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Glaucoma: tutte le novità

Si può scegliere tra il gel a base di prostaglandine da instillare negli occhi e il trattamento con uno speciale laser ultraselettivo

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Lo chiamano il “ladro silenzioso della vista” perché non dà sintomi e viene spesso diagnosticato quando il campo visivo si è già ristretto. È il glaucoma, una malattia degli occhi che porta a una progressiva diminuzione della vista fino alla cecità. È dovuta a un forte aumento della pressione interna all’occhio, con conseguente atrofia delle fibre del nervo ottico e della retina.

In Italia colpisce circa tre milioni di persone, metà delle quali non sa neppure di averlo perché non effettua mai visite oculistiche complete, comprensive della misurazione del tono oculare.

Fortunatamente oggi esistono nuove tecniche mininvasive per curare il glaucoma in maniera definitiva, mettendo in salvo la vista.


Pro e contro dei colliri

«La forma più frequente di glaucoma è quella ad angolo aperto», premette il professor Luigi Marino, docente di chirurgia refrattiva all’Università di Milano. «Si verifica quando l’umore acqueo non riesce a defluire liberamente attraverso il trabecolato, una specie di “minigrondaia” circolare che si trova sopra l’iride».

Per evitare un’eccessiva concentrazione di umore acqueo, con conseguente aumento della pressione intraoculare, in prima battuta si prescrivono compresse (diuretici) o colliri. Accanto a quelli di vecchia data, come i betabloccanti in gel (timololo), sono apparse negli ultimi anni nuove formulazioni a base di prostaglandine.

«Va però detto che non sempre i colliri consentono un perfetto controllo della pressione, oltre al fatto che alcune molecole, come la pilocarpina, richiedono tre instillazioni negli occhi al giorno. Fatto impegnativo e poco pratico per chi si trucca, fa sport o viaggia molto ed è a rischio dimenticanze».


Il minintervento risolutivo

Nel caso in cui la terapia topica sia mal tollerata (alcuni colliri danno occhi secchi e rossi), mal seguita o insufficiente, le linee-guida 2018 dell’European Glaucoma Society consigliano di ricorrere alla cosiddetta laser trabeculoplastica selettiva, la nuova variante del trattamento con il laser ad argon, uscita dal novero delle tecniche sperimentali. I vantaggi sono molteplici.

«La classica trabeculoplastica con il laser ad argon era più aggressiva perché provocava un forte surriscaldamento termico dei tessuti oculari», spiega il professor Luigi Marino. «Di conseguenza, dopo l’intervento era possibile avvertire dolore e bruciore per qualche giorno. La nuova variante utilizza invece un laser ultraselettivo, il 532 nanometri, che agisce sulle fibrille pigmentate del trabecolato allo scopo di allargarne la trama. In pratica, rende più ampio il “tubo di scarico” dell’umore acqueo, per favorirne il suo naturale deflusso. E ciò con nessun rischio di danno termico alle delicate strutture circostanti, come la cornea e la sclera dell’occhio, insensibili a questa particolare lunghezza d’onda».

L’intervento dura pochi minuti a occhio, non è doloroso e risolve in maniera definitiva il problema del glaucoma. Il costo indicativo è di 1500 € a occhio, ma può essere fatto con il Ssn.


La forma più rara

Il glaucoma ad angolo chiuso è meno diffuso e tipico di chi ha gli occhi stretti, con una “camera anteriore bassa“ (l’angolo tra la cornea e l’iride è minore di 30°).

In questi casi occorre scongiurare il rischio di un attacco di glaucoma acuto: un aumento repentino della pressione tale da danneggiare in poche ore il nervo ottico. «Per evitare ciò, si ricorre all’iridotomia mediante ND-Yag laser», precisa Marino. «Consiste nel fare un piccolo foro nell’iride per favorire il passaggio dell’umore acqueo. L’intervento è ambulatoriale e dura pochi secondi».



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Articolo pubblicato sul n. 20 di Starbene in edicola dal 01/05/2018

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