Yoga della risata: come funziona, i benefici, dove praticarlo
Tantissimi benefici e tutti validati dalla scienza. Per sentirsi più leggeri e meno oppressi dalle incombenze quotidiane. Certo, bisogna però “allenarsi” a ridere tutti i giorni, almeno 10 minuti
Make your body happy, dicono gli americani. Un motto che si ritrova anche in un brano di Nicky Jam, uno dei più interessanti cantanti reggaeton statunitensi. E come far felice il nostro corpo e, aggiungiamo noi, la nostra mente? Con uno dei gesti più semplici, che anche un neonato di tre settimane compie spontaneamente: ridere e sorridere. È l’assunto su cui si basa lo Yoga della Risata, un metodo per riacquistare il piacere di ridere in compagnia, senza quei limiti imposti dall’educazione che si concretizzano in frasi inibitorie del tipo: «che hai da ridere?», «non ridere in modo sguaiato!», «metti le mani davanti alla bocca quando ridi».
Invece no, bisogna recuperare il piacere della risata franca, un comportamento che fa bene alla salute, rilassa profondamente, rafforza i legami sociali e aumenta l’autostima. In questo mondo, infatti, dobbiamo essere portatori di gioia e di luce, e la risata è un messaggio di apertura verso noi stessi e gli altri, una modalità di interazione positiva che suscita a sua volta reazioni positive.
E poiché dal 24 al 26 ottobre si terrà a Peschiera del Garda la quinta edizione del Congresso Italiano di Yoga della Risata, abbiamo rivolto a Lara Lucaccioni, master trainer in questa disciplina, alcune domande.
Chi è l’inventore dello Yoga della Risata?
«È un metodo ideato nel 1995 dal medico indiano Madan Kataria, che vive vicino a Mumbai. In quell’anno scrisse sulla rivista My Doctor destinata ai pazienti un articolo in cui riportava e commentava il caso di Norman Cousins, giornalista, scrittore e pacifista statunitense, che riuscì a guarire da una patologia autoimmune che lo obbligava a stare a letto per i dolori (spondilite anchilosante), imponendosi di ricercare quella cosa che era più lontana dalla sua condizione di malato: la risata. Così, nel suo letto di ospedale, cominciò a guardare film e spezzoni comici, da Stanlio e Olio a Chaplin ai Fratelli Marx, arrivando alla conclusione che bastava ridere 10 minuti al giorno per recuperare le forze rubate dalla malattia e riuscire a dormire due ore senza dolori.
Nel 1979 scrisse un libro intitolato La volontà di guarire. Anatomia di una malattia, pubblicato in Italia nell'82. Curioso di questa esperienza vissuta dal giornalista americano, Madan Kataria cominciò a pensare che la risata fosse la migliore medicina ed ebbe l’idea di radunare delle persone nel Parco Sanjay Gandhi di Mumbai con un unico obiettivo: stare insieme in modalità risata, per sciogliere le tensioni e cercare di divertirsi. Lo stimolo comico veniva inizialmente dalle barzellette, raccontate grazie al tamtam delle persone, ma presto queste si esaurirono, diventando un po’ ripetitive e scadendo nel volgare.
C'era bisogno di inventare un metodo per imparare a ridere anche senza stimoli, passando gradualmente dalla risata intenzionale a quella spontanea, sincera e contagiosa. E Madan Kataria lo ideò. Oggi è presidente fondatore di Laughter Yoga International, con migliaia di Club della Risata presenti in 130 Paesi del mondo. Segno che il suo metodo risponde a un’esigenza profonda delle persone che, prese dallo stress e da mille occupazioni, hanno dimenticato la gioia di ridere».
Come è possibile ridere a comando?
«Paul Ekman, psicologo statunitense tuttora in vita che studiò le sei principali emozioni, si soffermò a lungo sulle espressioni di gioia. Notò che il nostro corpo non distingue la differenza tra una risata spontanea e una indotta, e che è possibile “richiamare” a comando la maschera facciale legata alla risata. Se proviamo a imitare, a freddo, tutta la mimica della risata, a partire dalle labbra spalancate in un grande sorriso, prima o poi i muscoli facciali si rilassano e questa diventa sempre più viva e sentita dentro di noi.
È un po’ il metodo Stanislavskji insegnato all’Actor’s Studio di New York e alle scuole di recitazione di tutto il mondo, per arrivare a provare un’emozione mimandola. Ma attenzione! Non si tratta di sorridere e ridere allo specchio. Lo Yoga della Risata comprende diverse tecniche ed esercizi che non coinvolgono soltanto la mimica facciale ma tutto il corpo perché quando si ride di gusto si ha il coinvolgimento della respirazione: senza rendersene conto, il diaframma toracico si alza e si abbassa, si incamera più ossigeno e si espelle più anidride carbonica, mentre il corpo viene scosso da piccoli e benefici sussulti che riattivano l’energia vitale.
All’inizio, nel clou della risata, sia un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, segno di un leggero stato di eccitazione, ma subito dopo pressione e frequenza si abbassano, con effetti positivi a livello cardiocircolatorio. Insomma, la fisiologia della risata è molto complessa, si apprende a poco a poco sperimentandola di persona, senza pregiudizi, lasciandosi andare. “Porta il tuo corpo a ridere e la tua mente lo seguirà”, dice Madan Kataria».
