ALLERGIE RESPIRATORIE

Con il termine generico di allergopatie si intendono le malattie scatenate da particolari sostanze dette allergeni, che sono però in grado di causare danni solo in individui predisposti (definiti atopici). Questi producono verso gli allergeni particolari sostanze (le immunoglobuline E, note come IgE): si scatena così la reazione allergica che porta alla produzione di istamina, […]



Con il termine generico di allergopatie si intendono le malattie scatenate da particolari sostanze dette allergeni, che sono però in grado di causare danni solo in individui predisposti (definiti atopici). Questi producono verso gli allergeni particolari sostanze (le immunoglobuline E, note come IgE): si scatena così la reazione allergica che porta alla produzione di istamina, leucotrieni e altre sostanze “infiammatorie” che causano i sintomi tipici delle reazioni allergiche: prurito, gonfiori localizzati sulla pelle (i pomfi), raffreddore, asma e anche il drammatico shock anafilattico che, seppure raro, quando insorge può risultare fatale per il paziente. Gli allergeni sono sostanze che possono essere inalate, assunte come alimenti o farmaci oppure iniettate, come accade per i veleni degli insetti.

Allergeni inalatori Ne esistono di stagionali e di perenni e causano le cosiddette allergopatie respiratorie: rinite allergica, oculorinite e asma. Gli allergeni stagionali comprendono i pollini delle varie erbe e degli alberi. Il periodo d’impollinazione delle diverse erbe, che corrisponde al periodo in cui liberano gli allergeni nell’aria, è differente a seconda dell’epoca di fioritura.

Le graminacee, per esempio, hanno una fioritura di circa due mesi che corrisponde ai mesi di maggio e giugno; la parietaria (erba muraiola o erba di vento) al Sud e nelle isole ha una fioritura quasi perenne; le composite (a cui appartengono tra le altre le margherite e il girasole) impollinano nel periodo estivo. Anche gli alberi liberano pollini: il cipresso è il primo a fiorire all’inizio dell’anno, poi tocca alla betulla e al nocciolo da febbraio ad aprile, mentre l’olivo fiorisce nei mesi di aprile e maggio. Va peraltro considerato che, ogni anno, a seconda delle variazioni metereologiche, il periodo d’impollinazione delle diverse piante cambia.

Tramite Internet si può accedere a siti che settimanalmente rivelano la concentrazione dei più importanti pollini nelle diverse città e quindi permettono di prevedere se il soggetto allergico è a rischio, in quel periodo, di manifestare i sintomi dell’allergia. Gli allergeni perenni più importanti sono contenuti nelle feci degli acari domestici, che possono quindi causare sintomi durante tutto l’anno, ma soprattutto in primavera e autunno, periodo in cui proliferano di più. Oltre agli acari sono importanti gli allergeni degli animali domestici: gatti e cani, ma anche cavalli e piccoli animali come conigli e criceti. Anche le muffe sono considerate allergeni perenni e sono presenti sia negli ambienti chiusi (case umide, presenza di condizionatori d’aria), sia all’aperto, come nella frutta ammuffita, nelle balle di fieno e così via.

Raffreddore allergico (rinite allergica) Malattia in continuo aumento, si stima che colpisca all’incirca una persona su 5 (1 su 6 nel decennio precedente) e in particolare i bambini e i giovani. I sintomi caratteristici sono starnuti, spesso a raffica, più frequenti al mattino e alla sera, prurito nasale e del palato, talvolta associato a prurito agli occhi, scolo dal naso di muco chiaro e sensazione di naso chiuso che costringe il paziente a respirare a bocca aperta e di notte provoca russamento. L’ostruzione nasale causa il ristagno del muco e predispone alla sinusite. A questi tipici sintomi si possono associare prurito a livello delle orecchie, tosse secca o sensazione di mancanza di fiato, incapacità a sentire bene gli odori, mal di testa, perdita di sangue dal naso dovuto al continuo soffiarsi e al grattamento, disturbi all’udito, facile affaticabilità, difficoltà di concentrazione e talora riduzione dell’appetito con nausea.


Diagnosi

È molto importante riferire al medico le situazioni che hanno portato alla comparsa dei disturbi, per riconoscerne la natura allergica, poter ipotizzare le sostanze in causa e, infine, capire se potranno essere utili i test allergologici (prick test).

Esistono poi esami di approfondimento, che vengono in genere eseguiti in un secondo tempo e consistono nel ricercare e dosare nel sangue del paziente le immunoglobuline E specifiche per i singoli allergeni da studiare. Questo test va riservato a casi selezionati (generalmente dallo specialista allergologo). Per studiare specificamente la rinite allergica o le malattie a questa associate, come l’asma, si ricorre alle prove di funzionalità respiratoria, all’esame visivo del naso (rinoscopia anteriore) e così via. I test della medicina alternativa (citotossicità, Vega test, Dria test), non hanno alcun valore scientifico per la diagnosi della rinite allergica.


