Il fegato grasso, tecnicamente “steatosi epatica”, è quella condizione nella quale le cellule epatiche contengono quantità eccessive di vescicole di grasso. Pur essendo una condizione che può essere causata da molti fattori (come alcune malattie metaboliche, compreso il diabete, il consumo di alcool e alcuni farmaci), nella stragrande maggioranza dei casi si manifesta in presenza di livelli elevati di grasso nel corpo.
«In quest’ultimo caso, il motivo principale per cui i depositi di grasso corporeo aumentano è costituito dall’eccessivo introito di calorie rispetto al consumo giornaliero – spiega il dottor Giovanni Vizzini, direttore del Dipartimento di Medicina di Ismett, l’Istituto per i trapianti e le terapie ad alta specializzazione di Upmc – o in altre parole, il risultato di abitudini alimentari che ci fanno assumere una quantità superiore di cibo, e quindi di energia, rispetto all’effettivo consumo (che avviene attraverso l’attività muscolare e quindi tramite il movimento fisico)».
Qual è l’incidenza del “fegato grasso”?
Le stime attuali, parlano di un’incidenza del “fegato grasso” nel 50% della popolazione adulta e nel 30% dei bambini.
«Potremmo definire la steatosi epatica come una vera e propria epidemia, che ha colpito inizialmente i paesi con un elevato livello di benessere economico ma che si sta attualmente diffondendo su scala planetaria, parallelamente alla crescita di economie che prima erano fortemente depresse, come Cina e India» prosegue l’esperto.
Il progresso economico, sociale e culturale infatti ha ampliato la possibilità di accesso a grandi quantità di cibo (purtroppo non sempre di qualità), eliminando nel contempo quelle tipologie di lavoro che richiedono un certo sforzo fisico: la somma di questi due fattori ha quindi sbilanciato il rapporto tra quantità di calorie giornaliere assunte ed il loro consumo, provocando un accumulo delle riserve di grasso, di cui uno dei segnali principali è costituito proprio dalla steatosi epatica.
Quali sono le conseguenze di questa condizione?
La steatosi epatica è correlata ad un rischio aumentato di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete e neoplasie.
«La presenza di questa condizione inoltre può indicare la presenza della NAFDL (dall’anglosassone Non Alcoholic Fatty Liver Disease, cioè malattia del fegato grasso non alcolico), una malattia epatica dall’andamento progressivo che può portare alla cirrosi, all’insufficienza terminale d’organo o al tumore primitivo del fegato – afferma il dottor Vizzini – Purtroppo la NAFLD sta rapidamente crescendo in termini di incidenza e diverrà presto la causa principale di malattie croniche del fegato (nonché il motivo principale per cui i pazienti dovranno essere avviati al trapianto d’organo)».
Come si pone diagnosi di fegato grasso?
L’esame più semplice, ma nello stesso tempo più accurato, per identificare la presenza di grasso nel fegato è l’ecografia epatica, un esame non invasivo, poco costoso e per questo ampiamente utilizzato.
«Tra le varie forme di accumulo di grasso corporeo peraltro, quella più pericolosa è la cosiddetta “obesità viscerale”, nella quale la maggior parte del grasso in eccesso si accumula nella fascia addominale – spiega il dottor Vizzini – Un parametro per misurare la presenza di questo grasso “cattivo” è la circonferenza addominale: quando questa supera i 102 cm nell’uomo ed i 92 cm nella donna, allora il rischio di ammalarsi, con importanti conseguenze sulla qualità e sulla durata della vita, è sicuramente aumentato».
Proprio con la finalità di salvaguardare la salute del fegato e prevenire l’insorgenza di malattie cardiache e metaboliche, il centro UPMC ( la divisione italiana dell'University of Pittsburgh Medical Center) ha reso disponibile per i clienti delle Terme di Chianciano, i cittadini del territorio ed i turisti italiani e stranieri, il Check up Opera, ovvero un ‘tagliando personalizzato della salute’ finalizzato a conoscere e quindi a prendersi più consapevolmente cura di sé stessi.
«I programmi di analisi effettuati sui pazienti (esami generali, fegato, cuore, diabete, educazione alla salute) – aggiunge infatti Bruno Gridelli, direttore medico e scientifico di UPMC International – verranno eseguiti in base alla valutazione dei personali fattori di rischio quali familiarità, ipertensione, alcol, fumo, ipercolesterolemia o obesità».
Quali sono trattamenti e terapie consigliati in presenza della condizione?
«La “terapia” per il fegato grasso consiste in una significativa e radicale modifica dello stile di vita – risponde il dottor Vizzini – Si tratta di una soluzione molto semplice, ma purtroppo non facile da mettere in pratica, che si basa sul principio del riequilibrio tra i livelli di energia incamerata e consumata».
Nello specifico, un programma di riduzione del grasso in eccesso (specie quello viscerale, compreso quello epatico), si basa su due pilastri: una corretta alimentazione e la pratica regolare di attività fisica/sportiva.
Quale tipologia di sport potrebbe essere più consigliabile?
«La pratica regolare (almeno un’ora per tre volte la settimana) di qualunque tipo di sport che preveda tempi sufficientemente lunghi di attività aerobica, rappresenta uno strumento fondamentale per il controllo del peso corporeo – spiega l’esperto – Recenti studi scientifici, condotti con metodologie rigorose, hanno infatti evidenziato come l’attività fisica regolare, a prescindere dalla riduzione del peso corporeo, sia in grado di ottenere da sola una riduzione del contenuto di grasso nel fegato in pazienti con steatosi epatica».