Intervista a Barry Sears: Dieta Zona, la chiave della longevità

Il professor Barry Sears ha appena ultimato un tour scientifico in diverse città italiane per promuovere uno dei sistemi alimentari più famosi al mondo



222025

Bisogna aggiungere vita agli anni, non solo anni alla vita. A dirlo è un noto aforisma, adottato anche da Barry Sears, il padre della Dieta Zona, che di recente ha organizzato un tour scientifico in diverse città italiane.

Fra le tappe, il congresso internazionale “La nutrizione negli anni duemila”, promosso dall’Ordine nazionale dei biologi a Roma, dove il biochimico americano è tornato a illustrare la sua seguitissima strategia alimentare, in grado di ridurre l’infiammazione nell’organismo e ripararne i danni.



Professore, ha ideato la Dieta Zona oltre 30 anni fa. Nel frattempo è cambiata?
I pilastri sono rimasti immutati. Sin dall’inizio, la Dieta Zona si è concentrata sulla riduzione degli eicosanoidi, un gruppo di ormoni che possono accendere la cosiddetta infiammazione cronica di basso grado, un processo silente e asintomatico che alla lunga ha importanti ripercussioni sull’intero organismo, al punto da essere associato all’insorgenza di diabete, cardiopatie e malattia di Alzheimer.


Com’è possibile?
Tra i vari effetti, gli eicosanoidi favoriscono e amplificano l’insulino-resistenza, cioè una mancata capacità delle cellule di rispondere all’insulina. Questo meccanismo comporta una tendenza all’aumento di peso, ma anche un maggiore rischio di sviluppare patologie croniche. Non a caso, i primi test della Dieta Zona sono stati effettuati su atleti professionisti, con elevati livelli di infiammazione a causa dell’allenamento intenso: il miglioramento dello loro performance può essere attribuito proprio alla riduzione dell’infiammazione.


E cosa ne dice la scienza?
Oltre 35 studi clinici hanno dimostrato la superiorità della Dieta Zona sulle altre nel ridurre l’infiammazione. Tra l’altro, il mio modello alimentare è pressoché identico a quello suggerito dal Joslin Diabetes Center, il più grande centro di ricerca sul diabete al mondo, affiliato all’Università di Harvard, per il trattamento del diabete di tipo 2.


Meno infiammazione significa maggiore longevità?
Sì, ma longevità in salute, cioè in assenza di malattie. L’infiammazione silente, infatti, può diventare una condizione permanente nell’organismo. Intorno agli organi interni si forma tessuto cicatriziale (fibrosi), che rimpiazza gradualmente quello sano e compromette la corretta funzionalità dei vari distretti del corpo. In più, le cellule diventano senescenti, per cui non riescono più a proliferare e perdono le normali funzioni fisiologiche.


I danni si possono recuperare?
La Dieta Zona può attivare in maniera selettiva il sistema immunitario per neutralizzare o addirittura eliminare le cellule senescenti. In alcuni studi, questa eliminazione si è rivelata in grado di far regredire molte condizioni patologiche croniche con la conseguente rigenerazione di nuovi tessuti.


Dieta Zona e mediterranea sono compatibili?
Hanno molti punti in comune: entrambe privilegiano il consumo di frutta e verdura e l’uso dei grassi monoinsaturi, come l’olio extravergine di oliva o la frutta in guscio. La differenza sta nel fatto che la Dieta Zona limita il consumo di cereali e amidi, sostituendoli con quantità ancora maggiori di frutta e verdura.


Come si differenzia la sua dieta da regimi alimentari come la Dieta Low Carb o la chetogenica?
Il mio non è un regime chetogenico: contiene più carboidrati che proteine (frutta e verdura sono carboidrati). Aspetto fondamentale, perché il cervello necessita di una certa quantità di glucosio al giorno, circa 120 grammi, per mantenere la massima efficienza. Alcuni studi pubblicati nel 2006 hanno dimostrato che la Dieta Zona è superiore a una dieta chetogenica sia dal punto di vista della perdita di peso e della massa grassa, sia nella riduzione dell’infiammazione.


Tre consigli
Assumete tre porzioni di frutta e verdura a ogni pasto, colazione compresa. A ogni pasto, inoltre, consumate una quantità di proteine magre (come carne bianca o pesce) pari a quella che potrebbe stare nel palmo della mano. Infine, aggiungete sempre una quantità moderata di olio extra vergine di oliva, circa due cucchiai da tè. Questa, in sintesi, è la Dieta Zona, la chiave della longevità.


E gli integratori? 

Sebbene la Zona sia una dieta molto efficace, può essere prezioso l’utilizzo costante di integratori antinfiammatori altamente concentrati e purificati (acidi grassi Omega-3 e polifenoli), derivati dai cosiddetti super cibi, come pesce, alghe, verdure e spezie.

Tutte le strategie messe a punto da Barry Sears sono descritte nel suo ultimo libro, Positive Nutrition: i pilastri della longevità, edito da Sperling & Kupfer (18 €), che applica il pensiero positivo anche alla dieta, che non va vissuta come privazione, ma come un’aggiunta di cibi utili per vivere meglio e più a lungo.


Evviva il movimento

Accanto all’alimentazione, la Dieta Zona esorta a praticare una regolare attività fisica, se possibile quotidiana, per un totale di 100 minuti a settimana di allenamento aerobico più una seduta di forza muscolare e mobilità articolare da inserire sempre nell’arco dei sette giorni. Questo esercizio costante, da abbinare a tecniche antistress, come yoga, meditazione e corretta respirazione, collabora con le regole dietetiche nel controllare l’infiammazione silente, mantenendola entro una “zona” di valori né troppo alti né troppo bassi.


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Articolo pubblicato sul n. 47 di Starbene, in edicola dal 5 novembre 2019



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