Storia vera: “Ho curato la psoriasi con i bagni nel bosco”

Serena, dopo alcuni eventi che avevano rivoluzionato la sua vita, si è ammalata. Ma grazie all’acqua termale ha cancellato l’irritazione e le bollicine sulla pelle



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Testo raccolto da Daniela Luisa Luciani


La protagonista della nostra storia è Serena Torri, 46 anni, psicologa. La sua storia dimostra quanto le malattie come la psoriasi, con forte componente psicologica, possano essere scatenate da stress acuti. Nel suo caso la morte del padre, il trasloco e la decisione di chiudere un lungo fidanzamento.


Mi chiamo Serena, ho 46 anni e sono nata in provincia di Siena. Ho due fratelli più grandi e, fino a 19 anni, ho vissuto in famiglia. Finito il liceo classico, ho sentito la necessità di cambiare ambiente: volevo stimoli nuovi che la mia routine non sapeva più darmi. Così, al momento di scegliere la facoltà, ho optato per una che mi consentisse di trasferirmi in una grande città e mi sono iscritta a psicologia, a Roma. All’inizio facevo la pendolare, poi ho iniziato a condividere un appartamento con altri studenti, raggiungendo quell’indipendenza che era diventata un’esigenza forte.


Il periodo di libertà è durato poco

Ho passato dei bei momenti a Roma. Ogni due o tre settimane rientravo a casa, vedevo gli amici e poi tornavo alla mia vita nuova, impegnativa ma appagante. Tutto è continuato così fino a quando, purtroppo, mio padre è stato colpito da delle ischemie cerebrali che lo hanno costretto all’immobilità, togliendogli addirittura la possibilità di parlare e deglutire in maniera autonoma. Allora ho deciso di correre in aiuto di mia madre, proseguendo gli studi da casa, fino a laurearmi nell’ottobre ’98. A gennaio un ultimo ictus colpiva papà rivelandosi fatale.


I primi sintomi sull'unghia

Qualche settimana dopo il funerale ho deciso anche di chiudere una lunga storia che non funzionava più. Insomma, non mi sono fatta mancare nulla a livello di stress in quel periodo. Non a caso, proprio in concomitanza con questi grandi cambiamenti della mia vita, ho avuto il primo episodio di psoriasi, localizzata sull’unghia del mignolo di una mano.

Non avevo capito cosa fosse ma quando, dopo aver interessato anche l’anulare, quegli strani segni si sono presentati sulle altre dita, ho deciso di rivolgermi a un centro ospedaliero specializzato, dove mi è stata diagnosticata una psoriasi ungueale da trattare localmente, con una specie di smalto al cortisone. Nel giro di qualche mese tutto si era risolto. Per un anno, poi, la mia vita è trascorsa tranquillamente e senza nuovi episodi della malattia.

Nel 2000 ho conosciuto Riccardo, siamo andati a vivere insieme quasi subito e dopo circa un anno e mezzo ci siamo sposati. Ho trovato lavoro, nel 2005 è nata Dora a cui è seguita Vittoria. Subito dopo la nascita della seconda bimba, abbiamo deciso di cambiare vita: la grande città non era fatta per una famiglia come la nostra, avevamo esigenze diverse da quando avevamo messo su casa insieme, io e Riccardo. Volevamo vivere in campagna, a contatto con la natura e siamo venuti a stare in Toscana, al confine con l’Umbria, non troppo distanti dai luoghi della mia infanzia.


Poi il fastidio alla gamba

Complice il trasloco, la gestione di due bimbe piccole e mia madre che purtroppo iniziava a stare poco bene, ho passato un nuovo periodo di forte stress psicofisico. In contemporanea si è manifestato un incessante prurito per la comparsa di bollicine sulla pelle diventata secca, localizzate sulla gamba sinistra. Quando mi grattavo, la zona si gonfiava e diventava calda, innescando un circolo vizioso di prurito e irritazione molto fastidiosi.

