L’incontinenza urinaria, vale a dire la perdita del controllo della vescica, costituisce un problema comune e spesso imbarazzante. La gravità del fenomeno varia dalla perdita occasionale di urina, sotto i colpi di tosse o gli starnuti, agli episodi improvvisi e imprevedibili di fortissimo stimolo a urinare (la cosiddetta urgenza minzionale), stimolo che può essere talmente impellente da non lasciare il tempo di arrivare alla toilette.
Benché milioni di persone siano affette da incontinenza urinaria, questa manifestazione non fa parte del normale processo di invecchiamento né tantomeno, nella donna, va considerato una conseguenza inevitabile del parto o delle modificazioni indotte dalla menopausa, come spesso si sente dire; si tratta piuttosto di una vero e proprio problema di salute che riconosce molte possibili cause, alcune relativamente semplici, altre più complesse. Se si manifestano problemi con il controllo della vescica tali da influire negativamente sul vivere quotidiano, è bene parlarne subito con il medico curante: in molte situazioni, infatti, l’incontinenza urinaria può essere eliminata; inoltre, anche se la condizione non può andare incontro a completa guarigione, molti farmaci e presìdi sanitari possono alleviare notevolmente il disturbo e migliorare la qualità di vita.
Sintomi e segni
L’incontinenza urinaria si manifesta con l’incapacità di controllare l’emissione di urina dalla propria vescica. Come si è visto, il problema può assumere varie intensità: in alcuni casi, allora, le perdite sono piccole e occasionali, limitate a sgocciolamenti di urina, mentre in altre situazioni si arriva con una certa frequenza a bagnare gli indumenti; in rari casi, infine, l’incontinenza si manifesta contemporaneamente sia per le urine sia per le feci.
Le diverse tipologie di incontinenza urinaria possono essere distinte come segue.
Incontinenza da sforzo Si tratta di una perdita di urina che si manifesta quando si esercita una pressione, appunto uno sforzo, sulla vescica, tossendo, starnutendo, ridendo, compiendo movimenti o sollevando pesi; lo stress emotivo non è implicato in alcun modo. Questo tipo di incontinenza (detta anche incontinenza da stress) si verifica quando vengono meno i meccanismi responsabili della “continenza” delle urine, in particolare a livello dello sfintere (il muscolo che mantiene la continenza volontaria); il problema è particolarmente frequente quando si lascia riempire troppo la vescica. Quella da sforzo è una tipologia di incontinenza tra le più comuni e colpisce in particolare le donne, nelle quali può conseguire alle modificazioni fisiche indotte dalla gravidanza, il parto e la menopausa; negli uomini è invece dovuta, generalmente, a complicazioni susseguenti a interventi sulla prostata, per malattie benigne o tumorali.
Incontinenza da stimolo urgente Si manifesta con un improvviso e intenso stimolo a urinare, seguito da una perdita involontaria di urina; la contrazione della muscolatura vescicale ne costituisce un preavviso variabile tra pochi secondi e un minuto. In questa situazione, lo stimolo può anche essere più frequente della norma (pollachiuria) e svegliare chi ne è affetto durante il sonno (nicturia); in altri casi, lo stimolo urgente viene avvertito quando si sente scorrere l’acqua o dopo aver bevuto anche solo una piccola quantità di liquido. La perdita di urina può manifestarsi anche solo nel passaggio dalla posizione seduta a quella in piedi. L’incontinenza da stimolo urgente (o incontinenza da imperiosità) può essere causata da un’infezione delle vie urinarie o da qualsiasi altro elemento in grado di irritare la vescica; altre cause possono essere problemi intestinali o malattie neurologiche degenerative quali la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, la sindrome di Alzheimer, sequele di lesioni circolatorie (ictus) o traumi. In questa tipologia di incontinenza la vescica viene definita iperattiva perché tende a contrarsi e svuotarsi anche quando non è ancora piena.
