Paura di guidare: che cos’è l’amaxofobia e cosa fare

La paura di guidare interessa soprattutto i giovani che hanno da poco preso la patente. Un vero e proprio blocco psicologico, che si traduce in sintomi fisici, tra cui ansia e tremori. Ecco cosa fare



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Tra le paure più diffuse e invalidanti, che impattano negativamente sulla qualità della vita, c’è la cosiddetta amaxofobia, la paura di guidare. Un problema tutt’altro che raro, che interessa soprattutto i giovani che hanno da poco preso la patente o che si iscrivono a scuola-guida ma poi, sperimentando la difficoltà di stare al volante, rinunciano all’esame di ammissione. Un vero e proprio blocco psicologico, che durante la guida si traduce in sintomi fisici quali tremori, palpitazioni, sudorazione o veri e propri attacchi di panico. Da che cosa deriva quasta fobia e come riacquistare fiducia nelle proprie capacità di driver?


La sindrome dell’ipercontrollo

«Le persone affette da amaxofobia presentano una sindrome da ipercontrollo, nel senso che hanno una personalità molto rigida, strutturata su comportamenti sempre uguali e prevedibili per cercare di mitigare uno stato d’ansia costante. La ripetizione, infatti, è rassicurante», spiega il dottor Antonio Bitetti, psicologo e psicoterapeuta, già docente a contratto all’Università Roma 3 e autore del libro Emozioni, comportamento e controllo (IEB editore, 28 euro).

«Tutto deve svolgersi secondo regole e procedure codificate, molto rigide e incapaci di contemplare l’imprevisto come variabile umana. Va da sé che guidare diventa un gesto complicato e pieno di potenziali insidie perché la strada è fonte di continui imprevisti: un’auto che sbuca da destra all’improvviso, il camion che ti sorpassa, il conducente davanti che inchioda, il pedone che attraversa la strada correndo, senza andare sulle strisce pedonali...Tutte queste situazioni, che fanno normalmente parte del traffico, eludono le maglie del controllo di chi è affetto da amaxofobia, che così si sente privo di “sponde” a cui aggrapparsi, in balìa di uno stress dietro l’altro da dover fronteggiare con una prontezza di riflessi un po’ carente. E poiché non è possibile programmare nel dettaglio un tragitto in auto, il giovane (o la giovane) rinuncia a guidare per non doversi ritrovare di fronte a incognite fortemente ansiogene».

In genere l’aspirante patentato si sente al sicuro solo quando ha il suo fianco l’istruttore di scuola guida: sa che questo “secondo pilota” è pronto a intervenire in ogni istante, grazie ai doppi comandi di cui è dotata l’auto. Ma appena prova a dover guidare da solo, invece di assaporare il piacere della libertà e lasciarsi andare agli automatismi appresi (avvio, frizione, marce, freno), viene paralizzato dalla paura di non saper gestire la situazione, di fare incidenti o addirittura di investire qualcuno, arrecando danni a sè stesso e agli altri. Fatto che puntualmente inficia la prestazione automobilistica perché più una persona guida rigida e contratta, attenta a controllare le distanze o la minima inclinazione dello specchietto, più va in tilt alla prima difficoltà che si presenta. Pensiamo a chi, in preda al panico, guida a venti chilometri all’ora o, avvistando il semaforo giallo, si ferma 500 metri prima. Il tamponamento è dietro l’angolo.


La scarsa stima di sè

Ma perché un ragazzo o una ragazza si ritrovano a “fasciarsi la testa” con manie da ipercontrollo? «Le ragioni sono diverse e affondano nella prima infanzia, quando si struttura la personalità», risponde il dottor Antonio Bitetti. «Innanzitutto occorre vedere se l’amaxofobia si presenta da sola o è associata ad altre fobie come la paura dell’aereo, dei ponti, dei viadotti, dei piani alti, dell’ascensore e delle gallerie. A volte, infatti, si è in presenza di un disturbo della personalità fobico-ossessivo, in cui la tendenza a controllare tutto investe molti ambiti. La paura di volare, per esempio, è legata al fatto che il passeggero non può in nessun modo intervenire a modificare il corso delle cose. Se in alta quota si manifestano delle turbolenze può solo restare seduto con le cinture allacciate aspettando che passino. Questo senso di impotenza e di mancato controllo genera forti sensazioni di ansia, e le “manovre di evitamento” adottate ne sono la diretta conseguenza. Se so che una situazione per me è ansiogena, la evito di default».

A monte c’è sempre una mancanza di stima in sé stessi, nella proprie capacità e competenze. È come se l’amaxofobico non si ritenesse mai degno di fare una certa cosa. Come se si autoconvincesse che non è in grado, che non ce la può fare. Questa svalutazione del proprio “sè” più profondo cela spesso delle dinamiche depressive che spetta allo psicoterapeuta indagare, investigando anche sul nocciolo delle relazioni familiari. Depressione e totale mancanza di autostima, infatti, vanno spesso a braccetto.


Quale tipo di psicoterapia

Rassegnarsi alle proprie fobie e rinunciare all’autonomia data dal saper guidare? No, non bisogna arrendersi ai propri limiti, ma imparare gradatamente a superarli mettendosi nelle mani di un esperto della psiche. «L’amaxofobia risponde molto bene alla psicoterapia di tipo congnitivo-comportamentale, che fa emergere dal profondo le paure irrazionali, nonché le idee disfunzionali che sostengono certi comportamenti», puntalizza il dottor Antonio Bitetti.

«Queste paure e queste idee devono trovare un libero canale di espressione, per essere poi smantellate a una a una e sostituite con delle idee più funzionali alla guida. Di base, la paura di sentirsi inadeguato, di non essere “all’altezza di...” deve lasciare il posto a una nuova fiducia in sè stessi e nelle proprie capacità. Perché solo se ci si sente sicuri dei propri gesti e della proprie emozioni, la mania del controllo e la corazza mentale che si è costuita intorno si allentano. Certo, non bastano due parole di incoraggiamento. Occorre intraprendere un percorso strutturato, con due sedute di psicoterapia alla settimana per alcuni mesi, al fine di sciogliere i nodi della psiche. Per allentare la morsa della paura, è importante che lo psicoterapeuta adotti un approccio integrato, che preveda anche delle tecniche di rilassamento come il training autogeno». Solo se riacquisterà una fiducia globale in sè stesso, grazie a questo mental training, chi è affetto da amaxofobià riscoprirà il piacere di guidare, scivolando sull’asfalto con la piena padronanza del mezzo.


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