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Decompressione

Diminuzione della pressione esercitata sull’organismo di un soggetto sottoposto a una pressione superiore a quella atmosferica.


Incidenti da decompressione

Di incidenti da decompressione sono vittime principalmente i sommozzatori e gli operai che lavorano nei cassoni pressurizzati (in tal caso si parla di malattia dei cassoni), ma anche gli aviatori e gli astronauti. La decompressione, se troppo rapida, determina la formazione di bolle nei vasi e nei tessuti dell’organismo per effetto del brusco calo della pressione che si esercita su di esso. Le manifestazioni sono molteplici: sintomi come enfisema sottocutaneo (infiltrazione gassosa sottocutanea) e formicolio possono precedere violenti dolori articolari, localizzati in particolare a spalle e ginocchia. I danni a livello del sistema nervoso centrale si traducono, in particolare, in debolezza delle gambe e disturbi della vista e dell’equilibrio, ma possono manifestarsi anche con paraplegia (legata alla presenza di bolle d’azoto nei tessuti nervosi), emiplegie e crisi epilettiche da embolia gassosa. Sin dalla comparsa dei primi sintomi il paziente va trasportato con grande urgenza in un centro specializzato, dove si renderà necessaria la compressione in camera iperbarica.

Decompressione cardiaca Riduzione del volume ematico all’interno del cuore.

Decompressione cerebrale Riduzione della pressione all’interno o attorno all’encefalo. Viene ottenuta applicando varie misure, come il drenaggio ventricolare o cerebrospinale, la somministrazione sistemica di sostanze chimiche per ridurre il contenuto di acqua nell’encefalo, la rimozione chirurgica di parte dell’encefalo ma, principalmente, la rimozione di parte del cranio e l’incisione della dura madre per consentire l’espansione dell’encefalo.

Decompressione del midollo spinale Riduzione della pressione sul midollo spinale, per esempio per riduzione dei processi spinosi e delle lamine vertebrali nei punti in cui il midollo spinale è compresso dal tessuto extradurale o per apertura della dura madre, nei casi in cui la compressione sia dovuta a una patologia intradurale.

Decompressione del retto Procedura chirurgica attraverso la quale l’eccessiva pressione a livello del retto, dovuta a un’ostruzione distale, viene risolta mediante bypass, divisione o resezione dell’elemento ostruttivo.

Decompressione intestinale Procedura attraverso la quale viene eseguito un bypass a livello di un intestino ostruito, o l’intestino viene esteriorizzato, come in una coleostomia o ileostomia. Viene eseguita per diminuire la pressione intraluminale, prevenire la perforazione e ristabilire il transito fecale. Si può verificare spontaneamente, con apertura nella cavità peritoneale libera o in un altro viscere cavo.

Decompressione nervosa Riduzione della pressione su un nervo per consentire il ripristino della sua funzione, come nell’incisione del perinevrio in presenza di un neurinoma intraneurale, o l’esciss ione e lo spostamento del tessuto o dei restringimenti che comprimono un nervo.

Decompressione suboccipitale Riduzione della pressione sul cervelletto e sulle strutture della fossa posteriore per craniectomia dell’osso occipitale, in alcuni casi con laminectomia cervicale superiore e incisione della dura madre.

Decompressione subtemporale Riduzione della pressione intracranica per rimozione del tessuto cranico che si trova al di sotto del muscolo temporale e incisione a stella della dur a madre per consentire l’erniazione del lobo temporale. L’operazione (detta anche intervento di Cushing) un tempo veniva impiegata nei casi in cui l’aumento della pressione intracranica non poteva essere trattato direttamente.

Decompressione trigeminale Riduzione della pressione sul ganglio e sulla radice del nervo trigemino. Può essere ottenuta per incisione della dura madre sovrastante e divisione del seno petroso superiore (intervento di Taarnhoj). Un’altra forma di decompressione prevede la separazione dei vasi sanguigni, soprattutto dell’arteria cerebellare superiore dalla radice del nervo, in prossimità della giunzione col ponte.

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Dott. Maurizio Hanke

E' probabile che la attività fisica che descrive possa essere all'origine del dolore, che va via via scemando. Comunque l'ecografia deve essere eseguita.

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