Incontinenza da rigurgito Se lo sgocciolamento è continuo, l’incontinenza può essere dovuta a un rigurgito della vescica, che si trova a essere sempre troppo piena (condizione definita di iscuria paradossa): la sensazione è quella di non riuscire mai a svuotare completamente la vescica. Quando si cerca di urinare, si riesce a produrre solo un getto esile e cadente. L’incontinenza da rigurgito si manifesta in persone con un grave danno vescicale, un ostacolo a livello dell’uretra o negli uomini con problemi inveterati alla prostata; anche le complicazioni neurologiche del diabete sono in grado di causare questo tipo di disturbo. Alcuni farmaci possono causare il problema o aumentarne il rischio.
Incontinenza mista Si possono manifestare contemporaneamente sintomi di vario tipo, di cui uno risulta in genere particolarmente fastidioso.
Incontinenza funzionale Molti soggetti anziani, e specialmente quelli ricoverati in strutture residenziali, soffrono di incontinenza semplicemente perché gli handicap fisici o mentali impediscono loro di raggiungere i servizi in tempo utile. Per esempio, un soggetto affetto da una grave artrite alle mani può non essere in grado di sbottonarsi i pantaloni con sufficiente velocità, mentre un ammalato di morbo di Alzheimer può di fatto dimenticare che ogni tanto è buona abitudine andare in bagno. Per questi motivi, tale tipo di incontinenza viene definita funzionale.
Incontinenza assoluta Questo termine è talora utilizzato per descrivere la perdita continua, diurna e notturna, oppure frazionata, di grosse quantità di urina in assenza di ogni forma di controllo: la vescica ha infatti completamente perso la sua funzione di serbatoio. Alcune persone manifestano questo tipo di incontinenza per la presenza di un difetto anatomico congenito, mentre in altri casi il disturbo può essere la conseguenza di una lesione traumatica o post-chirurgica al midollo spinale o alla vescica stessa.
Falsa incontinenza Un anormale passaggio (fistola) tra la vescica e un organo vicino, come la vagina o il retto, può causare uno scolo continuo di urina in assenza completa di altri danni anatomici o funzionali dell’apparato vescico-sfinterico.
Cause
L’incontinenza urinaria non costituisce di per sé una malattia, ma è solo un sintomo, un segnale che indica l’esistenza di un problema o una condizione soggiacente, che potrebbe e dovrebbe essere curato: un’attenta indagine da parte del proprio medico curante può aiutare a identificare questo problema.
Cause di incontinenza temporanea Alcuni cibi, bevande e medicinali possono causare un’incontinenza temporanea. Per esempio birra, vino, superalcolici e caffè sono diuretici, per cui dopo la loro assunzione la vescica può riempirsi troppo velocemente e scatenare uno stimolo urgente, talora incontrollabile; inoltre, l’alcol può temporaneamente alterare la percezione del bisogno sia di urinare sia di provvedere a espletarlo in tempo.
Per quanto riguarda i farmaci, invece, sedativi, diuretici, antidepressivi e farmaci per l’ipertensione sono i principali medicinali che possono influire sulla funzione vescicale.
Anche alcune situazioni facilmente curabili possono essere causa di un’incontinenza transitoria: infezioni delle vie urinarie quali la cistite, tipica del sesso femminile, possono produrre un’irritazione tale da causare episodi di incontinenza in soggetti predisposti, mentre la presenza di abbondanti feci compatte all’interno del retto, in caso di stitichezza, può causare un aumento di frequenza degli stimoli ad urinare.
Cause di incontinenza persistente L’incontinenza urinaria può essere una condizione persistente quando è la manifestazione di qualche problema fisico, per esempio un indebolimento del piano muscolare perineale o della muscolatura vescicale, una malattia neurologica o un’ostruzione delle basse vie urinarie. Fattori che possono portare a una forma cronica d’incontinenza includono le cause elencate di seguito.
