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Coronavirus e influenza: gli antibiotici non servono

Siamo in emergenza da Coronavirus e non si contano le persone che ricorrono agli antibiotici anche a scopo precauzionale. Ma il rischio è quello di assumere farmaci inutili e soprattutto alimentare l’antibiotico-resistenza. Due grandi esperti ce lo spiegano bene in un libro nuovissimo

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I NUMERI VERDI DELLE REGIONI ITALIANE PER CHIEDERE INFORMAZIONI


Ci prendiamo un antibiotico? Perché no? In questo momento di emergenza dovuta al dilagare del Coronavirus, non si contano le persone che mettono mano all’armadietto dei medicinali, alla ricerca di antibiotici che possano “disinfettare” il corpo e, forse, anche la mente a scopo precauzionale.

Un gesto sbagliato perché questa abusata classe di farmaci non funziona contro le infezioni virali, ma soltanto contro quelle batteriche. Così si rischia non solo di assumere farmaci del tutto inutili, sovraccaricando fegato e reni, ma di alimentare il drammatico fenomeno dell’antibioticoresistenza, che in Italia è molto diffuso.

228093Un fenomeno in aumento. «Il nostro paese ha un consumo procapite di antibiotici che è il doppio della media europea», avverte il professor Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, autore insieme al dottor Antonio Clavenna (medico specialista in farmacologia clinica, ricercatore presso il Laboratorio per la Salute Materno-Infantile del Mario Negri) del libro appena uscito intitolato Gli antibiotici spiegati bene (edizioni LSWR, 14,90 euro). «Ogni anno spendiamo 2 miliardi e 900 milioni di euro in antibiotici, con una media di spesa pro-capite pari a 35,16 euro. Troppo, se si pensa che la maggior parte delle volte vengono utilizzati in modo improprio».


Gli errori da evitare

Coronavirus a parte, non bisogna utilizzare gli antibiotici di testa propria per cercare di contrastare (senza successo e, anzi, indebolendo il sistema immunitario) infezioni virali quali il raffreddore, l’influenza e le faringotracheiti, che sono per lo più causate da virus e non da batteri come comunemente si crede. Persino le infezioni delle vie urinarie, che si dà per scontato siano scatenate da batteri, possono avere un’origine virale o micotica.

«Guai, quindi al “fai da te”, prendendo il primo antibiotico che ci capita a tiro, conservato in bagno o in cucina», avverte il professor Garattini. «Purtroppo le confezioni non aiutano sulla via del rigore. Accade spesso che, per debellare un’infezione, vengano prescritti sei giorni di terapia antibiotica, con due compresse o capsule al giorno. Ma poiché la maggior parte dei blister contengono dieci compresse, per arrivare a prenderne dodici si è costretti a comprarne due confezioni. Così restano otto compresse di scorta, inutilizzate, che vengono poi prese a casaccio dagli adulti o, peggio, date dalle mamme ai bambini alle prime linee di febbre».


I meccanismi dell’antibiotico-resistenza

Ogni anno in Italia si registrano 10.000 decessi causati da infezioni antibiotico-resistenti, per le quali non esiste una cura. La maggior parte si verificano al Sud (Calabria, Puglia e Sicilia in testa) dove il consumo di antibiotici è molto maggiore rispetto a regioni del Nord, come la Lombardia e il Veneto. Queste morti rappresentano un terzo dei decessi che si registrano in Europa, con 30.000 casi di infezioni “resistenti” a tutti gli antibiotici per via sistemica.

Le vittime sono soprattutto (ma non solo) persone anziane che contraggono l’infezione in ambiente ospedaliero o nelle comunità, come le case di riposo, in cui si sviluppano superbatteri resistenti ai trattamenti. «L’abuso di antibiotici, e il loro uso inappropriato, porta alla selezione di ceppi modificati, sempre più in grado di sventare l’agguato delle molecole farmacologiche», prosegue il professor Silvio Garattini. «I meccanismi di adattamento sono essenzialmente tre: il batterio modifica la sua membrana in modo da renderla impermeabile alla penetrazione dell’antibiotico. Oppure sviluppa un sistema simile a una pompa (chiamata Pgp) che, contraendosi, espelle il farmaco di getto. Terzo caso: per sopravvivere al bombardamento farmacologico, il battere produce degli enzimi, chiamati lattamasi, che neutralizzano le molecole chimiche».


Strategie anti-resistenza

Insomma, i microbi hanno tante vie di fuga per difendersi dagli antibiotici. Siamo noi che dobbiamo imparare a farne un uso moderato e a usarli a ragion veduta, solo dopo aver consultato il medico di base. Qualche idea? «Nel mio libro auspico che anche in Italia vengano adottate delle misure anti-resistenza, come già avviene in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove gli antibiotici vengono veduti dal farmacista sfusi, a singole pastiglie, nella dose esatta prescritta dal medico. Così si evitano di formare delle “scorte”, da tenere in casa, pronte a essere utilizzate senza reale necessità.

articolo pubblicato il 28 febbraio 2020

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