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Ipertensione arteriosa -Pressione minima e pressione massima

Ipertensione arteriosa Perché la pressione troppo alta è pericolosa? Quando si può dire di essere in presenza di ipertensione arteriosa? Ipertensione da camice bianco e automisurazione Conseguenze dell’ipertensione arteriosa Cura dell’ipertensione arteriosa Pressione minima e pressione massima Quali danni può provocare la pressione alta Ipertensione secondaria

Il flusso del sangue nelle arterie non è continuo come quello dell’acqua da un rubinetto aperto ma è pulsante, proprio perché la pompa del nostro organismo, il cuore, spinge il sangue nelle arterie solo quando si contrae: si avranno quindi più “spinte” (ogni battito una spinta) nel corso di un minuto, con una pressione massima subito dopo la contrazione (la spinta) e una minima subito prima della contrazione successiva. Per questo motivo, misurando la pressione arteriosa si rilevano due pressioni, la “massima” e la “minima”.

L’apparecchio di riferimento per misurare la pressione è quello a mercurio, molto simile a quello inventato da Scipione Riva-Rocci alla fine dell’Ottocento: si tratta di uno strumento composto da una colonnina di vetro contenente mercurio, collegata tramite un tubo di gomma a un manicotto che viene gonfiato con pressione crescente intorno al braccio.

Una volta gonfiato il manicotto a una pressione sufficiente per bloccare il flusso del sangue, si inizia a sgonfiarlo lentamente, mentre il medico ascolta il rumore del flusso di sangue all’interno dell’arteria del braccio. Questo rumore si può udire solo quando l’arteria è ristretta dalla compressione del manicotto, mentre scompare quando l’arteria torna nelle condizioni normali. Finché la pressione del manicotto (leggibile come livello di millimetri di mercurio sulla colonnina dell’apparecchio) è superiore alla pressione massima del sangue, l’arteria rimane chiusa e non si ode alcunché: la comparsa del primo rumore è il momento in cui la pressione del manicotto corrisponde alla massima pressione del sangue, che riesce quindi a scorrere per un attimo nell’arteria, e in questo momento si può leggere sulla colonna di mercurio il valore della “massima” (espressa appunto in millimetri di mercurio, mmHg). Continuando a sgonfiare il manicotto, si può udire il flusso all’interno dell’arteria in corrispondenza di ogni battito. Al momento in cui la pressione del manicotto è uguale alla pressione minima del sangue, non c’è più alcuna compressione sull’arteria, il flusso scorre sempre senza ostacolo e non si ode più alcun rumore, quindi sulla colonnina di mercurio si legge il valore della “minima”.

Attualmente sono in commercio apparecchi elettronici privi della colonna di mercurio: il loro principio di misurazione è però sempre lo stesso, in quanto l’apparecchio rileva il movimento del sangue all’interno dell’arteria (con modalità tecniche differenti da apparecchio ad apparecchio).

Qual è il significato delle due pressioni? Un tempo si attribuiva maggiore importanza alla pressione minima, mentre ora si sa che entrambe, minima e massima, sono importanti nell’aumentare il rischio. Si è anche osservato che, nonostante spesso risultino elevati sia i valori minimi sia quelli massimi, in diverse situazioni non è così: alcune persone presentano solo valori minimi troppo elevati, altre (più frequentemente, soprattutto negli anziani) hanno “minima” normale ma valori massimi eccessivi: si parla, nel primo caso, di ipertensione diastolica isolata, nel secondo di pressione sistolica isolata.

I termini diastolica e sistolica derivano dalle fasi di contrazione del cuore. La contrazione è detta sistole, corrisponde all’espulsione del sangue e coincide con la massima pressione generata; la fase di rilassamento del cuore, in cui l’organo si riempie nuovamente di sangue da espellere alla contrazione successiva, è invece detta diastole e coincide con la pressione minima all’interno delle arterie.

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Dott. Maurizio Hanke

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