- Gravidanza e parto. La donna gravida può manifestare episodi d’incontinenza a causa di variazioni ormonali e per il peso dell’utero ingrossato; inoltre, il trauma di un parto vaginale può indebolire lo sfintere e i circostanti muscoli del piano perineale: il risultato è quello di un’incontinenza da sforzo. Le modificazioni indotte dal parto possono anche danneggiare l’innervazione e i tessuti di supporto della vescica, causando un prolasso a livello vaginale: in questo caso, organi circostanti come la vescica, l’utero e il retto tendono a protrudere all’interno della vagina. Questi prolassi sono talvolta associati con l’incontinenza, che si può manifestare fin da subito dopo il parto, ma più spesso anche a distanza di anni.
Modificazioni indotte dall’invecchiamento La muscolatura vescicale invecchia in entrambi i sessi, portando a una perdita di elasticità che riduce la capacità di serbatoio e provoca l’insorgere di sintomi da iperattività; la situazione è peggiorata dalla coesistenza di una malattia vascolare diffusa (aterosclerosi). Le donne in menopausa producono meno ormoni estrogeni, che normalmente esercitano una funzione benefica sulla vescica e l’uretra la perdita di elasticità dell’uretra può in particolare ridurre le capacità di “tenuta”. Nella donna, ancora, un’incontinenza può manifestarsi dopo l’asportazione chirurgica dell’utero, in grado di alterare l’equilibrio degli organi del basso addome.
Malattie della prostata Nel maschio, tutte le malattie della ghiandola prostatica possono a un certo livello causare problemi vescicali tali da scatenare un’incontinenza. Questo accade raramente nelle forme infiammatorie (prostatite); più facilmente, nell’ingrossamento prostatico benigno dell’anziano, i disturbi raggiungono un’entità tale da causare un’incontinenza da urgenza, nei casi gravi, e addirittura da rigurgito nei casi gravissimi. Il tumore maligno della prostata in genere non dà disturbi urinari se non in fase molto avanzata, mentre l’incontinenza può essere conseguenza degli interventi che questa malattia impone (chirurgia o radioterapia).
Altre cause Più di rado, un’incontinenza può essere provocata da tumori vescicali in fase avanzata, calcoli all’interno della vescica, malattie neurologiche degenerative (sclerosi multipla, morbo di Parkinson, problemi neurovascolari) e tumori addominali che comprimano o infiltrino la vescica.
Chi è più a rischio di sviluppare un’incontinenza urinaria
Vista la molteplicità dei fattori scatenanti, non ci si può sorprendere se l’incontinenza urinaria è un fenomeno comune. Alcune situazioni, tuttavia, espongono maggiormente al rischio di sviluppare questo disturbo.
Sesso Le donne sono maggiormente soggette all’incontinenza da sforzo a causa delle gravidanze, dei parti, della menopausa e della loro stessa struttura anatomica, mentre gli uomini sono maggiormente a rischio di incontinenza da urgenza e da rigurgito a causa dei loro problemi di prostata.
Età Con l’invecchiamento, la muscolatura della vescica e quella dell’uretra perdono parte della loro forza, mentre si riduce l’elasticità e la funzione di serbatoio della vescica. Ciò non vuol dire che tutti gli anziani siano condannati all’incontinenza, anzi, questa situazione è da considerarsi patologica a qualsiasi età, tranne la prima infanzia.
Peso Il sovrappeso può esercitare una pressione addizionale sulla vescica e sulle strutture circostanti, indebolendole e procurando fughe di urina sotto i colpi di tosse o gli starnuti.
Fumo Una tosse cronica può causare episodi di incontinenza, o peggiorare situazioni che riconoscono altre cause, in quanto i colpi di tosse ripetuti mettono sotto tensione lo sfintere urinario. I fumatori accaniti, proprio per questo motivo, spesso manifestano un’incontinenza da sforzo; inoltre, i problemi di tipo vascolare cui possono essere soggetti li espongono al rischio di sviluppare un’iperattività vescicale.
