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Olfatto, come il naso ci guida nei rapporti e nelle emozioni

Sottovalutiamo il nostro olfatto, invece odori e profumi parlano di noi e del mondo che ci circonda. Come ci spiega un super esperto, viviamo annusando, un’attività fondamentale per la conservazione delle specie animali

Foto: iStock



È davvero sorprendente: qualche anno fa, i ricercatori della Rockefeller University, negli Stati Uniti, si sono dati la briga di calcolare il numero di odori che il nostro naso riesce a distinguere, ed è saltata fuori la strabiliante cifra di circa 1 trilione, cioè un miliardo di miliardi. Un senso, quello dell’olfatto, a cui si dedicano dall’1 al 3% dei nostri geni: grazie al nostro naso, analizziamo ciò che ci circonda, azioniamo una specie di radar alla ricerca di potenziali pericoli e attiviamo i sensi del piacere.

Ma soprattutto l’olfatto, per noi esseri umani, è un potente mezzo di comunicazione, in particolare nella sfera delle emozioni: è collegato al sistema limbico, la parte del cervello responsabile dei sentimenti, dell’umore, del comportamento e della memoria.

Olfatto, un senso dalle tante potenzialità

È anche un prezioso alleato nella diagnosi precoce di alcune malattie: l’odore del nostro corpo, infatti, cambia quando c’è qualcosa che non va, lanciando così un segnale di allarme.

In questo, il potente olfatto degli animali è un valido aiuto: numerose sono le ricerche sulla capacità dei cani di fiutare i tumori dell’uomo; sarebbero in grado di captare i biomarcatori associati alla fase iniziale di diversi tipi di cancro. E ancora, dall’odore dell’urina, per esempio, è possibile ipotizzare il diabete.

Come ci spiega con i suoi esperimenti e le sue sorprendenti storie sul fiuto di mammiferi (essere umani compresi), pesci, uccelli e insetti il professor Bill Hansson, neuroetologo, direttore del dipartimento di Ecologia chimica del Max Planck Institute di Jena (Germania), nel suo libro L’arte di vivere annusando (Aboca Edizioni, 25 €). Dove racconta, per esempio, che la falena è l'organismo vivente con più olfatto in assoluto: il maschio infatti è in grado di seguire la scia di profumo della femmina, presente in una concentrazione quasi omeopatica. L’esperto esamina anche un altro tema affascinante: le strategie olfattive di sopravvivenza di fiori e piante. E, tornando agli esseri umani, affronta un tema molto dibattuto: i ferormoni.

Puzzi, dunque ti amo?

Negli animali è chiaro: le sostanze chimiche volatili possono scatenare l’attrazione sessuale, ma anche altre reazioni fondamentali per la sopravvivenza della specie tra cui aggressività, istinto materno, allarme in caso di pericolo e comportamento territoriale. La questione, su cui la scienza è divisa, è se succede o meno anche agli esseri umani.

«Diversi studi sostengono che, seppur privi di un particolare organo olfattivo (il vomeronasale) che dovrebbe captarli ed è invece comune alle altre specie, anche noi umani riconosciamo e reagiamo ai ferormoni. In particolare si registra un maggior afflusso di sangue al cervello e la reazione dell’ipotalamo, la regione cerebrale legata alla regolazione delle secrezioni ormonali e alla riproduzione sessuale», sostiene il professor Hansson.

Quello che ci spinge verso l’altro genere sarebbero in particolare due steroidi, l’androstadienone, presente nel sudore e nello sperma maschile, e l’estrotetraenolo, nell’urina femminile.

È tutta una questione di ascelle

Le ghiandole apocrine presenti nel cavo ascellare secernono una sostanza grassa diversa dalla normale traspirazione attraverso la pelle e l’odore emanato, come racconta l’autore, illustrando i risultati dei suoi esperimenti, sarebbe diverso da uomo o donna.

«Invitati a riconoscere il sesso annusando un tampone imbevuto di sudore (non contaminato da altri profumi), l'80% dei partecipanti allo studio è riuscito a distinguere quello maschile da quello femminile. Il primo giudicato forte e sgradevole, il secondo meno intenso e più piacevole», ci spiega.

