È vero che la Momo Challenge spinge i ragazzi al suicidio?

Imperversa sui social il tema della Momo Challenge, una sfida tra i giovani che porterebbe ad azioni molto pericolose, persino al suicidio. Ma è tutto falso



192963


di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers


Da settimane imperversa sui social il tema della Momo Challenge, una “sfida” diffusa tra i giovani di tutto il mondo che, secondo una miriade di fonti, si sarebbe diffusa via WhatsApp. Bambini e adolescenti entrerebbero in contatto con un utente di nome Momo per poi compiere una serie di azioni molto pericolose, come l’autolesionismo o addirittura il suicidio.

Si tratta di una totale falsità e – al pari del precedente fenomeno Blue Whale – ci si trova di fronte a un caso conclamato di panico morale: una paura collettiva completamente ingiustificata e spesso causata da una inaspettata diffusione di notizie distorte dai media a puro scopo sensazionalistico.

“Momo” è lo pseudonimo attribuito a una scultura di una ragazza dai lunghi capelli neri, un sorriso innaturale e dagli occhi così sporgenti da avere un aspetto inquietante e, allo stesso tempo, grottesco. Una sua particolare foto è associata a questa sfida fittizia denominata Momo Challenge. La scultura è stata creata nel 2016 dall’artista giapponese Keisuke Aiso ed era esposta a Tokyo.

Il 25 agosto 2016 un’utente di Instagram ha postato la famigerata fotografia delle scultura. Nei giorni successivi la foto ha iniziato a essere ripostata sui social network utilizzati prevalentemente da persone di madrelingua spagnola. È stato allora che si è iniziato a parlare di Momo Challenge: la terribile catena di messaggi WhatsApp che spingono i giovani al suicidio.

Nell’estate 2018 moltissimi utenti di social network avevano già chiarito che la Momo Challenge non era altro che una – pessima e poco verosimile – leggenda. In maniera inaspettata, il 25 luglio 2018 il Buenos Aires Times ha riportato che la polizia argentina stava indagando sul possibile legame tra la Momo Challenge e il suicidio di una ragazza 12enne. La notizia è stata ripresa da Fox News che, il 2 agosto, ha lanciato l’allarme verso questo fenomeno tra i giovani.

In questo modo, nel giro di pochi giorni, la Momo Challenge ha iniziato a farsi conoscere in tutto il mondo. Mese dopo mese, la bufala si è “spenta” fino a tornare in auge poche settimane fa. Il 25 febbraio il sito scozzese The Herald ha postato la notizia che Lyn Dixon, una madre di Edimburgo, sosteneva che suo figlio avesse ricevuto un messaggio con l’immagine di Momo e con l’invito a infliggersi una ferita. Da quel momento i pericoli della Momo Challenge hanno ricominciato a farsi strada di nuovo, generando così una seconda ondata di panico morale in tutto il mondo. Molti portali ufficiali di forze dell’ordine hanno addirittura diffuso allerte rivolte ai genitori e linee guida su come porsi dinanzi a questa subdola minaccia.

Le smentite sono arrivate immediatamente. Non c’è e non c’è mai stata alcuna Momo Challenge e nessun giovane si è ucciso seguendo i dettami della sorridente Momo. In un’intervista rilasciata a The Sun il 3 marzo scorso, l’autore di Momo, Keisuke Aiso, ha dichiarato che aveva distrutto la statua e che si sente in qualche modo responsabile ma, allo stesso tempo, del tutto impotente davanti al susseguirsi degli eventi.


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Articolo pubblicato sul n° 14 di Starbene in edicolca dal 19 marzo 2019



Leggi anche

È vero che la vitamina D cura L'Alzheimer?

È vero che il miele riscaldato è tossico?

È vero che a New York si può abortire al nono mese?

È vero che se bevi un frullato di limone, zenzero e cetriolo dimagrisci?

È vero che la mina dei lapis protegge dalle radiazioni?

È vero che una patata nei calzini cura l'influenza?

È vero che i test di gravidanza si possono preparare a casa?

È vero che una bambina è guarita dal tumore per miracolo?

È vero che le uova salvano i cani dagli avvelenamenti?

È vero che con il test del cucchiaino scopri come stai?