Ottanta milioni di persone in tutto il mondo (e circa il 2-3% della popolazione europea) sono affette da psoriasi, una patologia della pelle cronica e recidivante che si presenta sotto forma di chiazze circoscritte eritematosquamose, ovvero di macchie cutanee di colorito rossastro e dimensioni variabili.
Seppur non esista una cura risolutiva per questo disturbo, è possibile controllare la riacutizzazione dei sintomi, che tipicamente si alterna a periodi di remissione, attraverso una serie di opzioni terapeutiche come le fototerapie e le terapie topiche, sistemiche orali e biologiche.
Dal canto suo, anche la pratica sportiva può influenzare il decorso della malattia, come peraltro evidenziato anche da un recente studio condotto presso l’Università di Napoli Federico II e pubblicato sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology.
«Certamente la pratica sportiva può svolgere effetti benefici sul decorso della malattia – aggiunge quindi il dottor Piergiorgio Malagoli, Direttore del Centro Psocare – Tutti quei parametri su cui agisce positivamente l’attività fisica (come il peso, la pressione e la glicemia) infatti, sono spesso compagni del paziente psoriasico, e influenzano negativamente il decorso della malattia, che oggi è universalmente riconosciuta come “malattia multiorgano”».
Ma se lo sport può influenzare positivamente la psoriasi, di contro questo disturbo può influenzare la pratica sportiva soprattutto a livello di disagio sociale, uno degli aspetti che purtroppo incidono maggiormente sulla qualità di vita dello psoriasico.
«Pensiamo a tutte le attività all’aperto con abbigliamento tecnico, con il quale ampie porzioni di pelle con chiazze verrebbero esposte al pubblico, con relativo imbarazzo –spiega il dottor Malagoli – Anche gli sport acquatici possono creare grosse difficoltà di relazione con gli altri».
«D’altro canto però, fare sport all’aperto può avere dei benefici perché il sole, normalmente, agisce positivamente sulle chiazze della psoriasi – aggiunge il dottor Malagoli – anche se non bisogna dimenticarsi di utilizzare fattori di protezione soprattutto sulle zone colpite da lesioni, poiché una scottatura può aumentarne l’infiammazione».
Insomma se a livello fisico i benefici dello sport sulla psoriasi risultano evidenti, sembra che per le persone affette da questo disturbo sia maggiormente difficile confrontarsi con il timore che l’aspetto della propria pelle possa scatenare negli altri, un confronto che diventa spesso fonte di disagio, ansia e depressione.
Purtroppo infatti la superficiale conoscenza della psoriasi porta spesso alla nascita di credenze erronee, tra cui una delle più diffuse è il rischio di trasmissione della malattia per contatto: «ma la psoriasi non è contagiosa – spiega il dottor Malagoli – Chi soffre di questa malattia non dovrebbe essere socialmente escluso, né trovarsi mai a sperimentare una situazione di imbarazzo perché nessuno gli vuole stringere la mano».
Proprio nel tentativo di vincere questo stigma, il 17 luglio scorso si è tenuta la seconda edizione del progetto "Sulla mia pelle", una campagna di sensibilizzazione sulla psoriasi che quest’anno si è caratterizzata per un’iniziativa molto speciale, ovvero la proiezione, durante il Giffoni Film Festival 2015 (il più importante appuntamento per il cinema dei ragazzi), dei cortometraggi vincitori del contest "Vinci lo stigma. Vinci Giffoni", lanciato nell’edizione passata del festival e realizzato con la partecipazione di cinquanta ragazzi della Master Class in Sceneggiatura e giornalismo.
Il progetto è stato corredato infine dall’allestimento, nel Park Hollywood di Giffoni, di un grande muro bianco volto a simboleggiare il pregiudizio verso questa malattia: durante la settimana del Giffoni 2015, il muro è stato quindi riempito con messaggi, disegni e impronte lasciati dai partecipanti alla kermesse, con la finalità di lanciare il messaggio "Vinci lo stigma, abbatti il muro del pregiudizio!".
«Con l’iniziativa “Sulla mia pelle” abbiamo cercato di informare le nuove generazioni sui pregiudizi radicati che devono affrontare le persone che soffrono di psoriasi – conclude il dottor Malagoli – in modo da cambiare, in un futuro non lontano, l’approccio nei confronti di chi è affetto da questa malattia fortemente limitativa per le relazioni e la vita sociale».