Liposuzione alimentare: funziona davvero?

Questa dieta promette di ridurre solo il grasso senza patire la fame. Ecco come



Si chiama liposuzione alimentare. È un nuovo schema dietetico molto in voga nei centri dimagranti, mirato a ridurre il tessuto adiposo (massa grassa) senza intaccare quello muscolare (massa magra). Promette di sconfiggere i cuscinetti di grasso resistenti a ogni trattamento. E di far perdere peso in maniera graduale e armonica, senza sentirsi giù di tono e senza i morsi della fame.


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Su che cosa si basa

 

«Per tre settimane si segue una dieta in cui la percentuale di carboidrati è inferiore al 5% dell’apporto energetico giornaliero», spiega la dottoressa Silvia Barrucco, medico chirurgo nutrizionista a Roma. «Anche se a prima vista può sembrare la solita dieta iperproteica, in realtà si tratta di un programma normoproteico perché l’introito di proteine rispetta rigorosamente i Larn, i livelli di assunzione raccomandati dalla Società Italiana di Nutrizione UmanaIn pratica, 1,2 grammi di proteine per chilo corporeo nella donna e 1,5 grammi per chilo nell’uomo».

Il bilancio proteico è corretto: nulla di meno o di più di quanto serve per sentirsi in forma e svolgere la propria attività fisica preferita. A essere altamente penalizzati, invece, sono gli zuccheri semplici e complessi. Fatto che obbliga il tuo organismo a intaccare i grassi di deposito per produrre energia.

Perché l’appetito è sotto controllo


Sembra impossibile privarsi per 21 giorni di pane, pasta, pizza, biscotti, zucchero, marmellate, miele e persino della frutta. In realtà tenere bassa l’insulina (l’ormone che regola il metabolismo glucidico) è il modo più semplice e naturale per smorzare l’appetito. «Se in ufficio avvertiamo un languorino, parte la spedizione alla macchinetta alla ricerca di qualche snack. In realtà sono proprio i picchi insulinici ad alimentare il senso della fame. Che lì per lì si placa, soddisfatta dal crackers o dalla barretta, ma appena la glicemia si rialza l’appetito torna più di  prima», spiega il dottor Sergio Noviello, specialista in microchirurgia e chirurgia sperimentale, direttore dell’équipe medica di Milano Estetica. «La liposuzione alimentare serve proprio a questo: a spegnere la fame evitando l’effetto yo-yo della glicemia e dell’insulina».


Il secondo obiettivo è quello di privilegiare alimenti che stimolino la produzione di gh (growth hormone), l’ormone della crescita. «Il suo picco è intorno ai 20 anni, momento in cui il nostro motore metabolico gira al massimo. Tant’è che è molto più facile dimagrire da giovani», spiega Silvia Barrucco. «La bella notizia è che diversi studi dimostrano come alcuni alimenti (in particolare il pesce) possano stimolare la produzione endogena di gh, dando una sferzata al nostro metabolismo e regalandogli un po’ di sprint. Specie se la dieta è supportata da specifici integratori (vedi box sopra) che riattivano la sintesi degli ormoni amici della linea».

Perché si perde solo massa grassa

 

Quindi, se pesi 65 chili per un 1,60 m di altezza dovrai introdurre circa 77 g di proteine al giorno (1,2 per 65). Seguendo senza sgarrare lo schema di liposuzione alimentare, l’ago della bilancia segnerà, in tre settimane, circa 58 chili, pari al 10% in meno del peso iniziale. E il bello è che perderai solo adipe.


«Uno studio condotto su 140 donne presentato al Cibus di Parma nel 2013 ha valutato, con l’esame empedenziometrico, il rapporto tra massa grassa e massa magra all’inizio e alla fine della dieta», prosegue Barrucco. «Si è visto che la perdita muscolare era pari allo 0,1% del totale del peso corporeo, mentre quasi tutti i chili persi erano associati a una riduzione importante di massa grassa».


Niente più rotolini, quindi, e una linea più tonica e scattante. Segno che l’obiettivo di colpire selettivamente il grasso (e soltanto quello) è stato centrato.

Per chi non è indicata

 

> «Essendo una strategia alimentare limitata a cicli di 21 giorni, ripetibili dopo un mese di sospensione, la liposuzione alimentare è indicata per tutti tranne per coloro che soffrono di gotta, insufficienza epatica o renale», spiega il dottor Sergio Noviello.

> «Inoltre, è controindicata durante la gravidanza e l’allattamento».

> «Vietata anche a chi cura il diabete di primo o secondo tipo assumendo farmaci ipoglicemizzanti. Il drastico taglio degli zuccheri, infatti, è incompatibile con tali molecole. Altrimenti, si rischia una crisi ipoglicemica».

 

Cosa c’è nelle bustine di Amin 21k?


La liposuzione alimentare prevede l’assunzione di 3 bustine al giorno (a colazione, a metà mattina e al pomeriggio) di Amin 21 k per incrementare la sintesi del gh e non avvertire lo stimolo della fame. «Contengono aminoacidi ad alto valore biologico e nutrizionale, come la lisina, l’arginina, il triptofano e l’acido pantotenico. Questo poker aminoacidico, estratto dal latte, è indicato anche a chi è intollerante perché totalmente deprivato del lattosio, il suo zucchero naturale». Agendo in sinergia, questi mattoncini proteici innescano la chetogenesi,cioè l’aggressione del tessuto adiposo a scopi energetici.

La dieta tipo (da non seguire in autonomia)

 

> COLAZIONE

Una bustina di Amin 21 k oppure due uova sode senza tuorlo. 

> SPUNTINO

una bustina di Amin 21 k. 

> PRANZO E CENA

150 g di pollo, tacchino o carne rossa. Oppure 200 g di polpo, salmone, calamari, seppie, merluzzo, nasello, sogliola, cernia, alici, dentice, sarago, sgombro, triglia, tonno fresco, platessa, halibut o crostacei. Verdura cruda o cotta a volontà, tranne le carote, i pomodori e i peperoni. 

> MERENDA

una bustina di Amin 21 k.

 > CENA

Carne o pesce come a pranzo, insieme a verdure a volontà. 

> CONDIMENTI AMMESSI

Un cucchiaino a pasto di olio extravergine di oliva, eventualmente insieme a un cucchiaio di aceto (di vino o di mele) o di succo di limone fresco. Sale e pepe a piacere. Aromi, spezie ed erbe fini a volontà.

 > BEVANDE

Acqua liscia o gassata, caffé normale o decaffeinato, caffé d’orzo, the verde o nero, tisane di ogni tipo. L’importante è che le bevande calde non siano zuccherate, neppure con i dolcificanti artificiali.

Articolo pubblicato sul n.46 di Starbene in edicola dal 3/11/2015


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