Aglio: perché fa bene e come assicurarsi i suoi benefici

Protagonista di tante ricette, l’aglio è una vera miniera di benefici. Ma l’ideale sarebbe consumarlo crudo, con qualche accorgimento salva-alito



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Si odia o si ama. Con l’aglio non ci sono vie di mezzo, perché il suo sapore pungente non si accontenta di restare in secondo piano. Capace di regalare carattere anche ai piatti più monotoni, questo bulbo prende spesso il sopravvento e lascia un “ricordo” che persiste a lungo in bocca. Ma lungi dall’essere solo un grande protagonista della cucina, l’aglio è anche un concentrato di virtù per la salute: «Spesso ricerchiamo benefici in zenzero, curcuma e altri ingredienti che non appartengono alla nostra tradizione culinaria, scordando invece il patrimonio nostrano, tramandato dai nonni. L’aglio ci rientra a pieno titolo, perché rappresenta una delle piante medicinali più consumate in Italia», racconta la dottoressa Valeria Papa, biologa nutrizionista.


Quali sono i benefici

Innanzitutto, l’aglio è un antibiotico naturale, perché agisce come un potente battericida. «Ma rispetto agli antibiotici di sintesi, che non sanno distinguere i batteri “cattivi” da quelli “buoni”, l’aglio non altera la flora batterica positiva a livello intestinale, ma al contrario la nutre e la ristabilisce. In altre parole, svolge l’azione dei comuni antibiotici ma senza i loro effetti collaterali», precisa l’esperta. In più, questo bulbo è un antimicotico, cioè combatte le infezioni fungine.

«Nei periodi di maggiore stress psicofisico oppure dopo un repentino cambio di temperatura, non è così raro manifestare episodi di candidosi, sia a livello orale che vaginale. L’aglio è in grado di uccidere il fungo che ne è responsabile, contrastando la sintomatologia». Recenti studi hanno dimostrato inoltre la sua capacità di prevenire e ridurre le placche aterosclerotiche, ovvero quei depositi di colesterolo che iniziano a “sporgere” all’interno dei vasi sanguigni e ne riducono il calibro, ostacolando il deflusso del sangue e arrivando talvolta a ostruirne totalmente il passaggio: «Per farlo, l’aglio agisce sul colesterolo, in particolare sulla sua frazione LDL, impedendogli di depositarsi e in più fluidifica il sangue: un toccasana per chi soffre di problemi cardiovascolari».


Quali batteri uccide l'aglio

Tornando alla questione patogeni, l’aglio rappresenta un antibiotico ad ampio spettro, per cui agisce sulla maggior parte dei batteri, ma ovviamente – rafforzando il sistema immunitario – può contrastare anche i virus, come quelli dell’influenza o del comune raffreddore. Ci sono poi studi epidemiologici che hanno dimostrato come l’aglio contenga molecole solforate, a cui si deve il caratteristico profumo e sapore (tra cui la più nota, l’allicina), che sono in grado di prevenire o ritardare lo sviluppo di molti tumori. Ciò significa non solo che il consumo regolare di aglio è in grado di ridurre significativamente il rischio di tumore (in particolare a stomaco, esofago, colon, retto, pancreas, mammella, prostata e polmone), ma anche che – sotto forma di integratore per avere una formulazione più concentrata – può agire come un chemioterapico naturale.


L'ideale è mangiarlo crudo: come fare

Per beneficiare di tutte queste virtù, bisognerebbe consumare l’aglio a crudo (in quanto la cottura le riduce) e a stomaco vuoto: «Assunto prima di colazione, è in grado di contrastare tutti i batteri e le tossine che accumuleremo nel corso della giornata, per cui svolge un’azione preventiva».

Per chi non ne ama il sapore, le formulazioni in compresse sono una valida alternativa? Dipende dall’effetto che vogliamo ottenere. «Per esempio, se dobbiamo contrastare una candidosi orale, è importante assumerlo tal quale, perché le compresse finiscono direttamente nello stomaco, mentre qui occorre che le proprietà si estrinsechino già nella prima digestione in bocca».

A questo punto, come sbarazzarsi dell’alito cattivo dopo averlo mangiato? «Si può assumere un infuso di menta o eucalipto, bere un tè allo zenzero, sgranocchiare una mela o masticare qualche seme di cardamomo oppure qualche foglia di prezzemolo fresco», suggerisce la dottoressa Papa.


Quanti spicchi di aglio al giorno si possono consumare

Uno spicchio di aglio al giorno è sufficiente per assicurarci il pieno di virtù. «Si potrebbe anche assumere mezzo spicchio la mattina, prima di colazione, e un altro mezzo la sera, prima di andare a letto. Non è necessario che lo spicchio venga consumato intero in un’unica assunzione». Meglio evitarlo del tutto invece durante la gravidanza, perché il suo consumo potrebbe accentuare le nausee tipiche delle future mamme.


Quando fa male

Per il resto, non ci sono particolari controindicazioni, anche se l’aglio è sconsigliato a chi soffre di ulcere, gastriti e altri disturbi gastrici, perché stimola la secrezione di acido cloridrico da parte dello stomaco, aumentandone l’acidità. «Attenzione anche in caso di colite e ovviamente di allergia, che normalmente si manifesta con diarrea, vomito e nausea, ma anche attraverso eruzioni cutanee pruriginose, eczema e respiro sibilante», avverte la dottoressa Papa.


Come usare l'aglio per dimagrire

Spesso si legge che l’aglio può svolgere anche un effetto dimagrante. Verità o leggenda? «L’aglio non fa dimagrire in quanto tale, però migliora il metabolismo perché ristabilisce la flora batterica intestinale, disintossica fegato e pancreas, elimina l’infiammazione, pulisce i reni. Tutto questo consente all’organismo di lavorare meglio, per cui la linea potrebbe giovarne», precisa l’esperta.

«Non esiste un alimento brucia-grassi: è l’alimentazione nel complesso a fare la differenza. E ciò significa seguire ogni giorno una dieta varia, dove l’aglio rappresenta solo uno dei tanti tasselli». Un’ultima curiosità? Una ricerca dell’Università di Louisville (Stati Uniti) afferma che consumare abitualmente aglio migliora la memoria e contrasta il calo delle capacità cognitive tipico dell’invecchiamento. Il “superpotere” sembra spettare al disolfuro di allile, che contribuisce a creare una buona flora intestinale, che a sua volta stimolerebbe una memoria di ferro. Un motivo in più per portarlo in tavola.


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