Pratica di attività fisiche intenseAnche se non costituisce una causa primaria, certamente la pratica di un’attività sportiva intensa (corsa, tennis ecc.) può slatentizzare un’incontinenza da sforzo in donne peraltro asintomatiche.
Malattie Essere affetti da malattie renali o diabete aumenta il rischio di sviluppare un’incontinenza.
Diagnosi
Il primo passo è ovviamente un’attenta visita che il medico curante farà al paziente, il quale dovrà presentare il suo disturbo senza timore né imbarazzo. Il dottore, dal canto suo, interrogherà il paziente circa i sintomi e i precedenti sanitari. Le domande potranno essere: «Quanto spesso sentite il desiderio di urinare?», «Quando si manifestano le perdite?», «Avete difficoltà a svuotare la vescica?», «Vi sono altri sintomi che si associano con l’incontinenza?». Le risposte a queste domande aiuteranno il medico a determinare il tipo di incontinenza da cui si è affetti.
Seguirà ovviamente una visita che prenderà in particolare considerazione l’addome e i genitali. Il medico si informerà inoltre sulla presenza di infezioni urinarie e sulla qualità della funzione intestinale. A questa fase può seguire il consiglio di sottoporsi ad alcuni accertamenti.
Approfondimenti generali
- Diario vescicale: il medico chiederà di compilare per parecchi giorni consecutivi un meticoloso diario in cui devono essere indicati la quantità di liquidi introdotta, il numero e l’ora delle minzioni, il tipo di stimolo percepito, la quantità di urina prodotta in ogni minzione e nelle 24 ore. Questo diario può risultare noioso da compilare, ma riesce a fornire al medico informazioni di assoluta importanza.
- Esame delle urine, ricerca di batteri infettanti (urocoltura).
- Esami ematochimici.
Indagini specialistiche
Se la situazione lo richiede, il medico curante invierà il paziente in consulenza da uno specialista (cioè da un urologo): sarà cura di quest’altro consigliare o eseguire personalmente gli ulteriori accertamenti elencati di seguito.
- Misurazione dell’urina residua in vescica dopo una nomale minzione:
questa indagine dà al medico un’immediata idea delle difficoltà all’emissione dell’urina (disuria). La valutazione può essere diretta, con l’inserimento in vescica di un sottile catetere, ovvero indiretta con il ricorso all’ecografia. In genere, un residuo elevato può essere dovuto a una ostruzione a valle della vescica, oppure a un’incapacità della stessa a contrarsi in modo efficace. - Ecografia dell’addome.
- Test da sforzo: il medico chiede di tossire vigorosamente o di esercitare uno sforzo mentre osserva l’eventuale fuga di urina.
- Indagine urodinamica: si tratta di un esame piuttosto complesso, nel quale vengono misurati con opportuni strumenti alcuni parametri del basso apparato urinario durante le varie fasi della sua funzione.
- In particolare si rilevano le pressioni che si registrano in vescica durante le fasi di riempimento e svuotamento, nonché il flusso di urina durante la minzione. Si rileva altresì in quali momento si manifesti lo stimolo e l’eventuale fuga di urina.
- Cistografia: questo esame radiologico viene eseguito con il riempimento retrogrado della vescica e l’utilizzo di un mezzo di contrasto radiopaco.
- Cistoscopia: consiste in un’ispezione visiva diretta della vescica, da eseguirsi in anestesia.
Complicazioni
L’incontinenza può portare a una serie di complicazioni, sia a livello fisico sia comportamentale, tra cui le più frequenti sono elencate di seguito.
- Irritazioni cutanee: la macerazione causata dalla perdita di urina può portare ad arrossamenti, infezioni della pelle e vere e proprie piaghe.
- Infezioni delle vie urinarie: l’incontinenza può aumentare il rischio di infezione.
- Alterazioni nella vita attiva: l’incontinenza può portare alla riduzione della vita attiva e di relazione. Alcuni soggetti riducono l’attività fisica, smettono di frequentare occasioni sociali, addirittura si trattengono dal ridere per il timore di quello che potrebbe succedere, smettono del tutto di viaggiare o evitano di allontanarsi da aree in cui si conosce bene l’ubicazione dei servizi igienici.
