Mal di schiena: quando serve l’osteopata

Dopo una caduta, in gravidanza, a seguito di un intervento chirurgico: ecco quando l’intervento dell’osteopata può essere prezioso contro il mal di schiena



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Ormai è abbastanza comune rivolgersi all’osteopata per un mal di schiena che non passa. Ed è un bene: una ricerca realizzata al reparto di ortopedia dell’Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo (Milano) ha dimostrato che una serie di manipolazioni aiuta a curare la lombalgia cronica. «Ci sono però molte altre situazioni e fasi della vita in cui l’intervento dell’osteopata si dimostra prezioso», puntualizza Filip Dudal, osteopata alla Still Osteopathic Clinics di Bergamo. Sottoporsi a un trattamento osteopatico allora è importante perché serve ad accelerare la guarigione e a prevenire futuri disturbi. L’osteopatia, infatti, stimola le forze di autoguarigione del corpo.


Dopo una caduta o un incidente

Hai avuto un colpo di frusta, o cadendo ti sei procurata una distorsione. E già pensi ai giorni che dovrai stare bloccata. «Ma con qualche seduta dall’osteopata il recupero è molto più veloce», spiega il dottor Dudal. «Dopo un trauma acuto il corpo crea il suo “gesso” e irrigidisce la zona per metterla a riposo», spiega il dottor Dudal. «Con tecniche avanzate, molto delicate e indolori, si sciolgono le contratture. Si interviene anche a distanza, sui muscoli di spalle e schiena nel caso del colpo di frusta, e successivamente sulle articolazioni e la struttura scheletrica per riequilibrare la postura».

Cinque o sei sedute di solito sono sufficienti per guarire, ma il dolore si attenua già dalla prima volta. Prima ci si fa vedere dall’osteopata meglio è, perché nel tempo i blocchi diventano cronici e possono comparire disturbi anche a distanza di mesi. Vale la pena fissare un appuntamento dall’osteopata anche per incidenti che sembrano senza importanza, come una caduta sul sedere: può comportare un trauma del coccige, osso molto importante per l’equilibrio del bacino.


In gravidanza

Nei nove mesi di attesa il corpo della futura mamma cambia in continuazione per adattarsi alla crescita del bimbo. «E a volte le conseguenze sono mal di schiena, dolori intercostali, pubalgie, sciatiche», prosegue Dudal. Spesso però questi disturbi dipendono da squilibri precedenti, come scoliosi o blocchi lombari. «È importante allora correggerli fin dall’inizio della gravidanza».

Di solito gli osteopati seguono le mamme con visite periodiche ogni due-tre mesi per controllare la postura e la mobilità delle articolazioni. Poi, in prossimità del parto, intervengono con manovre di sblocco e allungamento muscolare per favorire l’apertura del bacino e l’agilità. «E, se i piccoli si presentano in posizione podalica, sono anche in grado di farli girare. Nel dopoparto prolassi e incontinenze sono guai abbastanza frequenti», precisa Dudal. In questo caso si interviene con manipolazioni viscerali sulle parti molli dell’addome, in modo da riportare gli organi nella corretta posizione e rinforzare la muscolatura perineale.

Infine, anche il bebè trae vantaggio dall’osteopatia. Un check up subito dopo la nascita serve per individuare e correggere impercettibili spostamenti delle ossa del cranio che possono causare problemi come difficoltà di suzione, otiti, insonnia.


Dopo un intervento chirurgico

Uno dei principi dell’osteopatia è la “regola dell’arteria”. «In pratica, il flusso sanguigno non deve essere interrotto, altrimenti i tessuti soffrono. Quando accade, per esempio per un intervento chirurgico, l’osteopata interviene per decongestionare e favorire la ripresa della circolazione sanguigna e linfatica nella zona», dice l’esperto.

Le manipolazioni accelerano i tempi di recupero, e migliorano anche la funzionalità degli organi interni», dice l’esperto. Le sedute sono utili sia nel caso di interventi ortopedici sia in quelli viscerali, come asportazioni di calcoli biliari, isterectomie, cisti ovariche. Naturalmente i trattamenti osteopatici vanno decisi in accordo con il chirurgo, e si possono iniziare da pochi giorni ad alcuni mesi dopo. L’osteopatia offre anche una soluzione valida per le aderenze, cicatrici imperfette che si formano in seguito a infezioni postoperatorie. Si sciolgono con speciali tecniche di manipolazione viscerale e l’uso di particolari ganci, chiamati tenofibrolisi.


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