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Come scegliere le scarpe da running

Vuoi comprare le scarpe nuove per correre? Qui ti aiutiamo nella scelta. Il modello giusto tiene conto del tipo di corsa e della conformazione del piede

Foto: iStock



Certo, una volta ai piedi devono piacerti. Ma occorre soprattutto che le scarpe da running abbiano caratteristiche tecniche ben precise per rendere la corsa sicura e anche più piacevole. Con la consulenza di Roberto Nava, coach del team Women in Run, vediamo allora come orientarsi tra i tanti modelli presenti sul mercato e fare la scelta giusta.


Le 4 qualità-base per una buona scarpa per correre

In termini assoluti, la scarpa da running deve rispondere a queste caratteristiche fondamentali.

1. Leggerezza: meno pesano, più ti agevolano nello sforzo. È quindi una proprietà da considerare soprattutto se ti cimenti sulle distanze più lunghe.

2. Flessibilità: la capacità di adattarsi bene al piede favorisce una corsa naturale. Per allenamenti più efficaci e sicuri.

3. Protezione: devono difendere il piede dai microtraumi dovuti ai continui impatti con il terreno, preservando l’integrità di caviglie, ginocchia e colonna vertebrale.

4. Controllo: cioè la capacità di compensare i difetti d’appoggio.

«Purtroppo, la calzatura sportiva perfetta non è ancora stata inventata», osserva Roberto Nava. «I modelli leggeri, per esempio, sono meno protettivi, mentre quelli flessibili perdono in controllo». L’obiettivo è allora trovare il miglior compromesso sulla base di caratteristiche ed esigenze personali.



Un aiuto tecnologico per scegliere la scarpa da running giusta

Per una scelta “su misura”, un aiuto arriva anche dalle moderne tecnologie. «Oggi diversi store specializzati hanno un tapis roulant collegato a una videocamera che analizza tutti i dettagli del modo di correre, a partire dall’appoggio. In base ai dati raccolti, il negoziante può così fare una prima selezione tra i modelli, proponendo solo quelli più adatti», spiega Roberto Nava.

In linea generale, le scarpe da running si suddividono nelle seguenti categorie, indicate anche dai siti di e-commerce: A1 (superleggere, ideali per chi fa gare su strada); A2 (intermedie, adatte se sei già allenata e non sei una runner in sovrappeso); A3 (massimo ammortizzamento, scelta classica per chi inizia a correre e magari ha qualche chilo in più), A4 (stabili, presentano dei supporti per i pronatori) e A5 (trail running, studiate per lo sterrato).

A questa catalogazione se ne affianca poi una nuova: «Per chi corre su strada le aziende hanno ridotto le classi ad “ammortizzate” (con intersuola alto e protettivo), “reattive” (corrispondenti alle intermedie) e “veloci” (per le gare)».


La scarpa da corsa alla prova del piede

Individuata la categoria tra cui scegliere le tue nuove scarpe da running, diventano poi fondamentali le sensazioni avvertite alla calzata.

«Con le stringhe ben allacciate, devi sentire il piede avvolto in ogni suo punto: senza costrizioni o compressioni, ma nemmeno spazi vuoti. In pratica, calzatura e piede devono risultare un tutt’uno».


Quanti chilometri fai?

È anche importante valutare la distanza media delle tue uscite. «Se sei una runner ben allenata, abituata a correre a una buona andatura, la scelta migliore sono le scarpe “leggere” e “reattive”. Queste calzature, però, sono indicate per allenarsi al massimo sui 10 km; andare oltre potrebbe aumentare i rischi di ritrovarsi con qualche “dolorino”. Per chi si cimenta invece sulle lunghe distanze, sono consigliate le scarpe “ammortizzate”, studiate per ridurre al minimo i micro-traumi e sostenere lo sforzo», puntualizza Roberto Nava.

Che fornisce poi un ultimo consiglio: «Poiché i programmi di allenamento prevedono spesso un’alternanza di distanze, l’ideale sarebbe avere due paia diverse di scarpe. Uno per le uscite brevi; l’altro adatto invece alla corsa di fondo».


Il rodaggio non serve più

Quando compri un paio di scarpe da running nuove vale sempre la vecchia raccomandazione di usarle qualche volta prima di un impegno atletico importante. Ma non per farle adattare al piede: «Il classico “rodaggio” non esiste più, perché oggi i modelli sono tutti pronti all’uso», dice Roberto Nava.

«Tuttavia, è sempre consigliabile qualche uscita dedicata a riconoscere reazioni e sensazioni del piede e più in generale del corpo alle nuove calzature».




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Articolo pubblicato sul numero 12 di Starbene in edicola dal 3 marzo 2020


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