È vero che il miele riscaldato è tossico?

Sui social gira una fake news secondo cui il miele scaldato può essere tossico per l’essere umano. Leggi qui per scoprire da cosa nasce la diceria



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di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers

Il miele è il più antico dolcificante naturale che conosciamo. Si tratta di una soluzione molto densa di zuccheri (i principali sono fruttosio e glucosio) e acqua; più una piccola quantità di altre sostanze che rendono particolare il suo sapore (pensiamo alla differenza tra il miele d’acacia e quello di castagno, ad esempio).

Da tempo, addirittura prima dell’avvento di internet, viene rilanciata la notizia secondo cui il miele, se riscaldato, potrebbe diventare tossico e nocivo per l’essere umano.

Ancora oggi continua a essere diffuso il messaggio che il consumo di miele cotto comunque aggiunto a liquidi caldi dalla temperatura superiore ai 40 C° sia dannoso: il miele scaldato diventerebbe come una colla e aderirebbe alle mucose del tratto digestivo producendo tossine. Dovremo quindi rinunciare ad aggiungere il miele nelle nostre tisane o ricette? Certo che no!

Non c’è alcuna evidenza scientifica che testimoni il fatto che il miele riscaldato sia dannoso. Gli unici studi che millantano questa ipotesi sono fallaci e, in genere, pubblicati su portali che non sono considerati autorevoli.

Consideriamo innanzitutto gli indizi “storici”: per millenni gli esseri umani di qualsiasi parte del mondo hanno utilizzato il miele in tisane e ricette calde senza mai manifestare problemi di salute a esso correlati. In secondo luogo, una consistente percentuale del miele che troviamo in commercio è già stata “scaldata” dato che ha subito un processo di pastorizzazione (tra i 75 e gli 85 C°): curioso che nessuno abbia mai riportato qualche effetto avverso in tutti questi anni.

Per ultime, le “evidenze” di tossicità riscontrate in alcuni studi ayurvedici riguardano la formazione, nel miele scaldato, di idrossimetilfurfurale (HMF): un prodotto di disidratazione del fruttosio la cui quantità può servire per capire lo stato di conservazione del miele e che può essere dannoso per le api.

Anche in questo caso si tratta di proclami che suscitano la più classica delle chemofobie (la paura che tutte le “sostanze chimiche” siano dannose e nocive). In una fetta di pane tostato si riscontra una quantità di idrossimetilfurfurale nettamente superiore e, in ogni caso, non ci sono indizi di una sua pericolosità per la salute umana.

Ancora oggi, grazie al lavoro delle api, possiamo goderci senza preoccupazione tutto il gusto di una tazza di tè dolcificato con un bel cucchiaio del nostro miele preferito.



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