Handicap

Deficit o incapacità mentale, fisica o sensoriale, parziale o completa, temporanea o definitiva, causata dall’alterazione delle strutture o delle funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche. Si traduce in uno svantaggio sociale. I vari tipi di handicap si distinguono in base al periodo di insorgenza (forme congenite o acquisite), alla causa e alle conseguenze. Talvolta più deficit […]



Deficit o incapacità mentale, fisica o sensoriale, parziale o completa, temporanea o definitiva, causata dall’alterazione delle strutture o delle funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche. Si traduce in uno svantaggio sociale.

I vari tipi di handicap si distinguono in base al periodo di insorgenza (forme congenite o acquisite), alla causa e alle conseguenze.

Talvolta più deficit di diverso tipo si trovano associati in soggetti plurihandicappati (per esempio sordomuti) o polihandicappati (i cui casi più gravi sono quelli in cui un ritardo mentale importante coesiste con problemi motori).


Frequenza

I dati variano da una statistica all’altra, poiché dipendono dalla definizione di handicap adottata e dai metodi di valutazione seguiti, e vanno quindi interpretati con estrema prudenza.

Secondo uno studio svolto in occasione dell’Anno internazionale degli handicappati (1981), cui hanno partecipato numerosi Paesi, il 10% della popolazione, senza distinzione di età, soffre di difficoltà funzionali di vario grado.


Handicap mentali e psicoaffettivi

Consistono in difficoltà mentali o psichiche ad affrontare le situazioni della vita quotidiana. Riguardano circa una persona su 100 e sono al primo posto nella classifica degli handicap gravi che colpiscono bambini e adolescenti.

Cause La maggior parte degli handicap mentali con ritardo dello sviluppo intellettivo è legata a patologie della gravidanza o del parto, di origine infettiva o vascolare, oppure, più frequentemente, a patologie non accidentali (aberrazioni cromosomiche, malformazioni del sistema nervoso centrale, sindromi polimalformative, anomalie metaboliche), che sono responsabili di circa il 70% dei ritardi mentali profondi. Questi rimangono comunque senza spiegazione in un terzo dei casi.

Adolescenti e anziani sono particolarmente esposti ai disturbi psicoaffettivi, che non devono essere sottovalutati e per i quali occorre trovare un trattamento adeguato.

Trattamento e prevenzione Soltanto alcuni degli handicap neurologici che causano un deficit intellettivo sono curabili. Non sempre la gravità della lesione organica determina l’entità del ritardo mentale, in quanto la precocità del trattamento incide sul miglioramento delle capacità del soggetto.


Handicap motori

Colpiscono gli arti, il tronco o la testa e sono caratterizzati da alterazione o riduzione delle facoltà motorie (assenza di mobilità, movimenti parassiti). Occupano il secondo posto nelle classifiche degli handicap gravi in soggetti giovani.

Cause Nel bambino, gli handicap motori possono derivare da una malformazione congenita oppure essere dovuti a una lesione cerebrale o del midollo spinale, verificatasi prima, durante o dopo la nascita.

Possono consistere nell’assenza parziale o totale di un arto (agenesia), nella perdita parziale o totale della mobilità per un danno muscolare (miopatia) o nervoso, in movimenti anormali o in problemi articolari.

Handicap motori possono essere acquisiti da bambini e adulti in una fase più tardiva, come conseguenza di infortuni o malattie. Nei Paesi industrializzati gli incidenti stradali, in cui sono frequentemente coinvolti soggetti in giovane età, sono responsabili di amputazioni, paralisi, handicap gravi dovuti a fratture multiple, che possono essere associate a lesioni viscerali. Il cervello o il midollo spinale possono riportare danni e le lesioni lungo il tragitto del nervo sciatico, tra midollo spinale e muscoli, possono provocare una sciatica paralizzante. Anche le patologie articolari (poliartrite, artrosi) possono portare a deficit motori.

Trattamento Consiste nel ripristinare l’integrità fisica del paziente con un intervento chirurgico, nel porre in atto la rieducazione motoria volta a ridurre i movimenti anomali e nel compensare l’assenza di un arto con una protesi (che lo sostituisce completamente) oppure un’ortesi (che si adatta all’arto mutilato).

