Congiuntivite da mascherina: che cos’è e come prevenire

Fondamentali contro il Covid-19, le mascherine possono però causare fastidiosi disturbi, come la congiuntivite dovuta proprio a queste protezioni. I consigli dell’oculista



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Le mascherine, lo sappiamo, sono un dispositivo di protezione importantissimo per evitare il contagio da Covid-19. Fanno ormai parte della nostra quotidianità e ormai nessuno si dimentica di uscire di casa senza mascherina, come avveniva nei primi mesi della pandemia. Indossate per molte ore al giorno, possono però causare fastidiosi disturbi. Non ci riferiamo solo alla cosiddetta maskne, l’acne da mascherina che ha peggiorato la condizione di molti giovani affetti da dermatite e pelle grassa, ma anche alle congiuntiviti dovute proprio a queste necessarie ma un po’ insidiose protezioni. A che cosa sono dovute le congiuntivi da mascherina, e come prevenirle?


Perché le mascherine danno secchezza oculare

Il benessere visivo è assicurato dal film lacrimale che lubrifica e idrata la parte anteriore dell’occhio, composta dalla superficie esterna della cornea e dalla congiuntiva. Se la produzione lacrimale si riduce, o se le lacrime evaporano rapidamente, la persona lamenta tutti i sintomi che si accompagnano alla secchezza oculare: bruciore, rossore, fotofobia, sensazione di sabbia negli occhi e affaticamente visivo, specie se lavora al computer. Da qui il neologismo di MADE (Mask Assiociated Eye Dry), la secchezza oculare da mascherina.

«Il torto dei dispositivi di protezione è quello di alterare il processo di scambi gassosi (tra ossigeno e anidride carbonica), che avviene durante ogni atto respiratorio», spiega il professor Luigi Marino, oculista e docente di chirurgia refrattiva all’Università di Milano. «Quando espiriamo l’aria emessa dalla bocca e dal naso viene stoppata dalla mascherina e non può essere “buttata fuori” completamente. Così risale verso l’alto, facendo evaporare prima del previsto il film lacrimale. Chi porta gli occhiali se ne rende conto perché si ritrova molto spesso con le lenti appannate. È come se i nostri occhi fossero esposti al vento, a un flusso di aria continuo che resta intrappolato. Fatto che non solo secca di per sé le congiuntive ma riduce anche inconsciamente l’ammiccamento palpebrale, cioè quel gesto automatico che ci consente, “strizzando gli occhi”, di stimolare la secrezione del film. Più precisamente, si riscontra un ammiccamento incompleto, con la palpebra inferiore che non scende del tutto a toccare quella inferiore. E ciò fa sì che la lacrima evapori prima, rimanendo sulla superficie congiuntivale 5-6 secondi, invece dei 10-15 secondi della normale tempo di permanenza». In questo modo la cornea si “asciuga” e comincia a infiammarsi, provocando sintomi di intensità diversa da caso a caso ma comunque lamentati dall’80 per cento delle persone che indossano la mascherina all’aperto e dalla quasi totalità di chi la porta tutto il giorno in ambienti chiusi, quali l’ufficio o la scuola».


Se la mascherina è fuori misura

Vi sono poi persone che non indossano mascherine di dimensioni adatte al loro viso. A volte sono troppo larghe, e scendono verso il basso lasciando scoperto il naso (e allora addio protezione!). Altre volte sono un po’ piccole e strette, e vengono indossate quasi a ridosso delle palpebre inferiori. Succede soprattutto con le Ffp2 che, a differenza delle mascherine chirurgiche, risultano più spesse e avvolgenti. Se si sbaglia “taglia, si rischia di comprimere involontariamente le ghiandole di Meibomio, quelle ghiandoline nascoste all’interno della rima palpebrale che secernono il film lacrimale. Ve ne sono circa 100, distribuite all’interno della palpebra inferiore e superiore, sono molto delicate e, se compresse, possono ostruirsi di sebo e non lavorare bene. Da qui quella disfunzione del film lacrimale che può portare a secchezza oculare e a congiuntivite. Per ovviare a questo inconveniente occorre sempre indossare mascherine della propria misura, assicurandosi che coprano bene naso e bocca e che siano stabili, senza risalire verso gli occhi.


Serve un collirio reidratante

Occorre, quindi, rassegnarsi ad avere gli occhi secchi e arrossati? No, il rimedio c’è e consiste nel ricorrere alle lacrime artificiali, gocce di benessere da instillare negli occhi ogni tre 3-4 ore. Puoi farti consigliare dall’ottico o dal farmacista, tenendo presente che l’evaporazione indotta dalla mascherina riguarda tutte e tre le componenti del film lacrimale: la frazione lipidica, glucidica e acquosa (quest’ultima forma il 70%).

«Al mattino e alla sera prima di andare a dormire, che sono i momenti più critici che per chi soffre di secchezza occulare visto che durante il sonno non si ammicca, è bene scegliere un collirio o un gel in cui prevalga la componente lipidica, in modo da ottenere una lacrima grassa», suggerisce il professor Luigi Marino. «Durante il giorno, invece, è utile ricorrere a delle lacrime artificiali a base di acido ialuronico, che ha una funzione umettante e lubrificante. Se non dovesse bastare, possono risolvere il problema dei colliri che all’acido ialuronico aggiungono delle sostanze nutrienti quali aminoacidi, zuccheri (come il trealosio) e vitamine (la A e la E). In questo modo viene ripristinato il corretto film lacrimale, assicurando agli occhi confort e idratazione».


No agli spray igienizzanti

Oggi vengono reclamizzati disinfettanti e igienizzanti per mascherine, sotto forma di soluzioni idroalcoliche o a base di amuchina, oppure di spray germicidi. «Attenzione, non vanno usati! Chi ha la mascherina in stoffa può lavarla in lavatrice, mentre tutte le altre mascherine non vanno sanificate ma semplicemnte gettate e cambiate, come si fa per i fazzolettini di carta», avverte il professor Marino. «Gli spray disinfettanti possono contenere fino all’80 per cento di alcol o sostanze aggressive che, essendo volatili, possono arrivare agli occhi e irritare le congiuntive.

Stesso discorso per le mascherine colorate: i coloranti sono addittivi potenzialmente irritanti se vengono rilasciati nella delicata zona del contorno-occhi». E che dire delle mascherine “glam” con gli strass? Anche queste sono da bandire: gli strass sono infatti incollati al tessuto con colle e adesivi chimici, le cui componenti volatili potrebbero causare irritazione congiuntivale. Meglio quindi utilizzare la classica mascherina bianca, senza troppi fronzoli, cambiandola ogni giorno, per questioni di igiene e di sicurezza dei nostri occhi.


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