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Occhio secco: le novità per contrastare il problema

Surriscaldamento globale e inquinamento ormai “rubano” le lacrime a un numero crescente di persone. Ecco le ultime soluzioni per contrastare con efficacia il problema

Foto: iStock



Bruciore, lacrimazione scarsa, sensazione di corpo estraneo, secchezza oculare, persino disturbi della visione: è la Sindrome dell’occhio secco, o Dry eye syndrome (Des). Secondo gli ultimi dati la diffusione del problema è in preoccupante aumento. Si stima che ne soffra ormai il 25% della popolazione sopra i 50 anni e che gli esordi del disturbo si manifestino sempre prima. Le ragioni di questa “epidemia”?

«I cambiamenti climatici, l’aumento medio della temperatura e la riduzione dell’umidità interferiscono sempre di più con lo stato di salute dell’occhio», spiega il dottor Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro ambrosiano oftalmico (Camo) e del Centro italiano occhio secco (Cios), il polo di ricerca e cura dedicato proprio a questa patologia.

«Aggiungiamo che il Pm 10 (particolato di dimensioni inferiori o uguali a 10 micrometri) e, in generale, tutto ciò che compone e si definisce come smog, nuoce agli occhi. Da non sottovalutare, poi, l’assottigliamento dello strato dell’ozono, con la conseguente diminuzione del potere filtrante delle radiazioni ultraviolette che, velocizzando l’evaporazione del film lacrimale, creano un elemento di secchezza oculare in più».


C’è anche l’inquinamento indoor

«Oggi le nostre case sono perfettamente isolate. Questo consente un risparmio energetico e un aumento del comfort, ma dal punto di vista oculistico è uno svantaggio perché gli spifferi consentivano il ricambio dell’aria», commenta l’esperto.

«Inoltre da quando abbiamo la luce artificiale ovunque e usiamo continuativamente dispositivi informatici, i nostri occhi sono più fissi: sbattiamo meno le palpebre e c’è una minor lubrificazione», continua il dottor Buratto.


I tre strati del “film”

Ma per capire meglio come si sviluppa la sindrome occorre analizzare da vicino il film lacrimale. È composto da tre strati: uno lipidico (che ha la funzione di lubrificare le palpebre e ritardare l’evaporazione dello strato acquoso), uno mucoide (che ha funzione protettiva e antibatterica), e uno acquoso (umetta e lubrifica il globo oculare).

«L’aumentata evaporazione del film e una ridotta produzione di lacrime scatenano la Des», spiega Buratto. «Il problema nasce soprattutto da una riduzione o da una chiusura delle ghiandole che producono la parte grassa della lacrima. Se si riesce a evitarlo è più difficile che la lacrima evapori».


La diagnosi richiede esami specifici

«Se durante la visita oculistica di routine ci accorgiamo che il paziente ha l’occhio secco, facciamo un controllo più approfondito, in cui misuriamo la quantità e la qualità della lacrima e la sua distribuzione sull’occhio», spiega il dottor Buratto. «Questa visita ha una durata superiore, ci sono più esami e bisogna fare molte domande al paziente.

Se per un normale controllo occorrono circa 20 minuti, un check per l’occhio secco dura almeno 35-40 minuti. Gli esami sono la biomicroscopia digitalizzata, che consente di studiare la superficie anteriore dell’occhio e il film lacrimale, l’interferometria del film lacrimale, che ne valuta lo strato lipidico e il Test di Schirmer, con cui si determina la quantità di lacrime.


Si interviene su più fronti

«In molti casi si può migliorare notevolmente la situazione facendo 2-3 volte al giorno impacchi tiepidi con una garza imbevuta di acqua e malva, bicarbonato o acqua borica, che sciolgono il grasso e facilitano la fuoriuscita della parte sebacea», spiega l’oculista.

«Importante, poi, bere con più frequenza, ammiccare di più, fare piccole pause chiudendo gli occhi 10 secondi ogni tanto. Se non bastasse, vanno aggiunte le lacrime artificiali monodose. Infine occorre curare l’alimentazione: deve fornire carotenoidi, vitamine B3, B6, B12, Omega 3… Come procurarseli? Basta seguire la dieta mediterranea», raccomanda l’esperto.


Farmaci vecchi e nuovi

Nei casi più complessi, di solito l’oculista prescrive corticosteroidi topici e a volte le tetracicline. «Ma anche la ciclosporina può essere utile, in casi selezionati», spiega il dottor Buratto. «Oggi esiste anche la formulazione in collirio, che è l’ultima novità farmacologica, frutto delle più recenti ricerche».


Visite ed esami gratis

Il Centro italiano occhio secco (Cios) organizza la Campagna nazionale di prevenzione e diagnosi della Sindrome dell’occhio secco, assieme all’Università dell’Insubria (VA), in 15 centri di eccellenza presenti su tutto il territorio italiano.

L’iniziativa, sostenuta dal Ministero della salute durerà dall’8 maggio al 15 giugno. «Chi ha problemi di secchezza oculare può registrarsi su centroitalianoocchiosecco.it e fissare una visita gratuita nel centro più vicino», spiega il dottor Buratto.



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Articolo pubblicato nel n° 21 di Starbene in edicola dal 7 maggio 2019

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