Chirurgia oftalmologica
Branca chirurgica che tratta le malattie del globo oculare e dei suoi annessi (muscoli oculomotori, palpebre).
Indicazioni
La chirurgia oftalmologica può essere suddivisa in tre branche, a seconda della regione dell’occhio trattata.
La chirurgia del segmento anteriore si pratica in caso di lesione alla cornea, all’iride o al cristallino: cataratta (opacizzazione del cristallino), affezioni della cornea (forti miopie), glaucoma (aumento della pressione intraoculare). La chirurgia del segmento posteriore tratta essenzialmente il distacco della retina (separazione dei due foglietti retinici per trasudazione dell’umor vitreo).
La chirurgia degli annessi interviene sui muscoli oculomotori (situati tra il globo oculare e le ossa dell’orbita), in particolare nello strabismo, e sulle palpebre in caso di anomalie quali ptosi (caduta della palpebra superiore), ectropion (rovesciamento di una palpebra verso l’esterno), entropion (ripiegamento verso l’interno), tumori.
Tecniche
Si distinguono la chirurgia a globo aperto (apertura dello strato esterno dell’occhio), caratterizzata da un rischio infettivo più elevato e da una cicatrizzazione lenta, e la chirurgia a globo chiuso, che interviene, per esempio, sugli annessi del globo oculare. Indipendentemente dalla tecnica adottata, la chirurgia oftalmologica richiede sempre un’anestesia.
L’anestesia locale, sufficiente per gli interventi sulle palpebre, consiste nell’iniettare l’anestetico nel punto esatto dell’operazione. L’anestesia regionale si pratica quando è necessario rendere insensibile tutto l’occhio e si ottiene iniettando l’anestetico in prossimità dei nervi, dietro l’occhio.
L’anestesia generale è una pratica sistematica nei bambini e frequente negli interventi eseguiti sul segmento posteriore o sui muscoli.
La chirurgia oftalmologica, delicata e precisa, ha tratto grandi benefici dall’introduzione del microscopio operatorio (microchirurgia).
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