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Memoria: quali metodi usare per non dimenticare più nulla

Matteo Salvo, recordman e organizzatore del Campionato italiano di memoria, ci rivela i metodi da utilizzare per ricordare nomi, visi e informazioni

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È capace di fissare nella mente un mazzo da 52 carte in meno di 2 minuti e un numero lungo ben 1.000 cifre in neanche un’ora, senza commettere il minimo errore. Questo straordinario biglietto da visita ha permesso a Matteo Salvo di entrare nel Guinnes dei Primati.

Classe 1976, genovese, primo italiano ad essersi aggiudicato il titolo di International Master of Memory ai Campionati Mondiali di Memoria di Londra nel 2013, Matteo Salvo è anche ideatore della settima edizione del Campionato italiano di Memoria Open, che si terrà a Milano il 16 e 17 marzo. Il suo segreto non è nascosto in doti particolari o in strani artifici, ma in tanto, tantissimo allenamento. Che ci spiega qui.


Matteo, cosa ti ha portato a gareggiare tra colpi di numeri e sequenze?

«Dopo il liceo classico, mi sono iscritto a ingegneria meccanica, ma nonostante studiassi moltissimo incontravo parecchie difficoltà. Mi ero arenato e in 3 anni avevo sostenuto solo 7 esami. Mi sentivo frustrato: mi sembrava di verniciare una stanza con delle matite, ovvero tanta fatica per risultati deludenti. In quel periodo, poi, praticavo parecchio sport a livello agonistico e notavo che lì, seguendo i consigli di allenatori e preparatori, davo il meglio. Così ho capito che si trattava di una questione di metodo, dovevo imparare a studiare.

Mi sono documentato e ho scoperto l’esistenza delle mappe mentali, quelle che servono proprio per la memorizzazione. Così sono andato a conoscere il loro inventore, l’inglese Tony Buzan, che mi ha proposto di collaborare. Sono diventato l’unico senior trainer in Europa certificato per insegnarle e ho fondato a Torino la scuola di apprendimento Mind Performance».


Come definiresti la memoria?

«Noi siamo il frutto di quello che ricordiamo, quindi la memoria siamo noi stessi. Se ci paragoniamo a un computer, è la centralina che raccoglie le informazioni: più ne tratteniamo, maggiori opportunità quotidiane abbiamo. Oggi, insomma, è una carta importante nella partita del lavoro e non solo».


Come si allena la memoria?

«Prima di tutto, proprio ricordandoci che assomiglia a un muscolo, quindi si può migliorare. Infatti, nel cervello, il luogo deputato a questa preziosa funzione è l’ippocampo e diversi studi scientifici hanno dimostrato che, addirittura, con l’avanzare del tempo tende a restringersi, a rimpicciolirsi. Allora, va stimolato come si fa con i muscoli in palestra: si fortificano, si rendono più resistenti.

Poi, è necessario cambiare alcune convinzioni, come quella di non avere memoria. Se mi scrivo ogni cosa da fare, mi do là scusa per non progredire: proviamo a metterci alla prova, ripetendoci come un mantra che si dimenticano solo le cose irrilevanti. Occorre, quindi, imparare a porre attenzione, ad ascoltare, a essere più concentrati, altrimenti la mente non trattiene le informazioni. Il vero segreto, poi, è pensare per immagini, ovvero domandarsi sempre come posso rappresentare un concetto: così lo comprendo al meglio e lo immagazzino più facilmente”».


Ci spieghi quali sono le tue tecniche più efficaci?

«Per memorizzare nomi e visi, bisogna associare un’immagine che richiama il volto a un’altra immagine che ricorda il nome. Per esempio, di Marco devo ricordare il particolare della faccia che più richiama l’attenzione, come il naso pronunciato; per il nome, invece, associo la parola arco, che fa rima; per collegare le due immagini tra loro mi ricorderò un naso talmente grande che ci entra un arco. Così creo un collegamento forte tra le immagini e il gioco è fatto.