Una diversa “profumazione” che dipenderebbe proprio dagli steroidi, che aumentano di più nella pubertà maschile rispetto a quella femminile. Quindi, per cercare il compagno giusto, dobbiamo “annusare”? Secondo gli scienziati l’odore corporeo dice molto anche del sistema immunitario di un individuo, e qui il neuroetologo cita un esperimento con protagoniste alcune magliette indossate da un gruppo di uomini e odorate dalle volontarie femminili: «Quasi tutte le partecipanti hanno scelto poi il capo indossato da un maschio con un sistema immunitario diverso dal proprio (determinato in base ad analisi). Una sorta di istinto olfattivo che ci guida per la conservazione della specie: i figli nati da una coppia con immunità diverse sono potenzialmente più resistenti».

Il professor Hansson si sofferma anche sui i profumi “ai ferormoni”, che vanterebbero capacità di attrazione sessuale ed è categorico: non c’è nessuna evidenza che funzionino.


L'olfatto scatena emozioni e ricordi

“È possibile individuare l’ansia o la paura dall’odore di una persona?”, si domanda l’autore. Sembra proprio che, ancora una volta, sia una questione di “ascelle”. Sono stati effettuati diversi esperimenti, in cui è stato raccolto il sudore di chi aveva guardato un film comico oppure horror e, in seguito, è stato chiesto ai volontari di esprimere le sensazioni che trasmetteva. Risultato? Erano in grado di distinguere tra l’odore di un uomo felice e quello di uno spaventato.

Non solo, grazie all’olfatto possiamo viaggiare nel tempo, rivivendo i nostri più intimi ricordi, esattamente come descrive Proust attraverso il profumo della madeleine: «Questo perché l’olfatto si annida nel sistema limbico, l’area del cervello dove elaboriamo le emozioni e memorizziamo i ricordi», sottolinea il neuroetologo.


Dall'olfatto un legame indissolubile

L’odore del nostro corpo ha poi un effetto potente nel costruire il rapporto mamma-bambino. Madre e neonato sono infatti in grado di riconoscersi annusandosi: il piccolo di cogliere quell’odore, unico e particolare, secreto dalla pelle intorno ai capezzoli mentre viene allattato.

Dal punto di vista materno, invece, è il profumo della testa del bambino: «Attiva i circuiti della ricompensa nel cervello della madre, generando un desiderio di cura e protezione», riferisce il professor Hansson.


Come funziona il nostro olfatto

Poco dietro le narici, più o meno sopra il palato, si trova l’epitelio olfattivo, un corpo cartilaginoso che contiene i chemorecettori: sono le cellule predisposte a “catturare” le molecole volatili degli odori presenti nell’aria grazie alla mucosa olfattiva. Questi neuroni sono dotati di ciglia che si prolungano in fibre nervose collegate al bulbo olfattivo, posizionato sopra l’epitelio e separato dall’osso del setto nasale.

Dal bulbo altre cellule, chiamate mitrali, inviano le informazioni al sistema limbico e all’amigdala (l’area del cervello che controlla le emozioni) e all’ippocampo (che gestisce la memoria); poi le molecole odorose raggiungono la neocorteccia, dove i messaggi vengono decodificati.


Tramite l'olfatto ci riconosciamo e comunichiamo

L’odore è come una firma che ci contraddistingue, cambia con le emozioni, risveglia i ricordi. Mentre la perdita dell’olfatto può essere la prima spia di una malattia in arrivo.

InconfondibileIl neonato riconosce la mamma dall’odore emanato dalla pelle intorno ai capezzoli durante l’allattamento, mentre le madri annusando la testa del bambino, che ispira il senso di cura e protezione.

Un odore "da paura". Attraverso l’olfatto percepiamo le emozioni dell’altro: quando abbiamo paura, infatti, il nostro sudore è diverso. Annusandolo capiamo se appartiene a una persona spaventata.

Questione di chimicaSembra che sì, siamo attratti dall’altro sesso anche attraverso l’odore. Grazie alle sensazione olfattive tendiamo a preferire chi ha un sistema immunitario diverso dal nostro. Per avere una prole più forte e difendere così la specie.

Un viaggio nel tempoCome il dolce madelaine di proustiana memoria: secondo le ricerche neuroscientifiche abbiamo circa un migliaio di recettori olfattivi grazie a cui vincoliamo odori e profumi a ricordi.

Un sintomo spiaLa perdita dell’olfatto può essere il primo segnale di malattie come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer. Per la diagnosi precoce sono stati realizzati bastoncini con speciali set di odori da far annusare ai pazienti.


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