Storia vera: “Faccio la pasticcera. In barba alla celiachia”

Da ragazzina la malattia l’ha isolata dagli altri. Così Valentina ha deciso di “vendicarsi”, aprendo un forno dove prepara focacce e dolci per una dieta (ma anche una vita sociale) gluten free



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Trasformare i tuoi “nemici” nei protagonisti di una passione e di un’arte. È quello che ha fatto Valentina Leporati, 31 anni, titolare di una pasticceria - panificio artigianale a Sarzana (La Spezia), dove ogni giorno sforna pane, pizza, focaccia, pasta, torta di mele, cupcakes, muffins e crostate, tassativamente gluten free.

Già, perché Valentina è celiaca e il suo rapporto con quei cibi, in cui di solito si celano le farine a lei proibite, come quella di frumento, in passato non è stato per nulla facile. Comincia a star male a soli 17 mesi: non cresce come i suoi coetanei ed è perennemente in preda a disturbi intestinali. “Malassorbimento”, sentenziano all’ospedale della sua città: una vacanza in montagna e una dieta ricca di cereali la rimetterà in forze. «Invece è il disastro», ricorda Valentina. «Vengo ricoverata d’urgenza al Gaslini di Genova e, dopo una gastroscopia, arriva la diagnosi di celiachia».


Vista come una “diversa”
Allora, come oggi, per la sua malattia non esistono cure, ma solo un’eliminazione drastica di tutti quei cibi che contengono glutine. Scelta che per Valentina si trasforma in un calvario: a scuola è vista come una “diversa” perché il suo menu non è quello degli altri e ben presto diventa il bersaglio di domande “cattive” con cui i compagni la mettono all’angolo. Ma se mangi il pane muori? Ma se assaggi la pasta ti succede qualcosa? Ma la tua malattia si attacca? «Ignoranza, brutta bestia», commenta Valentina, con una piega amara che ancora oggi le si stampa sul viso.

Le cose non vanno meglio con il passar degli anni: nella cittadina in cui è nata e vive, la focaccia, che per lei è un killer, è il must di qualsiasi incontro sociale. E allora, pur di non dichiarare che lei non può mangiarla, decide di tagliare i ponti con tutte quelle situazioni in cui è inevitabile averla in tavola insieme con i dolci. Risultato: «Niente feste, niente aperitivi, niente compleanni, niente cene o appuntamenti romantici con la mia cotta del liceo... niente di niente», ricorda.


L’inizio della rinascita
A 18 anni, con la testardaggine che le è propria, Valentina decide di voltare pagina: «Prendo coscienza che la celiachia è una mia caratteristica e non un mio difetto», ricorda. E per suggellare il nuovo patto con la sua malattia si fa tatuare su una spalla una spiga barrata, simbolo del gluten free, che da quel momento esibisce come una bandiera.

In più, dal momento che ama cucinare, sceglie lavori che l’avvicinano alla sua passione: prima cuoca, poi pasticcera e addirittura pizzaiola. Intanto, si informa sulla sua malattia per conoscerne tutti i segreti e, a casa, inizia a sperimentare ai fornelli. Obiettivo: preparare pizze, focacce, pane e torte per chi è celiaco. A farle da tester ci sono suo fratello, che ha la sua stessa malattia, amici e parenti. Tra intere teglie buttate via e piccoli successi, impara pian piano ad amalgamare con sapiente alchimia farine prive di glutine come quella di mais, di quinoa, di grano saraceno o di miglio, mettendo a punto prodotti freschi con la stessa fragranza, la stessa consistenza e lo stesso sapore di quelli cosiddetti “normali”.


Una vetrina in Instagram
Quattro anni fa Valentina perde il lavoro, ma non il sogno di poter far sì che anche chi è celiaco possa trovare cibi buoni oltre che sicuri: «Soprattutto non cellofanati e con l’aria di “medicinali” come quelli che hanno segnato la mia infanzia e adolescenza».

Suo padre le regala un corso professionale di cucina e panificazione senza glutine e con i 5 mila euro dell’assegno di disoccupazione lei decide di aprire a Sarzana “Valentina Gluten Free”, un piccolo forno dove non entri neppure una briciola di glutine.

«All’inizio è stata dura: i potenziali clienti osservavano i prodotti esposti, ma poi filavano via dritti senza acquistare nulla né chiedere qualche informazione in più. Ma il mio più grande talento è quello di sapermi arrangiare». Così Valentina decide di farsi conoscere attraverso i social network, primo tra tutti Instagram (@valentinaleporati), che diventa la sua grande vetrina. Ma anche una piazza virtuale in cui fare informazione sulla dieta gluten free, sfatando anche tante fake news: «Sceglierla non è una moda, né tanto meno il segreto per dimagrire o avere la pancia piatta», osserva. «È una cura per evitare che il glutine distrugga i villi intestinali, come succede ai celiaci, aprendo la strada a una serie di problemi di salute: ritardi di crescita, anemia e osteoporosi precoci, riduzione della fertilità».


Quei sorrisi sono il premio migliore
Grazie al web, oggi Valentina è conosciuta e tiene addirittura corsi rivolti alle mamme che vogliono imparare a cucinare cose fresche e buone per i loro figli celiaci. «Quello che dà un senso alla mia battaglia è soprattutto il sorriso e gli occhi sgranati dei più piccoli quando entrano nel mio negozio e scoprono di poter scegliere e mangiare quello che vogliono, senza rischi di sentirsi male.

Chi ha la mia stessa malattia è abituato alla rinuncia, al dribblare su alimenti alternativi: farlo sentire più normale e meno emarginato mi ripaga di ogni fatica». Da quando l’ha inaugurato, infatti, Valentina vive le sue giornate dentro il suo laboratorio, dove non ha mai smesso di sorridere, ma neppure di cimentarsi con nuove sfide. L’ultima: la creazione di un pancarrè che avesse la stessa friabilità, lo stesso sapore e la stessa durata di quello di farina di grano. «Ci ho messo 6 mesi, ma sono arrivata alla ricetta perfetta», conclude soddisfatta.


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Articolo pubblicato sul n. 33 di Starbene in edicola dal 30 luglio 2019

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