Polisonnografia, come funziona l’esame per controllare il sonno

Chi non riesce a risolvere i problemi con il proprio riposo deve rivolgersi ai Centri di medicina del sonno e sottoporsi alla polisonnografia, un esame innocuo e decisivo che oggi si può fare anche a casa. Ecco come si esegue



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La polisonnografia è un esame non invasivo che serve a monitorare le varie fasi del sonno quando qualcosa non funziona nel nostro riposo.

«Si può fare presso un Centro del sonno e in regime di SSN: innanzitutto in quello che noi specialisti chiamiamo laboratorio del sonno, con un breve ricovero, oppure in reparto ospedaliero (di solito in neurologia), ma anche a casa con un apparecchio apposito portatile», spiega Luigi Ferini Strambi, uno dei pionieri in questo campo.

«La differenza fra l’esame eseguito in laboratorio e quello in un letto di degenza del reparto è che nel primo caso (più intimo e con poche stanze) si videoriprende anche il comportamento del paziente, oltre a monitorarlo con gli apparecchi che valutano molti parametri».


Quattro tipi di esami su misura per valutare il sonno

Abbiamo quindi 4 possibilità da scegliere per ogni paziente: o il polisonnogramma più le videoriprese da effettuarsi nel laboratorio del sonno, o il polisonnogramma portatile da usare anche in movimento sia in reparto (se la registrazione va fatta per più notti) che a casa, o la polisonnografia finalizzata a valutare la respirazione (nel proprio letto).

Infine, il monitoraggio actigrafico: l’actigrafo è una specie di orologio che registra la veglia e il sonno per diversi giorni (sempre a casa).

Ma il fatto di dormire in un ospedale non altera i risultati? «Per questo si fa in genere la notte di adattamento: una prima che viene trascorsa per far abituare il paziente alla nuova situazione, e la seconda per registrare il sonno», spiega il neurologo.


Che cosa si misura con l'esame del sonno

Sotto la sorveglianza dei medici del sonno e dei tecnici, chi passa la notte in reparto è sottoposto alla registrazione di diversi parametri (ecco perché parliamo di “polisonnogramma”), da quelli respiratori ai cardiovascolari, ma anche quelli inerenti all’attività cerebrale, tramite l’elettroencefalogramma.

«Il paziente non deve prendere alcun farmaco, se non quelli che utilizza abitualmente per le sue eventuali patologie, che non vanno sospesi proprio per non alterare gli esiti del test. Per fare una polisonnografia non si induce quindi il sonno, si monitora quello che avviene in condizioni naturali», precisa l’esperto.

Viene quindi fatto un elettro-encefalogramma molto approfondito con elettrodi che vengono posizionati in zone strategiche della testa (in modo anche da non dare fastidio durante il riposo, e aumentano di numero a seconda di cosa il medico vuole valutare nel singolo caso).

«Registriamo anche i movimenti delle braccia e delle gambe, per valutare l’attività motoria. Non verifichiamo quindi solo come il soggetto dorme, ma dobbiamo anche individuare tutte le possibili cause di frammentazione del sonno», spiega il professore.

L’indicazione principe per prescrivere questo esame è per studiare non solo l’insonnia, ma anche per valutare le attività particolari che una persona può fare durante il sonno. Per esempio il sonnambulismo, ma anche delle eventuali crisi epilettiche.

E se ci sono certi “sogni agitati”, cioè quei casi in cui il paziente sembra vivere il sogno durante la fase Rem (quella dei Rapid Eye Movements, caratterizzata da movimenti oculari involontari): questi sogni sono in genere molto agitati poiché il soggetto deve “difendersi” da qualcuno che cerca di aggredirlo.

«Questo disturbo può essere spia di patologie neurologiche che si manifestano a distanza di anni, e colpisce soprattutto gli uomini dopo i cinquanta. In questi casi, invece di avere la normale “paralisi” muscolare tipica del sonno Rem, la persona si agita particolarmente e “vive” il sogno», spiega Ferini Strambi.


Quando puoi fare il test del sonno a casa

Per altri disturbi del sonno come la sindrome delle gambe senza riposo il test si può eseguire in laboratorio o addirittura a casa.

«Si testano le situazioni in cui il paziente racconta di non dormire più bene e si usa un registratore portatile». Bisogna vedere cosa succede anche durante la giornata? Occorre farlo per più giorni? Allora la polisonnografia in questi casi assomiglia all’Holter, quell’apparecchio che misura i parametri cardiaci per un po’ di giorni e durante le nostre normali attività. «Se dobbiamo valutare solo la presenza di apnee, generalmente non c’è bisogno di mettere gli elettrodi in testa perché monitoriamo solo l’attività cardiaca e respiratoria».


L’AGENDA-OROLOGIO HI-TECH DEL SONNO

Chi soffre di mal di testa ricorrenti fa il diario degli attacchi. L’allergico si segna riniti, starnuti e reazioni strane ai cibi. Persino chi ha una febbre ricorrente oggi ha delle app dedicate. E per il sonno? Si va dalle funzioni specifiche previste da molti telefonini che monitorano il riposo agli orologi hi-tech.

«Non sostituiscono gli esami classici certo, ma possono talvolta fornire informazioni importanti  sia per un sospetto diagnostico sia per il proseguo dei controlli del paziente dopo gli esami specifici, anche per vedere gli effetti di una terapia», commenta il professor Luigi Ferini Strambi.

«Attraverso questi device puoi ottenere uno storico del riposo del paziente. Le varie tecnologie a disposizione oggi sono in genere di buona qualità e quindi utili anche come informazioni aggiuntive per lo specialista: un po’ come la misurazione casalinga della pressione con i vari bracciali automatici, destinata poi alla valutazione del medico di base o del cardiologo».

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