Menopausa e calo della memoria: quale legame e cosa fare
Non è solo una questione di ormoni e vampate: la menopausa può influire anche sulla memoria e sulla concentrazione, rendendo la mente più “nebbiosa”. Ma dietro questo fenomeno ci sono spiegazioni scientifiche e, soprattutto, tante strategie per ritrovare lucidità ed energia
Arriva un momento, nella vita di ogni donna, in cui qualcosa cambia. Il corpo si trasforma, il ritmo biologico rallenta e, spesso, anche la mente sembra perdere un po’ della sua brillantezza. Può succedere di dimenticare dove si sono lasciate le chiavi, di fare più fatica a concentrarsi su una conversazione o di perdere il filo di un discorso che un tempo sarebbe stato semplice da seguire. Molte donne descrivono questa sensazione come una sorta di nebbia mentale che avvolge la quotidianità, un piccolo fastidio che può diventare fonte di ansia e frustrazione. Ma è davvero la menopausa a influire sulla memoria e sulle capacità cognitive?
Gli ormoni che proteggono la mente
Durante la vita fertile, gli ormoni femminili prodotti dalle ovaie – in particolare estradiolo e progesterone – non regolano soltanto il ciclo mestruale, ma agiscono anche sul cervello. In particolare, l’estradiolo è un alleato prezioso della memoria: migliora la comunicazione tra le cellule nervose, favorisce la concentrazione e stimola la produzione di sostanze che proteggono i neuroni.
«Con l’arrivo della menopausa, la produzione di questi ormoni cala bruscamente», spiega il professor Costantino Di Carlo, presidente della Società italiana menopausa.
«Il cervello si trova improvvisamente senza una delle sue fonti di "energia cognitiva". È allora che molte donne iniziano a notare piccole difficoltà: ricordare un nome, gestire più compiti contemporaneamente, mantenere l’attenzione su un’attività per lungo tempo. Non si tratta di un problema psicologico, ma di un vero e proprio effetto fisiologico della carenza ormonale sul sistema nervoso».
Il legame tra estrogeni e malattie neurodegenerative
Oltre a migliorare la memoria, gli estrogeni hanno anche un effetto protettivo sulle strutture cerebrali. Numerosi studi hanno mostrato che queste sostanze contribuiscono a mantenere in salute le aree del cervello coinvolte nell’apprendimento e nella concentrazione. «Ecco perché, dopo la menopausa, le donne presentano un rischio leggermente più elevato di sviluppare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o il Parkinson rispetto agli uomini», ammette il professor Di Carlo.
Si tratta ovviamente di un rischio relativo, che non riguarda tutte allo stesso modo, ma che evidenzia quanto il cervello femminile sia sensibile agli ormoni.
«La stessa vulnerabilità si riscontra nelle donne che affrontano una menopausa precoce, cioè prima dei 40 anni», evidenzia l’esperto. «Una riduzione prolungata degli estrogeni può anticipare alcune fragilità cognitive, se non adeguatamente gestita».
Quando le vampate dicono qualcosa di più
Non tutte le menopause sono uguali. Alcune donne attraversano questa fase con pochi disturbi, mentre per altre si tratta di un periodo più complesso, segnato da vampate di calore, insonnia, irritabilità e sbalzi d’umore.
«La gravità dei disturbi vasomotori, come le vampate, può offrire un’indicazione di quanto il cervello stia risentendo del cambiamento ormonale», spiega il professor Di Carlo. «Le ricerche più recenti mostrano, infatti, che chi sperimenta vampate più intense e frequenti tende ad avere un rischio maggiore di sviluppare difficoltà cognitive negli anni successivi».
Non è ancora chiaro se siano le vampate a contribuire direttamente a questi cambiamenti o se rappresentino semplicemente un segnale della stessa vulnerabilità biologica. In ogni caso, il messaggio è chiaro: prendersi cura del proprio equilibrio ormonale e gestire i sintomi della menopausa significa anche proteggere la salute del cervello.
Menopausa, il ruolo di sonno e stress
Un altro protagonista spesso sottovalutato è il sonno. Dormire male o svegliarsi più volte durante la notte a causa del caldo ha un impatto diretto sulla memoria e sulla capacità di concentrazione. La mancanza di un sonno profondo riduce la possibilità del cervello di “ripulirsi” dalle scorie metaboliche e di consolidare le informazioni apprese durante il giorno. Non sorprende, quindi, che al mattino ci si senta più confuse, irritabili e prive di energie.