Terapia

Se si rammenta che l’allergia è un’infiammazione, si comprende la ragione per cui va curata in modo continuo, ossia per tutto il periodo in cui il soggetto resta esposto all’allergene.

Gli antistaminici sono i farmaci più utilizzati soprattutto nel trattamento delle forme più lievi; sono efficaci su tutti i sintomi, compresa la congiuntivite che spesso è associata alla rinite, per lo più nelle forme causate da pollini, ma sono meno efficaci sulla sensazione di “naso chiuso”. Attualmente ne esistono in commercio molti tipi, distinti in due classi principali. I più vecchi (prima generazione) hanno importanti effetti collaterali quali sonnolenza, ritenzione urinaria (che impone cautela nella prescrizione ad anziani con ipertrofia prostatica), secchezza in bocca, impotenza, aumento dell’appetito; più raramente eccitazione, euforia, mal di stomaco, nausea e vomito. Vengono spesso utilizzati alla sera in quanto favoriscono il sonno e alleviano i sintomi notturni dell’allergia. Ne va evitato l’uso contemporaneo con le benzodiazepine (sedativi) e con l’alcol. Gli antistaminici di più recente produzione (seconda generazione) sono meglio tollerati ed efficaci, non presentano gli effetti collaterali sopra elencati, possono essere somministrati una sola volta al giorno e non hanno interazioni né con farmaci né con l’alcol; infine, non riducono in modo sostanziale le capacità psicofisiche e lo stato di vigilanza dei pazienti. Efficaci sono anche gli antistaminici disponibili sotto forma di spray nasale. Nelle forme più gravi di rinite si ricorre al cortisone sotto forma di spray nasale che riduce soprattutto la sensazione di ostruzione. Gli effetti collaterali sono minimi perché il prodotto viene poco assorbito dalla mucosa del naso e i temuti sanguinamenti nasali derivano per lo più da traumi del setto nasale per un uso non corretto dello spray. Molto più problematico è l’impiego degli spray a base di farmaci vasocostrittori. Essi infatti sono molto efficaci nel dare sollievo dall’ostruzione nasale e quindi i pazienti tendono a usarli per periodi lunghi. Questo è molto pericoloso in quanto si crea un vero e proprio stato di dipendenza e insorge il rischio di gravi effetti collaterali, quali ipertensione arteriosa, aritmie, cardiopatie, glaucoma, ipertrofia prostatica e danni alla mucosa del naso. Essi pertanto possono essere impiegati, ma solo per brevi periodi, al massimo una decina di giorni. Meno efficaci, ma privi di controindicazioni particolari e utilizzabili in gravidanza, sono i prodotti per uso nasale a base di cromoni, cioè farmaci antiasmatici. Nei soggetti atopici, che alla rinite allergica associano l’asma, questa va trattata con appositi farmaci tra cui si possono utilizzare anche i cosiddetti antileucotrieni, in compresse, una volta al giorno (alla sera dopo cena). Anche nei soggetti in cui predomina la congiuntivite allergica si possono impiegare i cromoni o gli antistaminici per collirio, ricordando che i colliri a base di cortisonici non vanno usati per tempi lunghi, pena il rischio di infezioni e ulcerazioni della cornea.


I “vaccini” per l’allergia

Il termine vaccino antiallergico indica una procedura che più correttamente si chiama immunoterapia specifica (ITS). Essa rappresenta, insieme alle norme di prevenzione già richiamate e ai farmaci, una delle tre armi utilizzabili nel paziente allergico ed è l’unica terapia in grado di modificare la storia naturale della malattia, in quanto riduce la probabilità che la rinite allergica evolva in asma: infatti circa il 30-40% di questi pazienti, con il passare degli anni, diviene asmatico. La ITS può essere attuata solo dopo aver identificato l’allergene o la famiglia di allergeni che causano i sintomi nel paziente. Inibisce la comparsa di nuove sensibilizzazioni e, associata alla terapia medica, consente di ridurre il consumo di farmaci; infine, anche dopo la sua interruzione, mantiene l’efficacia nel tempo, creando una sorta di nuova resistenza all’allergene. Accanto alla ITS fatta con le iniezioni, gravata dalla possibile comparsa di effetti collaterali anche mortali, attualmente è disponibile e sempre più proficuamente utilizzata la formulazione con gocce, contenenti l’allergene opportunamente diluito, che vengono tenute sotto la lingua per almeno un minuto e poi deglutite.

Gli effetti collaterali più comuni sono il prurito in sede di applicazione e, solo raramente, disturbi respiratori o intestinali, tutti sintomi affrontabili dal paziente che, in genere, potrà portare avanti la terapia semplicemente prendendo qualche accorgimento che gli verrà consigliato dal medico. Mediamente, una ITS viene protratta per 3-5 anni. [F.G.]