di Angelo Piemontese
Al congresso dell’European Academy of Dermatology and Venereology, che si è tenuto a Vienna i primi di ottobre, è stato sottolineato come i nuovi farmaci contro la psoriasi, riconosciuta malattia non trasmissibile grave nel 2014 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, siano capaci di agire sulla placche in tempi molto brevi, fino a farle scomparire. Si tratta di farmaci biologici, a base di anticorpi monoclonali.
Nel nostro Paese questa patologia interessa dal 2 fino al 4% della popolazione, se si considerano le forme lievi, vale a dire più di un milione e mezzo di persone.
Per saperne di più sulla psoriasi, continua a leggere. Scoprirai anche come agiscono i nuovi farmaci biologici.
CHE COS’È LA PSORIASI
La psoriasi è una malattia cronica non contagiosa che colpisce la pelle e che insorge a causa del mal funzionamento del sistema immunitario, che invia segnali difettosi accelerando il ciclo di crescita delle cellule e sviluppando un processo infiammatorio, che coinvolge tutto l’organismo.
La forma più comune, la psoriasi a placche, si manifesta con arrossamento della pelle e aree ispessite coperte da squame di colore grigiastro, dovute alla morte delle cellule cutanee, che spesso provocano prurito e bruciore e possono rompersi e sanguinare.
Oltre ai problemi fisici, la psoriasi provoca disagi psicologici nei malati, con ripercussioni sulla qualità della vita di tutti i giorni e le relazioni sociali. Basti pensare a chi ha le placche sul palmo delle mani, alle sue difficoltà a maneggiare le cose, a stringere la mano alle altre persone.
«Avere le placche della psoriasi sulle mani è percepito dai malati con preoccupazione maggiore rispetto, per esempio, ad avere una grossa placca sul tronco, che però non vede nessuno», afferma la professoressa Ketty Peris, direttore dell’Unità operativa complessa di dermatologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli di Roma.
LE PLACCHE SPARISCONO IN 4 SETTIMANE
Nelle nuove terapie si distinguono gli anticorpi monoclonali, cioè ottenuti con tecniche di ingegneria genetica e identici tra loro perché derivati da cloni originati da un’unica cellula.
Diciassette lavori scientifici esposti al congresso hanno messo in evidenza l’azione di Ixekizumab: testato su 7.800 malati ha dimostrato di liberare la pelle dalle placche in otto pazienti su dieci dopo 12 settimane di trattamento.
«È un farmaco con elevata efficacia e permette di avere una risoluzione della malattia in tempi brevi, addirittura in 4 settimane», spiega la dottoressa Peris.
«Per la prima volta, infatti, parliamo di efficacia al 90% nella scala che in dermatologia si usa per valutare la gravità della malattia, continua l’esperta. «La posologia, inoltre, è uguale per tutti i soggetti, mentre con i precedenti farmaci, in particolare con l’anti TNT Alfa (uno dei primi farmaci biologici), si andava per chilo di peso. E ha un alto profilo di sicurezza: con gli anti TNF Alfa bisognava sorvegliare che non comparissero epatiti e tubercolosi, in questo caso abbiamo effetti collaterali molto meno gravi come infezioni cutanee facilmente gestibili».
BENEFICI ANCHE PER CHI HA PROBLEMI A CAMMINARE
Molti pazienti affetti da psoriasi (dal 6 al 17%) che colpisce i palmi delle mani e le piante dei piedi presentano serie difficoltà nei movimenti e nel camminare, con ripercussioni sulla qualità della vita.
Anche per loro c’è una buona notizia. Da uno degli studi presentati al Congresso di dermatologia di Vienna dal professor Alan Menter, del Baylor University Medical Center di Dallas, è emerso un altro effetto importante. Gli studiosi hanno notato, infatti, che le nuove cure procurano notevoli miglioramenti alla deambulazione, già nelle prime due settimane di trattamento.
COME FUNZIONA IL NUOVO FARMACO
Gli studi sulla psoriasi cutanea hanno permesso di capire che nell’infiammazione cronica è coinvolta anche l’interleuchina 17A, una proteina che in questa patologia viene prodotta in eccesso.
L’anticorpo monoclonale Ixekizumab si lega selettivamente all’interleuchina 17A, fermando la sua azione infiammatoria. «Un farmaco capace di bloccare questa proteina è una vera innovazione», afferma la dottoressa Peris.
«Le terapie con i farmaci biologici hanno una durata che varia a seconda del paziente, quindi il trattamento è personalizzato: per alcuni può durare anche più di due anni, ma per altri anche meno».
LE MALATTIE CORRELATE ALLA PSORIASI
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che chi soffre di forme gravi di psoriasi ha un rischio più elevato di sviluppare malattie cardiovascolari, come l’infarto oppure è più frequentemente affetto da sindrome metabolica, cioè obesità e diabete di tipo 2 (quello non insulino resistente).
Questo avviene perché si crea un circolo vizioso, in cui la psoriasi e le altre malattie citate si “mantengono” a vicenda, anche se non sappiamo ancora bene chi inizia prima», dice la dottoressa Peris. «Per esempio, il tessuto adiposo libera interleuchine, che agiscono negativamente sulla psoriasi perché mantengono l’infiammazione dell’organismo».