A complicare ulteriormente il quadro interviene lo stress. La menopausa coincide spesso con un periodo di grandi trasformazioni personali e familiari: figli che diventano indipendenti, genitori anziani da accudire, cambiamenti professionali o il pensionamento, fino alla necessità di ridefinire la propria identità.
«In questo contesto, imparare a “lasciare andare”, a non farsi travolgere da ogni preoccupazione, diventa una vera medicina per la mente», sottolinea l’esperto. «Ridurre le fonti di tensione, ritagliarsi momenti di relax e riscoprire passioni dimenticate sono strategie preziose per mantenere viva la memoria e preservare l’equilibrio emotivo».
Stile di vita: la medicina più efficace
Quest’anno la Società Internazionale della Menopausa dedica la Giornata Mondiale del 18 ottobre al tema della medicina dello stile di vita, sottolineando come le abitudini quotidiane possano diventare il vero “farmaco” per il cervello femminile.
Un’alimentazione equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e grassi buoni, contribuisce a sostenere la salute dei neuroni e a mantenere attiva la mente. Anche il movimento regolare – basta una camminata di mezz’ora al giorno – migliora la circolazione, riduce lo stress e stimola la produzione di endorfine, i naturali alleati del buonumore.
Ma forse il fattore più potente è quello sociale. Mantenere relazioni, fare conversazione, condividere emozioni e momenti di vita rappresenta un autentico nutrimento per il cervello.
«Le popolazioni più longeve del mondo, che vivono nelle cosiddette Blue Zones, hanno in comune proprio questo: una rete sociale solida e una quotidianità fatta di connessioni», ricorda il professor Di Carlo. «Per la memoria, chiacchierare con un’amica o giocare a carte vale quanto un esercizio di logica».
Menopausa: terapie e nuove possibilità
Sul fronte dei trattamenti, invece, le opzioni sono sempre più personalizzate. Molte donne si affidano a rimedi naturali a base di fitoestrogeni, come quelli derivati dalla soia o dal trifoglio rosso. La loro efficacia varia da persona a persona e gli studi scientifici, per ora, non sono ancora concordi.
«La terapia ormonale sostitutiva, invece, rimane la più efficace nel ridurre vampate, insonnia e sbalzi d’umore, migliorando di conseguenza anche la memoria e la qualità di vita», ricorda l’esperto. Eppure, secondo un’indagine condotta nel 2022, in Italia solo il 5-6% delle donne tra i 50 e i 70 anni fa uso della terapia ormonale sostitutiva, spesso per mancanza di informazioni aggiornate o per timori non supportati da evidenze scientifiche. «È una scelta da valutare insieme al medico, considerando la storia clinica individuale, ma per molte donne rappresenta un valido aiuto», assicura il professor Di Carlo.
Negli ultimi anni sono comparsi anche nuovi farmaci non ormonali che agiscono direttamente sull’ipotalamo, la parte del cervello che regola la temperatura corporea. Queste molecole ristabiliscono il corretto “termostato interno”, riducendo le vampate senza interferire con gli ormoni. È una strada promettente, ancora in evoluzione, ma che apre nuove prospettive di cura.
Il mercato propone anche molti integratori “per la mente”, a base di ginkgo biloba o vitamine del gruppo B. Tuttavia la ricerca scientifica non ha ancora dimostrato un’efficacia chiara e universale. Assumerli non è pericoloso, ma non sostituiscono uno stile di vita sano. Più che cercare la pillola della memoria, vale la pena investire sul proprio equilibrio quotidiano: dormire bene, muoversi, mangiare sano, sorridere di più.
«La menopausa non è la fine di qualcosa, ma l’inizio di una nuova fase della vita», conclude il professor Di Carlo. «È un tempo in cui si può imparare ad ascoltare il proprio corpo, a prendersi cura della mente, a scegliere ciò che conta davvero. Il calo di memoria che accompagna questa fase non deve spaventare: è un messaggio del corpo che richiede attenzione, riposo e cura». E con i giusti accorgimenti si può ritrovare una lucidità ancora più piena, quella che nasce dalla conoscenza di sé e dalla serenità.
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