Primo Soccorso

Disturbi generali
Terapia farmacologica
Una volta escluse le cause di sanguinamento dovute a malattie sistemiche o a terapie in atto, è possibile impostare una terapia farmacologia da utilizzare sempre e in modo razionale non solo nelle forme a base funzionale ma anche in molte situazioni a base organica (miomi, adenomiosi), prima di ricorrere a un eventuale intervento chirurgico; quest’ultimo rimane ancora la terapia di prima scelta in caso sia necessario perfezionare la diagnosi di un’alterazione endouterina (polipo, con intervento isteroscopico).
Nelle menorragie funzionali di lieve entità è possibile ridurre il sanguinamento e il dolore che spesso lo accompagna con farmaci antinfiammatori; quando questi non sono sufficienti è possibile ricorrere, previo controllo e indicazione medica, a farmaci procoagulanti che arrestano il sanguinamento. Molto utilizzati, se non vi sono controindicazioni al loro impiego, sono i composti ormonali, come progesterone per 12-14 giorni al mese, dopo l’ovulazione, oppure la pillola estroprogestinica. Nel caso di metrorragie disfunzionali, il farmaco di prima scelta rimane il progestinico, somministrato per 12-14 giorni al mese (dal 14° al 27° giorno dall’inizio del flusso mestruale), o in alternativa, se non vi sono controindicazioni, la pillola estroprogestinica per 21 giorni al mese con 7 giorni di sospensione. Nella fase menopausale, con concomitante presenza di fibromi uterini, può essere molto utile l’inserimento della IUD (o spirale) a base di ormoni (levonorgestrel), per controllare gli squilibri ormonali e le perdite ematiche irregolari che ne derivano. Se questi sanguinamenti persistono malgrado la terapia farmacologica si deve ricorrere alla chirurgia, con eventuale distruzione dell’endometrio per via isteroscopica (raschiamento), oppure all’asportazione dei fibromi, o infine all’asportazione totale dell’utero.
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