictus o alle arterie periferiche causando infarti della milza, dell’intestino, del rene o delle arterie delle gambe».

COME SI CURA LA FIBRILLAZIONE ATRIALE

Bisogna intervenire per ripristinare il ritmo cardiaco regolare. «Si agisce con i farmaci oppure con la defibrillazione elettrica, cioè una scarica ad alto voltaggio che riporta il battito alla normalità», dice l'esperta. «Un po' come quando l'impianto elettrico fa le bizze, la luce della lampadina va a intermittenza e allora di spegne e riaccende l'interruttore».

È il cardiologo a scegliere la cura più adatta. I farmaci antiaritmici sono di tre tipi: i betabloccanti, che agiscono direttamente sul battito rallentandolo, gli antiaritmici, che ripristinano la normale conduzione elettrica nel cuore, e gli anticoagulanti, che fluidificano il sangue e impediscono la formazione dei trombi.

«Sono tutti farmaci importanti che vanno assunti come si deve, senza dimenticanze: in particolar gli anticoagulanti, farmaci salvavita che vanno assunti quindi in maniera costante e senza mai dimenticarli».

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