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Malattie a trasmissione sessuale: che cos’è la gonorrea e come si cura

La gonorrea è definita anche una “malattia di ritorno”, ovvero di quelle che, anche dopo decenni di remissione, possono ripresentarsi. Ecco quali sono le cause, i sintomi, come si fa la diagnosi e come si cura

Foto: iStock



La gonorrea è una una tra le più insidiose malattie a trasmissione sessuale (MST) che, insieme alla sifilide, negli ultimi anni è tornata alla ribalta delle cronache ospedaliere, con sempre nuovi casi di infezione tra uomini e donne sessualmente attivi.

Già nel 2009 il CEPCM, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive, segnalava un aumento dei casi di gonorrea, invitando tutti i paesi dell'Unione ad adottare misure di profilassi atte a ridurre il dilagare dell'infezione. Per quanto concerne l'Italia, gli ultimi dati aggiornati risalgono al 2017 in cui si sono registrati 858 nuove infezioni, più dell'anno precedente e quasi il doppio di cinque anni prima, visto che nel 2012 i i casi stimati erano inferiori a 500.


Per evitare la gonorrea è importante alzare i livelli di guardia

Colpa, forse, anche dei flussi migratori e della maggiore promiscuità sessuale diffusa in certi ambienti, con partner multipli anche durante lo stesso rapporto. E anche se fortunatamente la gonorrea non si attesta su numeri grossi, come avviene per le infezioni da Hiv in drammatico aumento nel nostro paese, è importante alzare il livello di guardia, avere rapporti sessuali protetti dal preservativo (specialmente con i partner occasionali) e, soprattutto, imparare a decifrarne subito i sintomi per seguire una terapia tempestiva. Ecco l'identikit di questa insidiosa malattia a trasmisssione sessuale.


Come si trasmette la gonorrea

«Sono soprattutto le secrezioni vaginali, nella donna, e le secrezioni uretrali (liquido seminale ma anche impercettibili “perditine” durante il rapporto), nell'uomo, a trasmettere il batterio chiamato Neisseria gonorrhoeae che è responsabile dell'infezione», spiega il dottor Filippo Murina, responsabile del Servizio di Patologia del Tratto Genitale Inferiore dell 'ospedale Vittore Buzzi-Università degli Studi di Milano. «Fa parte della famiglia dei Diplococchi, batteri sferici o ovoidali riuniti a coppie, dall'aspetto simile a un chicco di caffé. L'infezione, contratta durante il rapporto sessuale, si manifesta nell'uomo dopo 2-5 giorni (ma può anche comparire dopo 30 giorni) mentre nella donna i sintomi compaiono mediamente dopo 10 giorni.

Va però precisato che, in circa il 20 per cento dei casi, l'infezione decorre in modo del tutto asintomatico. Fatto che espone a un maggior rischio di complicanze sia nell'uomo che nella donna perché, in assenza di disturbi che fanno scattare l'allarme, la Neisseria gonorrohoeae ha buon gioco a diffondersi in tutto l'apparato genito-urinario, portando spesso a situazioni da ricovero in ospedale».


Sintomi della gonorrea, nell'uomo e nella donna

Come per ogni malattia sessuamente trasmissibile, è bene quindi prestare molta attenzione ai primi segnali di infezione che il corpo ci lancia.

  • Negli uomini, è caratteristica la comparsa di una forte uretrite, l'infiammazione dell'ultimo tratto urinario, quel canalino che trasporta la pipì dalla vescica all'esterno. Questa provoca dolore e bruciore alla minzione, frequente e impellente stimolo a urinare e secrezioni purulente color giallognolo. Se non viene curata in tempo, può causare epididimite, l'infiammazione dei testicoli segnalata da dolore e gonfiore localizzato, accompagnati da febbe.
  • «Anche nella donna compaiono secrezioni vaginali, uretrali e cervicali giallastre, non necessariamente maleodoranti, che devono indurre immediatamente il sospetto», esorta il dottor Filippo Murina. «E anche in questo caso si manifestano un'uretrite, con forti bruciori a urinare, una vestibolite (infiammazione della parte esterna della vagina che appare gonfia e arrossata) e la comparsa di rapporti sessuali dolorosi, a volte acompagnati da perdite ematiche.

La complicanza più seria nella donna, che si verifica in circa il 30 per cento dei casi, è la cosiddetta Sindrome infiammatoria pelvica, dovuta al fatto che il batterio dalla cervice risale gli annessi uterini, arrivando a infettare tube e ovaie. E ciò può causare quell'ostruzione tubarica che minaccia la fertilità femminile, perché provoca sterilità o gravidanze extrauterine.

I sintomi della sindrome infiammatoria perlvica sono inequivocabili: febbre alta, nausea, spossatezza, tensione e gonfiore addominale, dolore pelvico diffuso, specie in corrispondenza di una o di entrambe le tube. Tant'è che quando la donna arriva in pronto soccorso, è importante fare la diagnosi differenziale con un attacco di appendicite».


Come si fa la diagnosi di gonorrea

Il tampone uretrale è il test elettivo per gli uomini. Raccogliendo e analizzando un piccolo campione di secrezioni uretrali, ricerca i microorganismi responsabili dell'infezione alla basse vie urinarie.

Nella donna, in linea teorica, è sufficiente la visita ginecologica, durante la quale il ginecologo, visualizzando la cervice uterina tramite lo speculum, rileva le secrezioni purulente e gli altri segni di infiammazione. «Prima di prescrivere il trattamento, è però importantissimo eseguire anche un tampone vaginale, sia per avere conferma della sospetta gonorrea sia perché consente di individuare anche altri germi patogeni che possono coesistere con la Neisseria gonorrhoeae, come la Chlamydia, anch'essa responsabile di molte forme di infertilità femminile. Grazie alla tecniche di sequenziamento del Dna, molto più sensibili dei vecchi test, è possibile avere una risposta attendibilissima nel giro di 2-3 giorni».


Come si cura la gonorrea

Quanto alla terapia è importante abbinare due antibiotici per aggirare qualsiasi eventuale forma di antibiotico-resistenza. Si fa subito un'iniezione intramuscolo (o endovenosa, se si è in ospedale) di 250 mg di ceftriaxone, una cefalosporina molto efficace in queste forme infettive. Contemporaneamente si assumono due grammi di azitromicina per via orale, in una dose singola. In caso di ipersensibilità accertata alle cefalosporine, è possibile sostituire il ceftriaxone, con la doxiciclina.

«Questo il trattamento della gonorrea “semplice” , non aggravata da complicanze. Per l'epididimite e la Sindrome infiammatoria pelvica, che interessano zone più estese, è prevista invece una terapia antibiotica più lunga, di 7- 10 giorni. Sempre in modalità combinata per aggredire l'infido batterio su più fronti ed essere sicuri di aver debellato l'infezione per sempre», conclude il dottor Murina.

pubblicato il 24 luglio 2020

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