- Alterazioni nella vita lavorativa: la necessità di urinare può condurre ad allontanarsi troppo spesso dalla postazione lavorativa, spezzando la concentrazione necessaria a svolgere le proprie attività in modo proficuo, oppure può indurre una continua stanchezza nelle ore diurne se i disturbi urinari ostacolano il sonno. Alterazioni nella vita sociale: questa è la sfera su cui l’incontinenza può esercitare i suoi effetti peggiori, per esempio se la propria famiglia non capisce o guarda con irritazione le frequenti visite ai servizi igienici del soggetto affetto da incontinenza, o se quest’ultimo cerca addirittura di evitare i rapporti sessuali per l’imbarazzo dovuto alla perdita di urina. Non è infrequente che all’incontinenza si associno ansia e depressione.
Trattamento
La buona notizia per chi ne è affetto è che l’incontinenza urinaria oggi non è più una condanna a vita: la maggior parte delle situazioni possono essere curate completamente o almeno controllate, specie se il trattamento viene intrapreso precocemente.
La cura dipende ovviamente dal tipo di diagnosi a cui si perviene al termine del percorso di studio, quindi dalla valutazione della gravità della situazione e delle cause scatenanti. Spesso è necessario combinare più tipi diversi di trattamento. La maggior parte dei pazienti può osservare un netto miglioramento dei propri sintomi.Le possibilità terapeutiche per l’incontinenza si possono comprendere in quattro categorie: tecniche comportamentali, farmaci, apparecchiature e interventi chirurgici; ovviamente si tende a consigliare per primi gli approcci meno invasivi, per cui è molto frequente iniziare sempre dalle tecniche comportamentali e passare ad altri tipi di terapia in caso di fallimento.
Il successo della terapia dipende in massima parte dalla correttezza della diagnosi. Sarà importante discutere con il medico tutte le complicazioni specifiche per ogni tipo di trattamento, ponendo domande ed esprimendo eventuali dubbi per aiutare a definire un trattamento il più personalizzato possibile.
Tecniche comportamentali
Questo approccio, unito a modificazioni nello stile di vita, può risultare efficace nel trattamento di alcuni tipi di incontinenza e, anzi, potrebbe rivelarsi l’unico trattamento necessario. Le tecniche comportamentali includono le procedure indicate di seguito.
- Esercizi dei muscoli del perineo (esercizi di Kegel): questo tipo di “fisioterapia attiva” tende a rinforzare lo sfintere urinario e i muscoli del pavimento pelvico (quelli che aiutano il controllo della continenza). Gli esercizi sono particolarmente efficaci per l’incontinenza da sforzo, ma possono risultare utili anche nelle forme da urgenza. Per esercitare questa muscolatura, bisogna immaginare di dover arrestare il flusso dell’urina attraverso l’uretra: occorre quindi contrarre i muscoli che si utilizzerebbero e contare fino a tre, rilassarsi contando di nuovo fino a tre e quindi ripetere, per esempio venti volte; è ovviamente possibile eseguire questi esercizi quasi ovunque. Può essere difficile sapere se si stanno contraendo i muscoli giusti e in modo corretto: in genere, se si percepisce un senso di sollevamento del perineo durante la contrazione, vuol dire che si stanno usando i muscoli corretti; gli uomini, inoltre, possono avvertire una certa retrazione del pene. Per controllare la correttezza dell’esercizio, è utile eseguirli davanti a uno specchio: i muscoli dell’addome, delle natiche e delle cosce non dovrebbero contrarsi se si è in grado di limitare la contrazione alle strutture del perineo. Un altro modo di essere certi della validità dell’esercizio consiste nell’inserire un dito nell’ano o nella vagina: così facendo, i muscoli di cui si avverte la contrazione sono sicuramente quelli del pavimento pelvico. In ogni caso, specie in una prima fase, è possibile eseguire gli esercizi sotto il controllo di un fisioterapista, il quale dispone anche di apparecchiature per il bio-feedback che aiutano a sviluppare la consapevolezza della contrazione dei muscoli corretti. Dopo parecchi mesi di questi esercizi si dovrebbe notare un miglioramento del controllo urinario. Contrarre i muscoli è ovviamente opportuno quando si avverte uno stimolo impellente, oppure mentre si tossisce o si starnutisce.
