hero image

Farmaci antifebbrili: usiamo troppo paracetamolo & Co

Un libro, fresco di stampa, mette in guardia dall’eccessivo ricorso ai medicinali antipiretici. Una posizione condivisa dall’illustre farmacologo Silvio Garattini

Foto: iStock



“Pronto, dottore, ho la febbre. Che faccio?”. “Prenda una Tachipirina”. Clic. Non è raro che paracetamolo & Co. vengano prescritti con facilità, seppure il loro abuso o cattivo utilizzo possa scatenare non pochi problemi.

A fare chiarezza è arrivato in libreria Tachipirina, paracetamolo e altri farmaci per abbassare la febbre. Sì o no? di Stefano Montanari e Antonietta Gatti (Macro Edizioni, 96 pagine, 9,80 €)., che punta il dito contro la lotta selvaggia al rialzo della temperatura corporea.

«Così temuta, la febbre è uno dei più efficienti meccanismi di difesa dell’organismo contro le infezioni», spiega il dottor Stefano Montanari, ricercatore e coautore del libro. Il motivo? Il corpo si “scalda” per bloccare virus e batteri, interferendo con la loro replicazione e sopravvivenza.

Inoltre, la febbre migliora l’attività di una serie di enzimi che rendono l’ambiente corporeo ostile per i microrganismi: «È il caso del lisozima, sostanza antibatterica presente nelle secrezioni biologiche, come saliva, lacrime e catarro. Qualche grado di temperatura in più stimola anche una maggiore produzione di interleuchine, interferoni e leucociti, che rappresentano le nostre truppe d’assalto contro gli invasori», puntualizza l’esperto.


Si eliminano solo i sintomi

Nonostante le “virtù” della febbre, tutti vogliono togliersela di dosso in fretta, ricorrendo agli antipiretici: «In questo modo si elimina solo il sintomo, il segnale che il corpo ci invia per indicarci un guasto. È come se in auto, quando si accende la spia della benzina, la coprissimo con un cerotto per nasconderla», illustra l’esperto.

«Ecco perché le ricadute nelle malattie infettive sono spesso violente: togliere la febbre non significa essere guariti; anzi, talvolta si prolungano i tempi di recupero», aggiunge Stefano Montanari.


Occhio agli effetti collaterali

Non esistono farmaci innocui e, nel caso del paracetamolo, i possibili effetti collaterali sono numerosi seppure - come si legge sul foglietto illustrativo - non siano disponibili dati sufficienti per stabilire la frequenza dei singoli eventi indesiderati.

«Si va da quelli minori, come i disturbi intestinali, ad altri più gravi e rari come shock anafilattico o diminuzione di piastrine, globuli bianchi ed emoglobina nel sangue. Questo principio attivo, inoltre, consuma con rapidità il glutatione, sostanza dalla spiccata azione antiossidante, importantissima per combattere le malattie infettive», avverte Montanari.

Il pericolo è maggiore quando si abusa di questo principio attivo, ma il rischio non è poi così remoto, visto che il paracetamolo è presente non solo nei farmaci antipiretici, ma anche in molte formulazioni antidolorifiche. Come comportarsi? «È difficile stabilire un limite valido per tutti», interviene il professor Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano.

«Molti medici ritengono utile abbassare la febbre quando supera di almeno 2 °C la normale temperatura corporea, ma si tratta di un’indicazione che non è supportata da adeguati studi. Quindi, è bene rivolgersi sempre al medico curante, che conosce la nostra storia clinica ed è in grado di fornire un parere valido e personalizzato. Il fai da te può essere pericoloso, al punto che non sono rari i casi di insufficienza epatica acuta dovuti proprio al paracetamolo», conclude Garattini.


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Articolo pubblicato nel n° 18 di Starbene in edicola dal 16 aprile 2019

Leggi anche

Febbre: cause e rimedi

Perché indagare la causa della febbre

Temperatura corporea: quando è normale e quando hai la febbre?