Artrosi: le donne le più colpite

L’artrosi è una malattia degenerativa che evidenzia una forte predilezione per il sesso femminile



L’artrosi del ginocchio è una patologia molto diffusa: si stima che il disturbo interessi circa il 50% delle persone di età superiore ai 65-70 anni, anche se la condizione può insorgere anche prima (ovvero nella fascia di età compresa fra i 55 e i 65 anni) nei casi di soggetti che hanno sempre svolto un’intensa attività sportiva.

In caso di esordio più giovanile, il problema evidenzia una maggiore prevalenza nel sesso maschile, mentre quando la condizione si correla all’età, evidenzia una predilezione per il sesso femminile.


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Secondo le stime a disposizione, su dieci pazienti con artrosi del ginocchio solo due sono di sesso maschile: le donne, infatti, sono quelle che più degli uomini sviluppano osteoporosi, una condizione che determina una decalcificazione ossea e che quindi peggiora i problemi connessi con la degenerazione determinata dall’artrosi, con un forte peggioramento nel dolore e una marcata riduzione della mobilità.

A causa del forte dolore, responsabile della progressiva limitazione nel movimento, chi soffre di artrosi del ginocchio vede ridursi la propria qualità di vita: va considerato inoltre che, se non correttamente approcciata, con il tempo questa condizione rischia di portare il paziente all’immobilità e a un lento, ma inesorabile isolamento.

Per questo motivo, al di là dell’età di insorgenza, è importante intervenire sul problema in maniera adeguata.

Chi soffre del problema deve cercare di mantenere nella norma il proprio peso corporeo: un peso eccessivo infatti, anche intuitivamente parlando, aumenta la pressione che il ginocchio deve sostenere, sfiancandolo e rendendolo sempre più dolorante.

Per gli sportivi, ma anche per chi a causa del proprio lavoro mette a dura prova l’articolazione del ginocchio, è consigliabile effettuare regolarmente ginnastica fuori carico, esercizi di stretching e in acqua.

Non andrebbero usati farmaci non ufficialmente riconosciuti e neppure fare un uso eccessivo di antinfiammatori, poiché gastro-lesivi e potenzialmente ipertensivi.

Oggi però esiste la possibilità di impianto di protesi davvero su misura per ogni paziente: prima di operare, infatti, viene fatta una TAC (acronimo di Tomografia Assiale Computerizzata) che studia l'osso, permettendo all'ingegnere e al chirurgo di adoperare una serie di scelte esclusive per quel ginocchio e per quel paziente.

Come spiega il dottor Mario Manili Socio della Società di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) e Consulente presso il Centro Chirurgico Toscano di Arezzo e la Clinica Villa del Rosario di Roma, «dopo anni di trattamento non chirurgico con lo scopo di preservare, il paziente chiede al chirurgo di cambiare strategia. Purtroppo non è possibile intervenire subito con la protesi, perché queste hanno una durata di circa 20 anni, a seconda dell'uso che se ne fa. Si presuppone, quindi, che un intervento del genere a 70 anni non richiederà successivamente una revisione, mentre a 50 anni un successivo miglioramento è altamente probabile».

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