Negli ultimi decenni lo sviluppo della tecnologia, grazie alle ricerche compiute nel campo della domotica e alla costruzione di robot appositi, ha reso più agevole anche per i portatori di handicap la gestione dell’ambiente domestico.


Handicap sensoriali

Circa 70 milioni di individui in tutto il mondo soffrono di handicap della vista e dell’udito. I deficit visivi riguardano in particolare l’acuità visiva (sua diminuzione o perdita completa), le riduzioni del campo visivo e le lesioni delle palpebre e dei muscoli oculomotori.

I deficit uditivi corrispondono a un’insufficiente capacità uditiva.

Cause Le cause degli handicap sensoriali possono essere numerose: incidenti, infezioni, lesioni congenite o molto precoci e così via. Nella loro genesi possono inoltre intervenire fattori più specifici.

La fame, la mancanza di igiene e le epidemie, tipiche dei Paesi in via di sviluppo, causano handicap visivi gravi: l’80% dei ciechi, infatti, si concentra in queste aree. Quanto alla sordità e all’ipoacusia, possono essere legate alla tossicità di alcuni farmaci, all’esposizione a rumori eccessivi, a barotraumi o all’invecchiamento.

Trattamento È sempre rivolto alla causa, ma in genere si tenta di compensare il deficit utilizzando protesi uditive o visive (occhiali e apparecchi acustici), impianti cocleari, supporti tecnologici (utilizzo di microcomputer in grado di tradurre la scrittura in alfabeto Braille o di effettuarne la sintesi vocale, trasmissioni televisive con sottotitoli e così via).


Prevenzione e screening dell’handicap nel bambino

Gli atti di prevenzione e screening degli handicap possono essere intrapresi in momenti diversi della vita.

Prima del concepimento È possibile ridurre i rischi vaccinando la futura madre contro varie malattie infettive, tra cui la rosolia. Inoltre, si raccomanda di richiedere un counseling genetico qualora la gravidanza presenti particolari rischi. È il caso di coppie che hanno già figli handicappati o i cui parenti siano portatori di una malattia o una malformazione accertata, di coniugi uniti da legami di parentela, di future madri di età superiore ai 40 anni.

Le attuali conoscenze nel campo della genetica e della biologia molecolare permettono di valutare le probabilità di dare alla luce un figlio handicappato e aiutano le coppie a prendere una decisione.

Durante la gravidanza La diagnosi precoce degli handicap presuppone che si segua lo sviluppo dell’embrione e del feto mediante visite regolari, ecografie e analisi biologiche.

Questi esami permettono di scoprire problemi dello sviluppo, anomalie anatomiche cardiache, renali o a carico degli arti, spina bifida o segni di sofferenza fetale.

In caso di gravidanza a rischio, si possono praticare ulteriori esami: puntura del trofoblasto (tessuto di origine placentare), amniocentesi, studio del cariotipo, dosaggi biologici.

Durante il parto (e talvolta prima) un monitor (apparecchio di registrazione) permette di tenere sotto controllo il ritmo cardiaco del feto e di individuare un’eventuale condizione di sofferenza.

Dopo la nascita Esami pediatrici specialistici, eseguiti a intervalli regolari (alla nascita, l’ottavo giorno, il ventiquattresimo mese e oltre), consentono di verificare l’esistenza di eventuali problemi nel bambino e di mettere in atto le misure terapeutiche più indicate. Lo screening sistematico dell’ipotiroidismo o della fenilchetonuria alla nascita, per esempio, consente di scongiurare l’eventualità di un ritardo mentale. L’assenza delle normali acquisizioni psicomotorie nel lattante e la successiva presenza di difficoltà serie in ambito scolastico possono essere indicative di handicap neurologici importanti, e rendono quindi necessaria una valutazione approfondita del livello di autonomia presente e futura del bambino.

Un riadattamento ha più possibilità di avere successo se intrapreso tempestivamente, in quanto il suo obiettivo principale rimane l’elaborazione di un progetto pedagogico atto a permettere al soggetto l’acquisizione dell’autonomia e, in un secondo tempo, la progressiva socializzazione.