Menopausa e rischio cardiovascolare, quale legame
Molte donne si concentrano sui sintomi più evidenti della menopausa, come le vampate o i disturbi del sonno, senza pensare che il corpo sta attraversando una trasformazione più profonda. È proprio in questo momento che il cuore merita di essere ascoltato e protetto con maggiore consapevolezza

Abbiamo sempre pensato che i “problemi di cuore” nascano quando Cupido sbaglia mira: quando ci innamoriamo della persona sbagliata, quando lui sparisce sul più bello o quando l’ex riappare appena avevamo finalmente trovato la pace. Ma esiste un altro tipo di problema di cuore – decisamente meno romantico, ma infinitamente più importante – che merita tutta la nostra attenzione: quello che riguarda il cuore vero, quello che batte nel petto, instancabile, giorno e notte, senza mai chiedere una pausa.
Proprio lui, simbolo universale dell’amore, diventa protagonista in un capitolo particolare della vita femminile: la menopausa. Una rivoluzione silenziosa che non parla solo di ormoni e cambiamenti fisici, ma anche di equilibrio, energia e prevenzione. È in questo momento che il corpo riscrive i suoi ritmi e il nostro “motore” inizia a chiedere più ascolto, cura, consapevolezza.
Perché la menopausa indebolisce il cuore
Quando si parla di menopausa, la mente corre subito alle vampate, all’umore ballerino o ai chili di troppo. Raramente, invece, si pensa al cuore, mentre è proprio in questa fase che il sistema cardiovascolare richiede più attenzione.
«Durante gli anni fertili, gli estrogeni offrono una protezione preziosa: aiutano a mantenere elastiche le arterie favorendo una buona circolazione, regolano il metabolismo dei grassi e del colesterolo, aiutano a tenere stabile la pressione e riducono l’infiammazione», spiega la dottoressa Elisa Picardo, ginecologa presso l’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino – Ospedale Ostetrico Ginecologico Sant’Anna. «In pratica, creano una sorta di scudo naturale che difende il cuore e i vasi sanguigni dalle malattie cardiovascolari».
Con la menopausa, questo scudo si assottiglia. Il calo degli estrogeni altera l’equilibrio generale dell’organismo: la pressione tende a salire, il colesterolo “buono” (HDL) diminuisce, quello “cattivo” (LDL) aumenta e le arterie perdono elasticità. Tutti fattori che, nel tempo, possono aprire la strada a ipertensione, aterosclerosi, infarto o ictus.
Non a caso, dopo la menopausa, il rischio cardiovascolare femminile si avvicina a quello maschile. «Ciò non significa che tutte le donne svilupperanno una malattia cardiaca», precisa la dottoressa Picardo, «ma che la prevenzione deve diventare una priorità».
Rischio cardiovascolare e sintomi da non ignorare
Attorno ai 50 anni, l’età media in cui compare la menopausa, il rischio cardiovascolare femminile cresce in modo significativo e spesso si manifesta in modo diverso rispetto agli uomini. «I sintomi non sono sempre quelli classici, come il dolore acuto al petto o al braccio sinistro», indica l’esperta. «Possono presentarsi in modo più sfumato: dolore alla schiena, senso di oppressione, affaticamento improvviso, nausea o fastidio alla mandibola».
Questi segnali, troppo spesso sottovalutati, fanno sì che molte donne non riconoscano subito un infarto e arrivino tardi in pronto soccorso, con conseguenze gravi. I numeri parlano chiaro: l'infarto è la prima causa di morte femminile, più dei tumori. Eppure, nella percezione collettiva, le malattie del cuore continuano a sembrare un problema “da uomini”.
Menopausa, cosa fare per evitare problemi al cuore
La parola chiave è consapevolezza. «La menopausa è un passaggio naturale, ma è anche il momento in cui diventa essenziale ascoltare il proprio corpo e prendersene cura», ricorda la dottoressa Picardo. Controllare periodicamente pressione, colesterolo, glicemia e peso corporeo è un gesto di responsabilità verso sé stesse. Ancora di più per chi soffre già di ipertensione, diabete o sindrome metabolica.