Voglio fissare un elenco, invece, come la lista della spesa? Immagino un percorso familiare, come una stanza di casa. Stabilisco dei punti di riferimento: prima c’è lo specchio, poi la scrivania, il letto... Poi unisco a ognuno le cose da comprare, per esempio collego lo specchio ai biscotti, e invento un’immagine, come i biscotti che si guardano allo specchio, la pasta che studia alla scrivania, il dentifricio che si mette sotto le coperte... Devono essere immagini semplici e divertenti, quasi paradossali, che coinvolgono e non annoiano».


Per quanto tempo ci si deve allenare? Possono farlo anche i bambini?

«Non deve essere un obbligo, basta vivere la quotidianità usando le tecniche di cui abbiamo parlato, magari per tenere a mente gli invitati alla festa del proprio compleanno o un insieme di numeri e percentuali che servono per un meeting di lavoro. Possono allenarsi tutti e per i ragazzini diventa un gioco: già a 6/7 anni possiamo insegnare loro il trucco per associare volti a nomi. State certi che si rivelerà uno spasso».


Come si mantiene sana la memoria?

«Attività fisica e alimentazione sono fondamentali. Io, per esempio, amo il triathlon, ma basta una corsa o una passeggiata all’aria aperta a buon ritmo. Sul fronte del cibo, invece, non credo troppo a ingredienti miracolosi con super poteri e prediligo menu semplici e sani, che non diano una sensazione di pesantezza visto che bisogna tenere alta l’attenzione. Fanno sempre bene gli hobby che mantengono la mente sveglia e lucida, come la lettura, le parole crociate, gli scacchi. Ognuno, poi, ha delle attività che rigenerano la mente, come fare una doccia calda, dipingere, nuotare per mezz’ora: servono a staccare, a riattivare i neuroni e sono più utili di 10 caffè».


Disegnare fa bene

Fare lo schizzo di un’informazione aiuta a ricordarla per sempre. A dirlo è una recente ricerca di un team di scienziati e psicologi dell’università di Waterloo, in Canada.

Lo studio ha coinvolto 48 individui: metà aveva circa 20 anni, l’altra metà si avvicinava agli 80. Alle persone veniva mostrata una lista di parole, a volte dovevano trascriverle, altre volte disegnarle e dopo una pausa dovevano ripetere i termini che ricordavano. Il risultato? Tutti, sia i giovani sia i senior, sapevano meglio quelle che avevano disegnato.

Gli esperti hanno specificato che non serve fare un disegno preciso, da artista, basta uno schizzo per fissare qualcosa nella mente: «Disegnare è un’azione così semplice che può essere svolta in qualunque momento della giornata», dice Melissa Meade, una delle autrici dell’esperimento. «Attiva la corteccia motoria oltre a quella visiva, ci spinge a ragionare sul significato di un termine, sugli aspetti che lo caratterizzano e lo rendono unico. Inoltre siamo costretti anche a immaginarlo nello spazio e, quindi, a imprimerlo ancora meglio nel cervello».


Una sfida che lascia a bocca aperta

Nomi, numeri, sequenze di carte, date storiche e codici binari: ecco i banchi di prova che attendono i partecipanti alla settima edizione del Campionato italiano di Memoria Open.

L’appuntamento è a Milano il 16 e 17 marzo 2019 (info su matteosalvo.com/2019-settima-edizione-del-campionato-italiano-di-memoria). A sfidarsi, tra gli altri, l’italiano Silvio Di Fabio, già vincitore degli ultimi due appuntamenti nazionali, e il duo composto da Kanaka e Kalyana Kudikyala, due giovani sorelle indiane under 30, che hanno conquistato le copertine di tutti i giornali asiatici per le loro eccezionali capacità.




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Articolo pubblicato nel n° 13 di Starbene in edicola da 12 marzo 2019

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