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Disturbi della retina: perché si ammala e come proteggere gli occhi

La retina può alterarsi in seguito all’età, a geni mutati o a malattie quali il diabete. Ecco come proteggere la sua salute

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Svolge un ruolo fondamentale nella visione perché è una sorta di pellicola fotografica in cui si imprimono le immagini. La retina è una delicata struttura che riveste quasi tutta la parete interna dell’occhio: se si altera, in seguito a patologie di vario tipo, può arrivare a causare la cecità. Fondamentale, dunque, la diagnosi precoce e la cura tempestiva delle affezioni di questa membrana così importante.

Ecco come riconoscere le tre forme più comuni di retinopatia e le soluzioni più innovative per mettere in salvo la vista.


1. LA DEGENERAZIONE MACULARE SENILE

È una malattia tipica degli “over 60” che colpisce la parte centrale della retina, chiamata macula. «Esistono due forme di Dmle (degenerazione maculare legata all’età): la forma secca o atrofica (80% dei casi) che porta a un lento e progressivo calo della vista, e la forma umida ed essudativa, che è meno frequente ma arreca danni in tempi rapidi», premette il dottor Lucio Buratto, oculista di fama internazionale e direttore del Centro ambrosiano oftalmico (Camo) di Milano.

«In entrambi i casi i principali fattori di rischio, oltre all’età, sono: la familiarità, il fumo, l’ipertensione arteriosa, l’esposizione prolungata agli ultravioletti e la sclerosi vascolare legata, per esempio, al colesterolo alto. I campanelli di allarme? La percezione distorta degli oggetti (righe storte, lettere e bordi degli oggetti deformati), seguita da una riduzione progressiva della visione centrale, della percezione dei colori e dei dettagli. Se si guarda una persona, ad esempio, la si vede come attraverso un vetro sporco mentre la qualità della vista periferica viene conservata».

Per recuperare una visione nitida occorre intervenire ai primi sintomi. «Nella forma secca, si utilizza un nuovo tipo di laser a nanosecondi, chiamato 2Rt. Questo trattamento induce sulla retina dei processi riparativi di tipo biologico e può fermare la progressione della malattia sin dalle fasi iniziali, salvaguardando quindi la vista», spiega il dottor Lucio Buratto. «Le forme umida-essudativa, caratterizzata da piccole emorragie interne alla retina che lasciano trasudare dei liquidi, si contrasta invece con le iniezioni intravitreali. Eseguite direttamente nell’occhio, rilasciano molecole farmacologiche anti-VEGF (vascular endothelial growth factor) mirate a ridurre l’attività vascolare, l’edema, l’infiammazione e l’essudato. Ne esistono di diversi tipi (tra le più nuove, aflibercept) e vanno ripetute spesso. In genere si inizia con un ciclo di tre mesi, un’iniezione al mese».


2. LA RETINOPATIA DIABETICA

La maggiore diffusione del diabete anche tra i quarantenni (in Italia si contano ormai più di 3 milioni di malati) ha portato negli ultimi anni a un drammatico aumento della retinopatia legata a questa malattia. Il diabete intacca la vascolarizzazione della retina, danneggiandola progressivamente nella sua parte centrale (macula), paracentrale o periferica.

Nel primo caso compaiono i disturbi visivi tipici della maculopatia, quali oggetti deformati, righe storte, colori poco nitidi, ipersensibilità alla luce. Se, invece, viene colpita la parte paracentrale o periferica i sintomi, più sfumati, vanno dalla stanchezza visiva alla fotofobia, dalla fatica a mettere a fuoco agli occhi arrossati.

«Chi soffre di diabete deve prevenire la retinopatia sottoponendosi, almeno una volta all’anno, a un’accurata visita oculistica corredata dal fondo dell’occhio (un esame semplice e indolore che consiste nell’osservarlo in profondità, dopo aver dilatato le pupille con un collirio), dalla fluorangiografia retinica (l’esame che valuta la microcircolazione) e dall’OCT, la tomografia a luce coerente che “scannerizza” la retina nei suoi strati», precisa il dottor Lucio Buratto.

«Se diagnosticata a uno stadio precoce, la retinopatia diabetica può essere arrestata grazie alla laserterapia (da una a quattro sedute). Il laser, infatti è efficace nel coagulare le aree ischemiche (dove non arriva sangue) della retina».


3. LA RETINITE PIGMENTOSA

È una forma ereditaria-evolutiva legata alla mutazione di alcuni geni. Porta ad alterazioni della vista dalla periferia verso il centro. A mano a mano che progredisce, il campo visivo si restringe, come se si osservasse il mondo da un obiettivo sempre più piccolo. Inoltre, viene compromessa la visione notturna, al punto che chi ne soffre arriva a non uscire più di casa alla sera.

«Essendo di origine genetica, può colpire anche a vent’anni e portare a ipovisione o cecità, per il danno subito dai fotorecettori e dal nervo ottico», spiega Matteo Cereda, professore a contratto di oftalmologia all’università di Milano-Ospedale Sacco. «Purtroppo non esiste una cura risolutiva. A seconda dei casi, si possono prescrivere neuroprotettori ad azione antiossidante, come il Q10, e complessi polivitaminici. Attualmente sono in corso protocolli di terapie sperimentali: quella che sfrutta il potere rigenerante delle cellule staminali, per sostituire i recettori retinici malati con recettori nuovi, o la cosiddetta terapia genica. Quest’ultima, che sta dando risultati promettenti, mira a sostituire o trattare i geni alterati con geni sani veicolati da virus-vettori».

L’importante, anche in questo caso, è agire il più tempestivamente possibile. La diagnosi precoce, dunque, resta fondamentale.


SOS DISTACCO RETINICO

Ultrasottile come un foglietto millimetrico, a volte la retina può andare incontro a distacco. Può succedere per un trauma (la classica “pallonata” nell’occhio), per una miopia elevata che la rende ancora più fragile e sottile o per pregressi interventi chirurgici (cataratta, glaucoma, trapianto di cornea) che hanno modificato i volumi interni.

«Nei punti di rottura si formano dei fori che provocano dei sintomi inequivocabili: lampi di luce, corpi mobili, “mosche volanti”. Inoltre può comparire una zona scura, come una tendina nera, nel campo visivo periferico». Se compaiono questi sintomi occorre recarsi subito al pronto soccorso. Qui, se viene diagnosticato un effettivo distacco, si procede subito all’intervento chirurgico di riaccollamento della retina, rapido e indolore.


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Articolo pubblicato sul n. 30 di Starbene in edicola dal 10/7/2018

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