A questo si affianca lo stile di vita. Bastano 30 minuti al giorno di attività fisica moderata, come una camminata a passo sostenuto, per migliorare la circolazione e mantenere il cuore allenato. Una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e grassi “buoni”, contribuisce a tenere sotto controllo il colesterolo. E non va dimenticato il sonno, spesso trascurato: dormire bene aiuta a ridurre lo stress e a regolare gli ormoni che influenzano pressione e metabolismo. Vietatissimo, invece, il fumo di sigaretta: è tra i nemici più pericolosi per il cuore, in ogni fase della vita, e con esso il consumo di alcool che per le donne incide in misura maggiore rispetto agli uomini sulla salute globale.
«Un ruolo importante, in questa fase, lo ha anche il ginecologo, che accompagna la donna lungo tutto il percorso della menopausa», ricorda l’esperta. «È la figura di riferimento non solo per i disturbi ormonali, ma anche per la prevenzione più ampia: durante la visita ginecologica, è utile affrontare anche il tema della salute del cuore, valutando insieme la necessità di ulteriori controlli cardiologici o la possibilità di una terapia ormonale sostitutiva, se indicata».
Le terapie che possono aiutare
Tra le strategie di supporto, la terapia ormonale sostitutiva (TOS) può rappresentare un valido alleato anche per il cuore. «Gli estrogeni, assunti in quantità controllate, contribuiscono a mantenere elastiche le arterie e a regolare il metabolismo dei grassi, replicando in parte la protezione naturale dell’età fertile», assicura la dottoressa Picardo. In altre parole, possono aiutare a ridurre i rischi legati al calo ormonale, anche sul piano cardiovascolare.
Prima di iniziare una terapia, però, serve sempre una valutazione accurata: età, storia clinica, familiarità e condizioni generali vanno considerate con attenzione per stabilire se la TOS è appropriata e quale formulazione sia più adatta (orale, cerotto, gel o vaginale).
Negli ultimi anni, tra le diverse opzioni di terapia ormonale sostitutiva, si parla molto degli ormoni bioidentici. «Si tratta di molecole chimicamente identiche a quelle prodotte naturalmente dal corpo, come l’estradiolo o il progesterone», specifica l’esperta. «Vengono ottenute in laboratorio a partire da precursori vegetali, fito-ormoni derivati dalla soia o da piante come il trifoglio rosso, e sono disponibili sia in farmaci industriali approvati con dosaggi standard sia in preparazioni galeniche personalizzate, realizzate in farmacia su prescrizione medica». Le principali società scientifiche raccomandano cautela nell’uso di questi prodotti e sollecitano che vengano impiegati solo quando vi sia una chiara indicazione clinica e sotto stretto controllo medico.
«Essendo identici dal punto di vista molecolare agli ormoni prodotti dal nostro corpo, si legano ai recettori naturali e attivano risposte fisiologiche simili a quelle endogene», aggiunge la dottoressa Picardo. «Questo può favorire una migliore tollerabilità in alcune donne, ma non significa che la terapia sia priva di rischi: anche gli ormoni bioidentici richiedono un’attenta valutazione medica, dosaggi appropriati e monitoraggi regolari. Nelle mani dello specialista, tuttavia, rappresentano uno strumento efficace e personalizzabile per affrontare i cambiamenti della menopausa in modo più armonico e sicuro».
Quando invece emergono problemi come colesterolo o glicemia elevati, la soluzione non è mai solo ormonale: serve un approccio multidisciplinare, che coinvolga anche cardiologo, endocrinologo e nutrizionista.
Un’attenzione particolare va riservata ai casi di menopausa precoce, in cui la perdita anticipata della protezione estrogenica espone il cuore a un rischio maggiore nel lungo periodo. In questi casi, il ginecologo può valutare un trattamento ormonale mirato per ridurre gli effetti del calo precoce e tutelare la salute cardiovascolare nel tempo.
«La menopausa non è la fine di nulla, ma l’inizio di una nuova fase di equilibrio», conclude la dottoressa Picardo. «È il momento di rallentare, ascoltare i segnali del corpo e fare spazio a nuove attenzioni. Il cuore, del resto, è il centro di tutto: batte, si adatta, resiste. E se curato con costanza, sa restare forte, anche quando gli ormoni cambiano ritmo».
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