Che cosa si fa in un’ora di lezione?
«Tante cose, è più facile viverle che raccontarle. Innanzitutto, l’ora viene suddivisa in tre parti. Nella prima si eseguono delle pratiche di riscaldamento che aiutano a sciogliersi e a entrare in relazione con gli altri. In piedi, si cammina e ci si muove liberamente cercando il contatto visivo con tutti i presenti, sorridendosi e cercando di ridere. Un esercizio che sblocca molto, per esempio, è battere le mani in due o tre tempi (clapping), emettendo dei vocalizzi che sono preludio alla risata vera e propria: oh, oh (quando si battoni le mani due volte), ah, ah, ah (quando si battono tre volte).
Quindi si eseguono delle respirazioni mutuate dallo Yoga, come Kapalabhati (tecnica di respirazione ritmica a naso e bocca chiusi che purifica la regione frontale del cervello), oppure la respirazione del cane, a bocca aperta con la lingua penzoloni. Sempre emettendo dei vocalizzi, con le braccia si raccoglie l’energia dalla terra e la si indirizza verso gli altri, e ci sono anche momenti gioiosi di autocelebrazione in cui si alzano le braccia al cielo gridando yeah! Che significa “sì, sono presente a me stesso, mi sto godendo il qui ed ora e sto emanando gioia”. Si fanno quindi dei giochi cooperativi, in coppia o in gruppo, e degli esercizi di risata in cui, per esempio, si tende la mano verso l’altro e si ride a vicenda guardandosi negli occhi o si mima la risata immaginando di tenere in mano un telefono e di ricevere la chiamata di un amico che ci racconta qualcosa di divertente.
Nella seconda parte, si esegue la Meditazione della Risata: seduti in cerchio, il trainer propone degli esercizi in cui, per esempio, si parte da una risata silenziosa per poi passare a un risolino sommesso, appena accennato, che si fa crescere a poco a poco fino a tramutarsi in una risata sonora, grassa e gustosa. Più ripeti l’esercizio, più la risata si sblocca, arriva da sé. Anche in questo caso la respirazione è importantissima: si inspira profondamente a pieni polmoni, e poi si espira a lungo ridendo.
La terza e ultima parte della lezione, infine, prevede il rilassamento: si è attivato il corpo, si è dato sfogo alla mente ma poi bisogna chiudere il cerchio in dolcezza per non restare eccitati. Per rilassarsi, si possono usare tre tecniche: l’Humming (mentre espiri emetti il suono Hum a bocca chiusa), lo Yoga Nidra, che calma la mente e concilia il riposo o, come terza opzione, un esercizio chiamato Grounding Dance, in cui si spingono le braccia in avanti dicendo “oh.. oh”, come per afferrare l’eccesso di energia intorno in noi, e poi la si scarica a terra, con le braccia che spingono in basso mentre si emette un suono liberatorio: ah..ah..ah».
Quali sono i benefici di questa pratica?
«Tantissimi e tutti validati dalla scienza che ha riconosciuto oltre 300 benefici. Innanzitutto la risata è sinonimo di respirazione profonda, utile a ossigenare bene tutti gli organi e i tessuti. Libera la mente, ricarica le energie e sblocca la creatività. Dopo aver riso per 10-15 minuti ci sente più leggeri, meno oppressi dalle incombenze quotidiane, e si torna al lavoro e alla proprie occupazioni con un spirito diverso.
Si dorme meglio, si mettono in circolo le endorfine (antidolorifici naturali), si regolarizzano pressione arteriosa e frequenza cardiaca mentre, sul piano psicologico, aumenta l’autostima perché la risata è un evento sonoro e la voce rafforza la propria identità. Si diventa meno introversi, e il sorriso diventa il biglietto da visita per relazionarsi con gli altri, un automatismo che ci fa stare bene. Certo, bisogna “allenarsi” a ridere tutti i giorni, almeno 10 minuti. La risata deve diventare un’attitudine, uno stato d’animo permanente. La sfida è riuscire a ridere anche di fronte alle avversità, per acquisire la giusta distanza verso i problemi».
A chi rivolgersi per imparare a ridere?
«Da circa un anno abbiamo fondato l’Istituto Italiano di Yoga della Risata (yogadellarisataitalia.it) che organizza corsi, master class e incontri di approfondimento. Nel sito si trova la mappa di tutti i “leader” presenti sul territorio italiano che conducono gli incontri finalizzati a ridere insieme. Possono essere appuntamenti al parco urbano oppure online, a orari stabiliti: tutti vi possono partecipare a titolo gratuito o semigratuito (talvolta è richiesta un’offerta libera). Accanto ai leader, vi sono i “teacher” che organizzano la formazione, a più livelli.
Infine, su Spotify è possibile collegarsi a “Risate in podcast”, la terapia del buonumore proposta dal nostro istituto, disponibile gratuitamente per tutti coloro che vogliono ritrovare il loro “bambino interiore”, che giocava e rideva senza freni».
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