- Allenamento vescicale: può essere consigliato, da solo o in associazione con altre terapie, per controllare l’incontinenza da urgenza. Consiste nell’imparare a posporre la minzione dopo che se ne è avvertito lo stimolo urgente. Si può iniziare cercando di posticipare di 10 minuti ogni stimolo; i tempi possono essere in seguito gradualmente portati a 20 minuti. Quando si sente lo stimolo occorre rilassarsi, respirare lentamente e profondamente, oppure cercare di distrarsi facendo qualcosa di pratico. Lo scopo è quello di riuscire a urinare a intervalli fisiologici (tra le due e le quattro ore). Un altro aspetto dell’allenamento è praticare la minzione in due tempi, ovvero urinare, quindi attendere qualche minuto e cercare di farlo nuovamente, in modo da riuscire a svuotare meglio la propria vescica.
- Minzioni a orario: si tratta in questo caso di effettuare la minzione a orari fissi, piuttosto che alla comparsa dello stimolo. Generalmente, la tabella prevede di urinare una volta ogni 2-4 ore.
- Introduzione di cibi e bevande: in alcuni casi, con questi provvedimenti è già possibile ottenere sensibili risultati. L’eliminazione di alcolici e caffeina sarà indispensabile se questi sono in grado di scatenare l’incontinenza, e la stesso effetto si avrà con l’eliminazione dei cibi acidi, che tendono a irritare la vescica. In alcuni soggetti è sufficiente ridurre l’apporto di liquidi in serata. La riduzione del peso corporeo sarà sempre un provvedimento assai favorevole.
Farmaci
Spesso l’incontinenza urinaria viene corretta con l’aiuto di medicinali, che comunque vengono utilizzati parallelamente alle tecniche comportamentali. I farmaci più frequentemente utilizzati sono elencati di seguito.
- Anticolinergici, in grado di calmare una vescica iperattiva e quindi utili nelle forme da urgenza. Tra i più comuni oggi ci sono l’ossibutinina, la tolterodina e la solifenacina. L’effetto collaterale inevitabile e comune più o meno a tutti questi farmaci è la secchezza della bocca. Per far fronte a questo effetto si sarebbe tentati di bere di più, ma ciò potrebbe essere controproducente; si consiglia invece di masticare una gomma per aumentare la produzione di saliva. Sono a disposizione anche formulazioni “a lento rilascio”, che riducono in parte questo disturbo.
- Antidepressivi: di uso comune, in questa categoria, sono l’imipramina e la più recente duloxetina; scopo di questi farmaci è il rilassamento della muscolatura vescicale e l’aumento della contrazione dello sfintere.
- Antibiotici: sono ovviamente da impiegare se alla base dell’irritazione vescicale c’è un’infezione dimostrata; il successo del trattamento intrapreso è legato alla scelta dell’antibiotico, che deve essere il più possibile “mirato” sul germe sicuramente o verosimilmente in causa.
- Altri farmaci: le forme di incontinenza del maschio legate all’ingrossamento prostatico possono essere risolte dalle terapie mediche specifiche per questa patologia, per esempio farmaci che facilitano l’apertura del collo vescicale, alfa-litici (tamsulosina, alfuzosina ecc.) e la finasteride. Al momento non esiste invece alcuna terapia medica efficace e tollerabile in grado di aumentare direttamente la contrazione della muscolatura vescicale, laddove sarebbe necessario.
