Non abbiamo abbastanza vitamina D. Una realtà che emerge dai periodici check-up prescritti a bambini, adulti (soprattutto donne alla soglia della menopausa) e anziani. E che è stata confermata dallo studio della professoressa Magda Scarpellini, primario di reumatologia dell’Ospedale Fornaroli di Magenta (MI), che ha dosato i livelli di vitamina D nel sangue di 200 pazienti di diversa età. Risultato? Ben il 60% non ne aveva a sufficienza (sotto i 30 ng/litro) e circa il 30% presentava una vera e propria ipovitaminosi, cioè un deficit marcato (sotto i 20 ng/litro). Un dato importante, perché la carenza di questa sostanza non è più associata solo a patologie ossee. La vitamina D fa bene anche ai muscoli e al cervello. Combatte l’obesità, il diabete, il declino cognitivo e, secondo le ultime evidenze dell’American Cancer Society, ha un’azione antitumorale. Ecco perché non deve mancare nelle tre fasi della vita: infanzia, età adulta e anni azzurri.
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PER I BAMBINI
Racchiude il segreto della crescita
Servono davvero le gocce di vitamina D che vengono date ai neonati? «Assolutamente sì», risponde la professoressa Natasha Diorgi, docente di pediatria all’Università di Genova-Ospedale Gaslini. «Le linee guida internazionali raccomandano l’integrazione quotidiana di 500 U.I. (unità internazionali) fino al compimento del primo anno di vita».
Favorisce lo sviluppo dello scheletro
«Nei primi 12 mesi di vita l’apparato osseo del bambino ha una velocità di crescita rapidissima, che non si riscontra in nessun altro periodo e ha quindi bisogno di un piccolo aiuto. Bastano poche gocce di colecalciferolo, la forma “basic” della vitamina D, meno pesante per i reni, che viene poi attivata dall’organismo». Dopo l’anno, invece, è sufficiente seguire una dieta in cui non manchino pesce (apporta 650 U.I. per etto), latticini (i formaggi a pasta dura o molle forniscono 40 U.I. ogni 100 g) e uova (350 U.I. per 100 g).
Dato che i livelli raccomandati fino a 18 anni sono 500 U.I. al giorno, è evidente che non è difficile coprire il fabbisogno con un’alimentazione corretta. «L’esposizione al sole è utile per fare scorta di vitamina D, che viene prodotta dalla pelle sotto lo stimolo delle radiazioni ultraviolette », dice la professoressa Diorgi. Appena possibile, facciamo giocare i bambini all’aria aperta o portiamoli fuori per 20 minuti al giorno nella bella stagione, lasciando scoperti viso, gambe e braccia.
Aiuta a controllare il peso
Uno studio italiano presentato a Praga lo scorso maggio al Congresso Europeo sull’Obesità Eco 2015, ha dimostrato come i bambini obesi o in sovrappeso siano carenti di vitamina D e che una sua integrazione sia utile per sbarazzarsi dei chili di troppo.
IN MENOPAUSA
È un’alleata delle ossa e della linea
«Faccio sempre dosare la vitamina D quando si entra in menopausa. E nel 50% dei casi scopro una carenza», premette la professoressa Rossella Nappi, docente di ostetricia e ginecologia all’Università di Pavia e responsabile dell’Ambulatorio della Menopausa del Policlinico San Matteo. «Sono gli estrogeni, infatti, che regolano il meccanismo che consente alla vitamina D di far assorbire il calcio a livello intestinale e quando crollano è facile che si abbiano problemi».
Combatte l’osteoporosi
«Se si hanno livelli di vitamina D inferiori ai 30 ng/litro, è importante assumere un supplemento di almeno 800 U.I. al giorno», dice l’esperta. Per chi preferisce la monosomministrazione, esistono anche formule da 10.000 U.I., da prendere una volta alla settimana, e da 25.000 U.I., da assumere ogni 15 giorni. Si fa la cura per sei mesi e poi si rivaluta con un nuovo dosaggio sul sangue.
