di Cinzia Testa
Un chilo e trecento grammi di batteri, 100 mila miliardi di cellule. Vi presentiamo il microbiota. C’è chi l’ha paragonato a una vera e propria città, presente nell’intestino, popolata da diversi ceppi batterici che, come in tutte le comunità, si suddividono tra buoni e potenzialmente dannosi.
L’alterazione di questo equilibrio, chiamata disbiosi, può, infatti, essere la ragione di una vasta gamma di disturbi, a seconda della famiglia di batteri alterata.
dicembre 2016
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SE SOFFRI DI DEPRESSIONE
«Non si contano più gli studi sul microbiota e le conferme su quanto sia cruciale per la salute umana», interviene Massimo Cocchi, direttore dell’Istituto Paolo Sotgiu per la ricerca in psichiatria e cardiologia quantitativa e quantistica dell’Universita LUdeS HEI di Malta.
«Sappiamo ormai con certezza che la disbiosi non provoca solo disturbi a livello intestinale, ma può ripercuotersi anche sul sistema nervoso centrale. Perché tra intestino e cervello c’è una fitta rete di connessioni. Stiamo avendo proprio ora i primi risultati importanti in questo ambito: i pazienti con depressione maggiore, abbiamo visto dalle ricerche, hanno il microbiota alterato rispetto a chi non ha questo disturbo».
Ma non solo. I primi dati di altre ricerche stanno dimostrando che se i farmaci antidepressivi non agiscono per tutti allo stesso modo, è colpa della disbiosi. La soluzione è allo studio, ma sembra che attraverso la “ricostruzione” del giusto equilibrio tra i batteri, si arrivi anche a una migliore efficacia di questi medicinali.
SE HAI LA STEATOSI ALCOLICA
Riequilibrare il microbiota potrebbe essere anche la soluzione giusta per risolvere la steatosi epatica alcolica, una malattia del fegato caratteristica di chi beve sempre in modo eccessivo alcolici. A dimostrarlo è una ricerca appena pubblicata su Clinical and Translational Gastroenterology: dimostra che il Lactobacillus fermentum è in grado di “spegnere” la via di infiammazione dell’asse intestino, fegato e cervello in chi abusa di alcol.
E per provarlo nella pratica, ora è in corso uno studio che coinvolge diversi centri italiani. «Alle cure tradizionali per questa malattia abbiamo affiancato una terapia con probiotici mirati», interviene Marcello Romeo, professore in Medicina Sperimentale e Molecolare presso il Dipartimento di Biomedicina e Neuroscienze dell’Università degli Studi di Palermo. «I risultati già si vedono. I pazienti che seguono il duplice trattamento presentano miglioramenti considerevoli».
SE ASPETTI UN BIMBO E ALLATTI
Forse non è del tutto sbagliato affermare che il microbiota inizia a formarsi subito dopo il concepimento. Durante la gravidanza, infatti, il destino della popolazione di batteri del piccolo è nelle mani della mamma. «La gravidanza è un momento-chiave», interviene Ted Dinan, professore di Psichiatria presso l’irlandese University College di Cork e autore di studi sul microbiota.
«Diverse ricerche hanno dimostrato che se la mamma segue uno stile di vita sano e limita il più possibile l’uso di antibiotici, trasmette al feto un buon corredo per l’impostazione di un microbiota in equilibrio».
Lo stesso accade durante il parto e l’allattamento. «Ci sono tutt’ora ricerche in corso perché si tratta di una tematica complessa», aggiunge l’esperto americano. «Sappiamo comunque che il parto naturale, il contatto diretto subito dopo la nascita e l’allattamento al seno potrebbero promuovere lo sviluppo sano del microbiota nel bambino».
E non solo. Queste conoscenze più approfondire su microbiota e allattamento spiegherebbero anche come mai i bambini allattati al seno hanno minori probabilità di soffrire, per esempio, di allergie e di asma. A provarlo è anche un articolo pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology. Il latte materno nei primi giorni di vita, è riportato, sarebbe in grado di modulare la composizione del microbiota intestinale dei neonati e promuovere lo sviluppo del loro sistema immunitario.
COSA FARE PER RIEQUILIBRARE IL MICROBIOTA
Non rimane, quindi, che iniziare a coccolare il nostro microbiota, per far sì che rimanga in buona salute. Sì allora a seguire uno stile di vita sano, a partire da una alimentazione il più possibile ricca di cibi integrali, verdura, frutta, legumi e povera di proteine animali.
Occhio però anche a leggere bene le etichette dei prodotti confezionati. Uno studio dell’americana Georgia State University, pubblicato recentemente su Cancer Research, ha visto per esempio che gli emulsionanti, fra i più comuni additivi alimentari usati nella grande distribuzione per migliorare la conservazione del cibo, potrebbero alterare gli equilibri del microbiota intestinale e provocare dannose infiammazioni.
ATTENZIONE AI FARMACI
Certo, quando sono necessari vanno assunti, ma dei farmaci non bisogna abusarne. A partire dagli inibitori della pompa protonica. Questi medicinali, prescritti in caso di reflusso gastroesofageo, vengono molte volte presi a sproposito e talvolta anche per anni. Mettendo a repentaglio gli equilibri dei batteri intestinali. Massima prudenza anche con le cure antibiotiche, a partire dai primi anni di vita.
Secondo recenti studi americani, da approfondire, i bambini sottoposti a ripetuti cicli di antibiotici nei primi anni di età mostrano una riduzione nella biodiversità dei microbi e l’attivazione temporanea di geni legati all’antibiotico-resistenza.