di Alessandra Litrico
Se la parola "dieta" evoca in te rigide restrizioni e sensi di colpa, preparati a scoprire una prospettiva completamente nuova sul rapporto con il cibo. In un panorama spesso dominato da regole alimentari ferree e promesse di risultati rapidi, emerge un approccio gentile e profondamente connesso con il nostro corpo: l'alimentazione intuitiva.
Ma in che cosa consiste? Ne parliamo con Laura Cimino, endocrinologa e nutrizionista, che ci guida in questo viaggio alla scoperta di un'alimentazione più consapevole e serena.
Cos’è esattamente l’alimentazione intuitiva e come si differenzia dalle diete tradizionali?
«L’alimentazione intuitiva, sviluppata da Evelyn Tribole ed Elyse Resch, autrici di Intuitive eating, propone un approccio che incoraggia le persone a seguire i propri segnali corporei per decidere cosa e quanto mangiare, piuttosto che seguire regimi dietetici restrittivi.
L’alimentazione intuitiva si basa su dodici principi fondamentali, che invitano a seguire i segnali interni di fame e sazietà, piuttosto che rispettare regole esterne su cosa o quando mangiare. A differenza delle diete tradizionali, che spesso limitano fortemente alcuni alimenti o gruppi alimentari, l’alimentazione intuitiva promuove il consumo di una vasta gamma di cibi, incoraggiando un approccio flessibile e personalizzato».
Quali sono i principi fondamentali dell'alimentazione intuitiva e quali benefici a lungo termine può apportare in termini di benessere fisico e mentale?
«Prima di tutto, bisogna riconoscere i segnali di fame: imparare a differenziare tra fame fisica e fame emotiva. Studi dimostrano che le diete restrittive possono creare una disconnessione dai segnali naturali del corpo, causando un aumento della fame emotiva. Occorre fare pace con il cibo: abbandonare il concetto di cibi “buoni” e “cattivi” e saziarsi, ossia mangiare fino a sentirsi soddisfatti.
Bisognerebbe imparare a gustare il cibo, il che si traduce nell’essere presenti durante i pasti, per apprezzare il sapore e la consistenza degli alimenti. Il rispetto del proprio corpo è fondamentale, ossia accettarlo e rispettarlo, indipendentemente dalla forma o dal peso, evitando il culto della magrezza ed evitando di misurare la propria autostima in base ai numeri sulla bilancia. La pressione sociale per essere magri può aumentare il rischio di disturbi alimentari. Anche il movimento è importante ed è utile soddisfare questo bisogno con l’attività fisica, che dovrebbe essere legata al divertimento, piuttosto che alla punizione.
Infine, occorre avere chiaro il valore della nutrizione: apprezzare l’importanza di alimenti nutrienti senza obblighi, comprendendo il potere nutrizionale dei cibi senza creare pressioni. L’alimentazione intuitiva può offrire numerosi benefici, tra cui il miglioramento dell’immagine corporea, riducendo l’ossessione per il peso e il cibo; riduzione dello stress alimentare, eliminando la pressione associata a restrizioni e diete rigide; migliore autoregolazione, con lo sviluppo di un maggiore controllo dell’appetito e delle preferenze alimentari. Inoltre, favorisce un approccio equilibrato e piacevole nei confronti del nutrirsi».
Diete tradizionali: perché spesso falliscono nel lungo periodo e quali sono i potenziali rischi legati a regimi alimentari troppo rigidi o restrittivi?
«Le diete tradizionali spesso falliscono a lungo termine per la loro difficile sostenibilità nel tempo, dato che si ritorna a un recupero del peso (effetto yo-yo). Inoltre, le diete tradizionali possono generare ansia e sensi di colpa legati al cibo, oltre che comportare carenze nutrizionali, soprattutto nel caso di diete fai-da-te. Infine, possono contribuire all’insorgenza di disturbi alimentari, depressivi o ansiosi».
In quali casi specifici l'alimentazione intuitiva può essere un approccio più efficace e consigliabile rispetto a una dieta tradizionale?
«L’alimentazione intuitiva può essere particolarmente efficace per chi riporta storie di diete yo-yo o per le persone che hanno provato diverse diete senza risultati duraturi. Si tratta di un approccio opportuno anche per coloro che hanno una relazione problematica con il cibo: pensiamo, ad esempio, a chi ha vissuto ansia o colpe relative al cibo. L’alimentazione intuitiva, inoltre, si confà a coloro che nutrono un desiderio di maggiore libertà alimentare e che vogliono smettere di seguire rigide regole alimentari».
Esistono controindicazioni o situazioni in cui una dieta strutturata potrebbe essere più appropriata?
«Ci sono situazioni in cui una dieta strutturata potrebbe essere più appropriata, come nel caso di disturbi alimentari: pensiamo alle persone con anoressia o bulimia, che necessitano di un intervento più specifico. E ancora, persone che versano in condizioni mediche specifiche, come malattie metaboliche o allergie gravi che richiedono un piano dietetico specifico e controllato».
Consigli pratici: come iniziare un percorso di alimentazione intuitiva in modo sano e consapevole?
«Intraprendere un percorso di alimentazione intuitiva è un viaggio che inizia con il desiderio di comprendere profondamente questo approccio. Il primo passo fondamentale è quindi l'educazione: è essenziale informarsi sui principi cardine che la governano, magari immergendosi nella lettura di libri dedicati che ne svelano le fondamenta e i benefici.
Parallelamente a questa fase di apprendimento teorico, diventa cruciale iniziare ad ascoltare attivamente il proprio corpo. Questo significa sviluppare la capacità di riconoscere e prendere nota dei sottili ma chiari segnali di fame che ci indicano quando abbiamo bisogno di nutrimento, e di quelli di sazietà, che ci comunicano quando siamo appagati.
Una volta che si inizia a sintonizzarsi con queste sensazioni interne, il passo successivo, spesso liberatorio, è la rimozione delle restrizioni autoimposte. È il momento di abbandonare la mentalità che etichetta i cibi come permessi o proibiti, buoni o cattivi, e di concedersi finalmente il permesso di mangiare ciò che si desidera, con libertà e senza sensi di colpa.
Per facilitare questo processo di riconnessione e consapevolezza, un utile alleato è la pratica della mindfulness applicata all'alimentazione. Imparare a mangiare con piena attenzione, assaporando ogni boccone, concentrandosi sui sapori e sulle proprie sensazioni fisiche ed emotive durante il pasto, è un esercizio potente.
Come superare le sfide iniziali nel passaggio da una mentalità di "dieta" a un approccio più flessibile e basato sull'ascolto di sé?
«Come ogni cambiamento significativo, anche l'adozione dell'alimentazione intuitiva può presentare delle sfide. È fondamentale armarsi di pazienza e riconoscere che modificare schemi mentali radicati richiede tempo, impegno costante e gentilezza verso sé stessi. Non si tratta di una trasformazione immediata, ma di un percorso graduale di apprendimento e riscoperta. Iniziare un percorso di alimentazione intuitiva è un viaggio personale che richiede autocompassione e apertura mentale. Seguendo questi principi e suggerimenti, è possibile costruire una relazione più sana e sostenibile con il cibo, promuovendo il benessere sia fisico che mentale».
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