Per un cuore in salute bastano gli integratori?

Per abbassare i livelli di trigliceridi nel sangue, gli integratori alimentari non bastano



Durante l’ultimo congresso della Società Italiana di Farmacologia (SIF) è emerso come la prevenzione cardiovascolare non possa prescindere dall’utilizzo di farmaci a base di acidi grassi omega-3, una strategia che, qualora impiegata per abbassare i livelli elevati di trigliceridi (un fattore di rischio cardiovascolare anche in presenza di una colesterolemia nella norma), non può però essere efficacemente attuata tramite l’assunzione, anche regolare, di integratori alimentari sotto-dosati a base dello stesso principio attivo.


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Avere livelli elevati di trigliceridi, i cosiddetti grassi nel sangue (vale a dire avere valori oltre i 200 mg\dl in assenza di altri fattori di rischio cardiovascolare o oltre i 150 mg\dl se invece tali fattori sono presenti), è un importante fattore di rischio cardiovascolare anche a fronte di una colesterolemia perfettamente nella norma.

Regolarizzare i trigliceridi nel sangue è un atto molto importante in termini di prevenzione: è bene sapere, a questo proposito, come le statine, i farmaci più usati per regolare la colesterolemia, aiutino poco a regolarizzare l’ipertrigliceridemia.

La regolarizzazione dei livelli di trigliceridi è possibile attraverso l’assunzione di farmaci quali i fibrati, il cui utilizzo però va attentamente calibrato poiché, se è vero che questi medicinali riducono l’incidenza di eventi cardiovascolari, è anche vero che non riducono la mortalità generale poiché tendono ad aumentare l’incidenza dei decessi per cause non cardiovascolari.

Gli omega-3 hanno un’indiscussa efficacia nella prevenzione cardiovascolare, ma come assumerli sotto forma di farmaci o integratori alimentari?

Come chiarisce il professor Alessandro Mugelli, Ordinario di Farmacologia, Direttore del Dipartimento NEUROFARBA dell’Università di Firenze, «gli integratori alimentari a base di omega-3, nei pochi studi disponibili, non hanno dimostrato alcuna significativa attività di riduzione del rischio cardiovascolare, pertanto possono essere visti al massimo come un’alternativa o meglio come un’integrazione di una dieta carente di Omega-3, funzionale al mantenimento di uno stato di salute».

Un soggetto che ha patito un evento cardiovascolare deve quindi ricorrere a trattamenti di documentata efficacia.

In commercio gli omega-3 sono disponibili a diverse concentrazioni: gli integratori hanno una concentrazione di acidi grassi polinsaturi inferiore a quella garantita dai farmaci, dove la concentrazione di Omega-3 è pari o superiore all’85%.

È importante utilizzare i farmaci a base di Omega-3 perché i positivi risultati degli studi clinici condotti sono stati ottenuti con concentrazioni pari o superiori all’85%; i farmaci, inoltre, rispondono alle buone regole di fabbricazione e ai controlli di qualità della materia prima. 

Come conclude Roberto Volpe, lipidologo e ricercatore del CNR di Roma, «l’utilizzo degli omega-3 è ampiamente descritto dalle linee guida internazionali e dalle note 94 e 13 dell’Agenzia Italiana del Farmaco che ne regolano l’impiego in indicazioni specifiche, ovvero dopo un evento cardiovascolare e, rispettivamente, nell’ipertrigliceridemia familiare e in quella cosiddetta combinata in cui all’aumento dei trigliceridi si associa quello del colesterolo».

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