Doping (diretto e indiretto)
Secondo la definizione ufficiale, si parla di doping per qualsiasi “metodo o sostanza vietati, usati al fine di modificare la prestazione dell’atleta”.
È interessante notare come si è arrivati a questa definizione: all’inizio vi era solo la parte finale della frase, ovvero contava solo il fatto che si modificasse la prestazione, ma in seguito sono state poste ragionevoli eccezioni. In effetti, non si potevano considerare realmente illecite tutte le sostanze: basti pensare ai nutrienti, che possono interferire positivamente sulla performance consentendo di non avere cali delle prestazioni in conseguenza di sete o fame, ma che non si possono certo considerare doping. Altra importante eccezione riguarda i farmaci antinfiammatori (FANS), che potrebbero modificare il rendimento riducendo gli effetti negativi nel caso di una sollecitazione violenta o ripetuta, come accade in alcune specialità sportive. La definizione originaria si è quindi irrigidita con la creazione di un elenco di sostanze o metodi vietati, in modo da evitare malintesi. In realtà di questi malintesi ne sono poi sorti molti, come conseguenza dell’evoluzione scientifica che sintetizza nuove sostanze, con effetti conosciuti o nuovi, che hanno notevoli ripercussioni sulla performance.
Alla luce di ciò, l’unica strada è così diventata quella di revisionare continuamente e aggiornare attentamente l’elenco delle sostanze che possono intendersi come “dopanti”: periodicamente (ogni 6 mesi) l’elenco viene modificato e gli allenatori, o i medici o l’atleta stesso, possono informarsi tramite il sito www.coni.it o quello internazionale della WADA (World Anti Doping Agency). L’Italia, col suo nuovissimo laboratorio, è diventata la seconda nazione al mondo (dopo gli USA) per numero di controlli (12.000 l’anno).
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