prebiotici

Il termine prebiotico sta a indicare un gran numero di sostanze organiche presenti negli alimenti prevalentemente (ma non esclusivamente) di origine vegetale, come gli oligosaccaridi fermentabili, che sono in grado di favorire la crescita della flora microbica intestinale in quanto ne fungono da substrato nutritivo. La principale funzione consiste nel favorire la crescita di microrganismi […]



Il termine prebiotico sta a indicare un gran numero di sostanze organiche presenti negli alimenti prevalentemente (ma non esclusivamente) di origine vegetale, come gli oligosaccaridi fermentabili, che sono in grado di favorire la crescita della flora microbica intestinale in quanto ne fungono da substrato nutritivo. La principale funzione consiste nel favorire la crescita di microrganismi probiotici, per esempio i bifidobatteri, che normalmente costituiscono la flora intestinale. I prebiotici sono sostanze di origine alimentare non digeribili che, se somministrate in quantità adeguata, portano beneficio al consumatore grazie alla promozione selettiva della crescita e/o dell’attività di uno o più ceppi batterici, già presenti nel tratto intestinale ma che possono essere assunti anche contestualmente al prebiotico.


Tipi di prebiotici

  • Frutto-oligosaccaridi (FOS): sono oligosaccaridi a catena corta costituiti da D-fruttosio e D-glucosio; sono prebiotici molto utilizzati anche in associazione con probiotici in alimenti o integratori (in tal caso la dose è di 10 g al giorno).
  • Inuline: sono carboidrati che appartengono alla classe dei fruttani; si ottengono dalle radici della cicoria e del carciofo di Gerusalemme.
  • Isomalto-oligosaccaridi: si formano per trasformazioni enzimatiche, sono presenti in numerosi integratori soprattutto in Giappone e negli Stati Uniti.
  • Lattilolo: in Europa è impiegato come dolcificante, in Giappone è usato come prebiotico; negli Stati Uniti, invece, è impiegato solo a livello sperimentale.
  • Lattosaccarosio: anch’esso ottenuto per trasformazione enzimatica, è usato soprattutto in Giappone e, in misura minore, negli Stati Uniti.
  • Lattulosio: è un disaccaride formato da D-fruttosio e D-lattosio. È venduto come farmaco per il trattamento della costipazione e dell’encefalopatia epatica. In Giappone è impiegato come prebiotico.
  • Pirodestrine: attualmente sono ancora in fase sperimentale.
  • Oligosaccaridi della soia: sono commercializzati in Giappone e negli Stati Uniti.
  • Transgalatto-oligosaccaridi: sono costituiti da una miscela di oligosaccaridi costituiti da D-galattosio e da D-glucosio; sono commercializzati anche in Europa.
  • Xilo-oligosaccaridi: commercializzati principalmente in Giappone, si stanno diffondendo anche sul mercato statunitense ed europeo.

I soli prebiotici per i quali siano disponibili studi clinici significativi sono i fruttani. Questi includono l’inulina, sia naturale sia ottenuta per idrolisi enzimatica, e i fruttoligosaccaridi di sintesi. L’inulina è definita come un carboidrato costituito quasi esclusivamente da unità b-(2-1)fruttosil-fruttosio.


Storia dei prebiotici

I prebiotici, secondo la definizione di Gibson e Roberfroid (1995), «sono sostanze non digeribili di alcuni alimenti che hanno un’azione benefica sull’ospite promuovendo la crescita di una o più specie batteriche considerate utili per l’uomo». Si tratta di fibre idrosolubili, non gelificanti tra le quali le più studiate sono i polisaccaridi non amidacei o b-glucani, i fructani e i frutto-oligosaccaridi (FOS), il più noto tra i quali è l’inulina. Studi su neonati allattati al seno hanno evidenziato che la predominanza di batteri non patogeni nella flora intestinale è dovuta principalmente ad alcune componenti del latte materno, in particolare agli oligosaccaridi, che sono zuccheri complessi indigeribili ma che operano da substrato per vari ceppi batterici. Gli oligosaccaridi hanno quindi un effetto prebiotico:si è visto, infatti, che, mantengono il loro effetto benefico aumentando in modo naturale il numero dei lattobacilli nella flora intestinale.


Effetti e possibile utilizzo clinico dei prebiotici

Il ruolo principale dei prebiotici è quello di creare un nutrimento intestinale favorevole allo sviluppo di batteri ad azione probiotica, ovvero utili all’ospite. È opinione diffusa che gli alimenti ricchi di fibre, ovvero di carboidrati non digeribili, siano i responsabili di un’azione sequestrante i minerali (per esempio sodio, calcio, magnesio e ferro), determinata da una riduzione del loro assorbimento. Al contrario, i fruttani inulino-simili, sono risultati in grado di implementare l’assorbimento di questi minerali attraverso un’azione osmotica che richiama acqua nell’intestino e determina l’aumento del volume di fluido nel quale i minerali possono dissolversi. Questi carboidrati, attraverso la fermentazione, acidificano l’ambiente intestinale, determinando un aumento delle concentrazioni di minerali in forma ionizzata, in particolare Ca2+ e Mg2+, oltre a instaurare delle condizioni favorevoli alla diffusione passiva. Gli effetti dei fruttani inulino-simili sul metabolismo lipidico sono stati sinora studiati prevalentemente su modelli animali: numerosi studi condotti sui ratti riportano la riduzione dei livelli sierici dei trigliceridi. Alla base di questo effetto sono stati ipotizzati due possibili meccanismi:

  • effetti metabolici di acidi grassi a corta catena;
  • abbassamento dei livelli plasmatici di insulina e della glicemia. [P.P.]