Per due mesi ho resistito, sperando che passasse tutto col tempo ma poi, vedendo che la situazione non solo non migliorava ma che l’area interessata si era anche estesa, mi sono recata dal medico che mi ha diagnosticato nuovamente la psoriasi, questa volta localizzata all’arto inferiore. La cura prevedeva l’uso di una pomata al cortisone. La crema faceva regredire il fastidio e diminuire il prurito, ma seccava ancora di più la pelle e, interrompendo le applicazioni, il problema si ripresentava tale e quale.


La scoperta delle vasche termali

Erano intanto trascorse le vacanze natalizie, la primavera si avvicinava e, avendo cambiato casa, i nostri amici romani iniziarono a venirci a trovare. Durante quelle visite, per far conoscere loro il nuovo ambiente in cui vivevamo, li avevamo portati alle terme tra i boschi di Bagni San Filippo. Per tre volte ci eravamo recati a fare i bagni nelle acque termali e inaspettatamente, avevo provato un certo sollievo e notato un miglioramento della psoriasi sulla gamba. La parte si sgonfiava e non mi prudeva più.

Al terzo bagno c’era stata una ulteriore regressione di tutta la sintomatologia. Fu allora che andai a curiosare su internet. La mia intuizione era giusta: scoprii infatti che alcune acque termali favoriscono la guarigione dei sintomi legati alla psoriasi.


La scomparsa dei disturbi

Dopo essermi resa conto che il segreto dei miglioramenti stava nell’acqua e averne chiesto conferma al medico, mi sono recata da sola, nelle tre settimane successive e per due volte a settimana, presso le vasche termali nel bosco. Immergevo la gamba per circa un’ora.

Ho ripetuto la procedura per una decina di volte: tutto è scomparso e, per mettere alla prova l’efficacia risolutiva del “trattamento”, ho provato a interrompere i bagni. In effetti, è passato tutto per non ricomparire più. Ormai, avendo capito il nesso fra la guarigione e i benefici dell’acqua termale, se dovesse ripresentarsi la psoriasi so che andrò di nuovo a curarmi alle mie vasche nel bosco.


UNA PATOLOGIA CHE AMA LE CURE DOLCI

La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica che colpisce, in Italia, più di 2 milioni di persone. Molti studi hanno dimostrato che si tratta di una patologia sistemica che coinvolge anche altri organi oltre alla pelle, dalle articolazioni all’intestino, ed è spesso associata a problemi cardiovascolari, ipertensione arteriosa e obesità. Ne esistono varie forme (info su adipso.it, sito dell’Associazione per la difesa degli psoriasici).

«È scientificamente dimostrato che l’acqua termale, come quella oligominerale composta da bicarbonato, calcio e magnesio, inibisce le molecole proinfiammatorie della psoriasi grazie alle sue proprietà immunomodulanti e antiflogistiche», spiega Stefania Farina, dermatologa e ricercatrice presso le Terme di Comano, in Trentino. «Oggi possiamo curare le forme lievi o moderate di psoriasi, che rappresentano circa il 70% dei casi.

Inoltre, grazie alle nostre ricerche, abbiamo scoperto che abbinare ai bagni la fototerapia produce effetti più efficaci sulle recidive, con notevoli benefici anche in caso di psoriasi del cuoio capelluto. Consigliamo in questi casi la balneo-fototerapia (24 bagni, di cui 12 sono passati dal Sistema sanitario nazionale) da effettuare in un anno. Prevedono l’immersione in singole vasche per 20 minuti, da abbinare a sedute di pochi minuti con lampade a raggi Uvb a banda stretta, da completarsi con l’assunzione di acqua termale in quantità che variano da un bicchiere fino a 2 litri al giorno».

È infatti fondamentale agire anche all’interno dell’organismo, proprio perché la psoriasi è una malattia sistemica, e quindi può disturbare anche organi come quelli dell’apparato digerente. La sua cura richiede quindi una multidisciplinarietà di competenze. «Ecco perché alle Terme di Comano abbiamo creato la Scuola della psoriasi, in cui il paziente viene supportato da dermatologi, ma anche da nutrizionisti e psicologi», conclude Farina (info: termecomano.it).


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Articolo pubblicato nel n° 3 di Starbene in edicola dal 2 gennaio 2019

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