Previene il diabete
«Dopo i 50 anni, il tipo 2 (alimentare) insorge frequentemente», prosegue la professoressa Nappi. Ricercatori dell’Università di Malaga (Spagna) lo scorso febbraio hanno pubblicato su Endocrine Society’s Journal of Endocrinology and Metabolism uno studio che mostra come bassi livelli di vitamina D siano associati a una maggiore incidenza di diabete (è noto che la molecola migliora il profilo metabolico e la sensibilità all’insulina). «Insieme a una dieta tesa a ridurre il grasso addominale, la vitamina D contribuisce a combattere l’iperinsulinemia e la sintesi di ormoni negativi per la salute del seno (quindi fornisce un utile assist contro il tumore mammario)». Teoricamente basterebbe esporsi al sole per migliorare il quadro metabolico grazie alla vitamina D. Ma si sa che il timore del photoaging spinge a usare filtri solari che impediscono agli Uv di stimolare la pelle. Per cui, ben vengano le integrazioni.
DOPO I 65 ANNI
Combatte ogni forma di debolezza
«La chiamano “sindrome del frigorifero vuoto”. Colpisce gli anziani rimasti soli che non hanno voglia di cucinare e che spesso cenano con avanzi o biscotti. È importante invece che mangino cibi ricchi di calcio, per contrastare la perdita di massa ossea. Ma la vera assente dalla dieta azzurra è la vitamina D», esordisce il professor Niccolò Marchionni, docente di geriatria all’Università di Firenze-Ospedale Careggi.
Rinforza la muscolatura
«La vitamina D forma le fibre bianche coinvolte nella forza, nell’equilibrio e nella resistenza agli sforzi. Tant’è che il deficit di questa sostanza negli anziani si traduce immediatamente in debolezza, stanchezza, passo lento e maggior rischio di cadute (e di fratture)», spiega l’esperto. Purtroppo, a quest’età esporsi al sole 20 minuti al giorno non basta. La pelle, infatti, diventa meno efficiente nel convertire la forma inattiva della vitamina, il colecalciferolo, nella sua forma attiva, il calcitriolo. Ecco perché è necessaria un’integrazione per bocca (1400 U.I. al giorno), specie se non si consumano abitualmente pesce azzurro, uova, burro e formaggi, preziose fonti della supervitamina. Quanto al calcio, per assicurarsi un buon apporto (a quest’età servono 1200 mg al giorno) è sufficiente bere un bicchiere di latte e mangiare due cucchiai di parmigiano grattugiato.
Protegge la mente
Ricercatori dell’University of Exeter Medical School (Gran Bretagna) hanno monitorato per 6 anni 1600 volontari over 65 e hanno visto che chi aveva bassi livelli di vitamina D presentava un rischio superiore del 53% di morbo di Alzheimer, che saliva al 125% in caso di marcata ipovitaminosi. «La vitamina D mantiene alta la dopamina e l’acetilcolina, due neurotrasmettitori fondamentali per prevenire i deficit cognitivi, e contribuisce all’eliminazione delle sostanze tossiche che si formano tra i neuroni», spiega l’esperto. Tiene lontani i tumori «È anche un potente antinfiammatorio naturale. E si sa che l’infiammazione cronica è l’anticamera di qualsiasi forma di cancro», afferma il professor Marchionni.
Hai una carenza?
Te lo dice il test della sedia
Si chiama Five Chair Standing ed è un test, messo a punto qualche anno fa da Jack Guralnik, del National Institute of Aging dell’Università di Baltimora, che serve a misurare la forza muscolare legata alla vitamina D. «Si fa sedere una persona su una sedia priva di braccioli e le si chiede di alzarsi e sedersi 5 volte a braccia conserte, senza appoggiarsi», spiega il professor Niccolò Marchionni. «Un giovane impiega 30 secondi. Un anziano sicuramente di più. Ma se il tempo di esecuzione si protrae oltre i due minuti, vuol dire che mancano forza muscolare, scatto e agilità. Tutti sintomi di una carenza di vitamina D».
Articolo pubblicato sul n. 30 Starbene del 14/07/2015