Curare la fibromialgia con i probiotici?

La flora batterica intestinale gioca un ruolo importante nella genesi della malattia



La fibromialgia viene definita come una patologia del sistema nervoso centrale: chi ne è affetto percepisce il dolore in maniera continua e lancinante.

La diagnosi di tale malattia arriva quasi sempre dopo molti anni: i sintomi che la contraddistinguono infatti sono a volte aspecifici e chi ne è affetto ha un aspetto tutto sommato sano. Soffrire di fibromialgia significa anche soffrire di numerosi disturbi gastrointestinali.


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La fibromialgia è una patologia subdola, che colpisce soprattutto il sesso femminile, e di cui non si conoscono le cause né una cura definitiva. Si stima che solo in Italia affligga 3-4 milioni di individui, persone che al risveglio lamentano una terribile stanchezza, intenso dolore, senso di fatica che non sparisce con il riposo, disturbi del sonno, colite, gastrite, mal di testa e vertigini.

I problemi del tratto gastrointestinale si accompagnano quasi sempre a tutti gli altri sintomi di fibromialgia: si stima che fino al 70-75% dei pazienti con fibromialgia denuncino anche colon irritabile e spesso anche sensibilità al glutine, che non significa celiachia, ma che comporta comunque l’eliminazione del glutine dalla dieta.

Studi scientifici recenti hanno evidenziato come eliminare dalla dieta il glutine, per pazienti con fibromialgia e sensibilità al glutine, determini un miglioramento nella percezione del dolore apportando in generale una migliore qualità di vita.

Nell’intestino di ciascuno di noi vivono milioni di batteri che non solo sono responsabili dello stato di salute dell’intestino, ma comunicano direttamente con il cervello.

Nel colon infatti sono presenti e attivi quasi tutti i neurotrasmettitori cerebrali che agiscono su quasi 500 milioni di neuroni intestinali: ecco perché selezionare o comunque fare in modo che l’intestino sia abitato da batteri buoni e favorevoli per la salute intestinale, sembra poter influenzare positivamente il decorso di numerose patologie quali la fibromialgia, l’obesità o i disturbi dell’umore.

Selezionare batteri amici dell’intestino è possibile tramite la cura della propria alimentazione, limitando al minimo il consumo di cibi pronti, precotti e industriali, e mangiando per esempio frutta e verdura dalle spiccate proprietà antiossidanti come mirtilli, ciliegie, spinaci, peperoni, ma anche cereali integrali e riso nero (che apportano fibre capaci di diventare un substrato d’elezione per la proliferazione dei batteri intestinali), carne bianca, soia e pesce.

Come spiega il professor Menotti Calvani, Specialista in Neurologia e nutrizionista dell’Università Tor Vergata di Roma, «le scoperte sulle proprietà del microbiota sono recenti e comprendono, oltre ad un effetto barriera contro gli agenti esterni, una funzione immunologica con azioni regolatorie, sino al metabolismo di grassi e zuccheri. A seconda di ciò che mangiamo o dei farmaci che assumiamo, selezioniamo batteri creando così, per ciascuno di noi, una massa batterica che assume il ruolo di impronta digitale individuale».

«Oggi, dunque, la ricerca ci sta dicendo che la soluzione potrebbe risiedere nel dotarci di una flora batterica amica – prosegue il professor Menotti Calvani – Circa un secolo fa invece, per combattere le malattie del cervello, si toglieva il colon (!), mentre nello stesso periodo il premio Nobel Mechnikov proponeva di cambiare il microbiota con lo yogurt. L’uso di probiotici potrebbe essere l’idea vincente, a patto però di inserirci i microbi giusti come Lactobacillus acidophilus, eleutherii o streptococcus, fermenti in grado cioè di superare le naturali barriere acide nel nostro stomaco, con probabili miglioramenti anche dell’umore in chi è afflitto da fibromialgia».

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