La tricomoniasi è un’infezione sostenuta da un protozoo, il trichomonas vaginalis che si può trasmettere direttamente, attraverso i rapporti sessuali, o indirettamente, ovvero per intimo contatto con bagni sporchi, asciugamani, lenzuolini di ambulatori ostetrici o ginecologici infetti (quest’ultima una modalità di contagio poco frequente). Il parassita può attaccare sia la vagina femminile sia le vie urinarie del maschio.
Il trichomonas vaginalis è un parassita estremamente diffuso, ma la prevalenza di infezione è maggiore in soggetti a rischio come prostitute, persone con molti partner o affetti da altre malattie veneree; la probabilità di infezione, per le donne, scende con l’arrivo della menopausa e nel periodo della post-menopausa.
Anche i partner di donne infette sono contagiati in una proporzione variabile dal 20 all’80%, ma negli uomini più spesso che nelle donne l’infezione rimane silente.
Mentre nell’uomo l’infezione di solito non dà alcuna sintomatologia, nella donna la tricomoniasi produce vaginite con secrezione vaginali chiare, schiumose e tipicamente maleodoranti, può dare prurito, irritazione, sensazione di forte calore delle parti intime, edema, bruciore e difficoltà ad urinare.
Il parassita, prima di dar luogo all’infezione vera e propria, ha un periodo di incubazione compreso fra quattro e venti giorni.
Anche se nel maschio l’infezione resta per lo più asintomatica va comunque curata, perché altrimenti per effetto ping-pong c’è una continua reinfezione da maschio a femmina: se non trattata poi, l’infezione può essere responsabile di gravidanze ectopiche, infertilità, basso peso del neonato alla nascita, parto pretermine e addirittura carcinoma cervicale. Le ripercussioni sulla salute, dunque, sono nient’affatto trascurabili.
Una volta fatta diagnosi dell’infezione bisogna risalire a tutti i partner sessuali e assicurarsi che seguano effettivamente la cura prescritta: l’assunzione di antimicotici per bocca, di solito, garantisce una rapida soluzione del problema.
Se la diagnosi di infezione viene fatta durante la gravidanza, si deve seguire solo la terapia topica con antimicotici: il trattamento però non ha la stessa efficacia di quello effettuato per bocca.
I bambini nati da donne con tricomoniasi possono entrare in contatto con l’agente patogeno nel passaggio attraverso il canale del parto e non sviluppare alcuna sintomatologia oppure possono sviluppare sintomi come congiuntivite e polmonite.
Le persone infettate da questo protozoo dovrebbero, soprattutto se a rischio, effettuare i test per le malattie sessualmente trasmissibili e in particolare per l’infezione da HIV.
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