Il ritorno della filosofia. Perché questa disciplina ci fa stare bene

Dai festival alle trasmissioni televisive fino ai podcast: è il trionfo della filosofia, l’arte della riflessione, oggi in versione pop



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di Barbara Gabbrielli


Una disciplina antica che sempre di più parla a un pubblico contemporaneo, ha audience da influencer e format hi tech. Sì, questo è il momento d’oro della filosofia.

Alla portata di tutti e rivista secondo canoni moderni. L’esempio più soprendente? Il nuovissimo canale podcasting “Action! Pensiero in azione” (gratis su Spotify): ogni giorno, in un minuto e mezzo, Raffaele Tovazzi, filosofo esecutivo (l’equivalente del chief philosopher officer attivo in molte aziende americane), fornisce un aforisma tratto dagli insegnamenti dei grandi filosofi del passato per aiutare gli ascoltatori, per esempio, a migliorare la gestione dello stress o la resilienza.

E non è il solo esempio di come questa materia aulica sia diventata ora l’elisir esistenziale delle masse. Basta dare un occhio ai numeri di presenze ed eventi che macina il FestivalFilosofia di Carpi, Modena e Sassuolo (un'immagine nella foto qui sopra) dal 2001, anno di fondazione, all’ultima edizione, si è passati da 34mila a 192mila visitatori in tre giorni, arrivati da tutt’Italia per assistere a lezioni e laboratori. Con i giovani in prima linea, il 25% del pubblico.


Il pensiero ci distingue dai robot

Siamo tutti diventati aspiranti pensatori? «La rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo è talmente veloce e spiazzante che non capiamo più che ruolo ha l’essere umano», interviene Tovazzi. «L’unico modo che abbiamo per distinguerci dalla robotica è coltivare il nostro pensiero e metterlo in atto».

A ben guardare, infatti, la speculazione è spalmata un po’ ovunque. Dal web, dove ogni giorno il servizio di Google news produce almeno cinque o sei notizie contenenti la parola “filosofia” alla televisione, con il programma Lessico familiare, in onda la scorsa primavera su Rai3: a condurlo lo psicoanalista Massimo Recalcati, quattro puntate dedicate agli archetipi della società (padre, madre, figlio e scuola). La prima ha totalizzato 860mila spettatori, tantissimi per un programma di nicchia, per giunta in seconda serata.

E all’Università Bocconi, tempio della formazione per futuri bussinessman, è stato istituito un corso di “critical thinking”, gestito proprio da un filosofo.


La filosofia ci serve per affrontare meglio la vita

A farsi largo tra la gente è un sistema filosofico alleggerito. «La scienza con cui il grande pubblico entra in contatto è diversa da quella accademica», spiega Duccio Demetrio, filosofo e fondatore della Libera Università dell’autobiografia di Anghiari.

«Parla di noi, delle persone in carne e ossa, e cerca di offrire gli strumenti per vivere la quotidianità nel modo migliore». E cosa meglio della filosofia, l’arte della riflessione, del sapere critico? «Stimola l’approfondimento. Questo avviene non perché offra consigli o ricette preconfezionate», aggiunge Demetrio. «Bensì perché aiuta a porsi delle domande su temi esistenziali: la vita, la morte, il tempo, ma anche il dolore, la medicina. Cercare risposte a questi “perché” fa crescere, visto che non si rimane fermi sulle proprie convinzioni». Non a caso, chiosa Daniele Francesconi, direttore del FestivalFilosofia: «Il successo pop di questa disciplina è dovuto al bisogno di accedere a un’educazione permanente attraverso le parole dei maestri contemporanei».



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Articolo pubblicato sul n. 42 di Starbene in edicola dal 2/10/2018



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