Stimolazioni elettriche
In questo tipo di terapia, la contrazione della muscolatura perineale viene evocata da stimolazioni elettriche mediate da elettrodi temporaneamente inseriti nel retto o nella vagina. Stimolazioni a bassa intensità possono essere efficaci sia per le forme da sforzo sia per quelle da urgenza, ma i tempi di miglioramento sono piuttosto lunghi. Questo tipo di approccio si riserva in genere alle gravi forme da urgenza, se l’approccio comportamentale e la terapia medica non hanno sortito risultati favorevoli. Altro tipo di stimolazione elettrica è quella effettuata tramite neuromodulatori impiantabili, che vanno a influire su strutture nervose ben precise a livello delle radici del midollo spinale. Anche questo approccio, molto complesso e super-specialistico, è limitato alle gravi forme di urgenza e in particolare alle situazioni di grave danno neurologico, resistente a qualsiasi altro intervento terapeutico.
Apparecchiature Sono compresi in questa categoria tutta una serie di presidi che, opportunamente utilizzati, possono contribuire a ridurre l’entità e gli effetti sociali dell’incontinenza: i più comuni sono i pessari, ovvero gli anelli vaginali che riducono “meccanicamente” un prolasso dell’utero, e gli inserti uretrali, utili nelle forme lievi per limitare le perdite da sforzo.
Possono essere compresi in questo gruppo anche gli assorbenti, disponibili in moltissime varietà per soddisfare le più varie esigenze; ovviamente sono da considerarsi utili nelle forme più lievi ed episodiche, ovvero nelle forme residuali dopo terapia, ma non possono certo rappresentare l’unica soluzione del problema come certa facile pubblicità potrebbe indurre a credere.
Interventi chirurgici In alcuni casi e su parere dello specialista può essere preso in considerazione il ricorso a un intervento chirurgico. Nella specialità urologica è noto quanto gli interventi per incontinenza siano quelli per i quali, nel tempo, sono state proposte il maggior numero di varianti (nell’ordine del centinaio), e questo dato indica come sia praticamente impossibile definire un intervento ideale, soprattutto in grado di garantire un risultato stabile nel tempo. Solo negli ultimi 10-15 anni, la disponibilità di dispositivi biocompatibili e impiantabili ha parzialmente unificato le tecniche chirurgiche, sebbene nuovi approcci e l’utilizzo di nuovi materiali continuino a essere proposti con frequenza.
I tipi di intervento oggi più comuni si possono classificare nei gruppi elencati di seguito.
- Occlusione parziale dell’uretra: si può ottenere con l’iniezione di particolari sostanze al di sotto della mucosa, in genere subito sotto il collo vescicale; restringendo il lume uretrale, teoricamente dovrebbero ridursi le fughe di urina. Intervento assai semplice e poco invasivo, ripetibile, raramente conduce però a risultati del tutto soddisfacenti e stabili.
- Sollevamento del collo vescicale: con questi interventi si cerca di ripristinare le condizioni di stabilità fisiologica delle strutture anatomiche. L’approccio oggi più comune è il passaggio di “fionde” (sling) di materiale sintetico sotto il primo tratto dell’uretra, che vanno a fissarsi laterosuperiormente ai tessuti circostanti in modo variabile a seconda della tecnica adottata. Intervento relativamente poco invasivo, effettuato per via vaginale, viene ormai eseguito anche in regime di ospedalizzazione diurna. Altri tipi di intervento chirurgico hanno indicazioni assolutamente particolari; altri ancora, molto diffusi in passato, sono eseguiti con sempre minor frequenza.
- Impianto di uno sfintere artificiale: lo sfintere artificiale è un apparecchio idraulico impiantabile, utilizzato oggi esclusivamente nel maschio, nelle gravi forme di incontinenza completa per motivi neurologici, traumatici o post-chirurgici. Si tratta comunque di un intervento di chirurgia iperspecialistico, in cui possono essere presenti una serie non indifferente di complicanze. [A.T., P.P., P.G.]