Farmaci, antidolorifici: guida all’uso corretto

L’esperto ci spiega come utilizzare gli antinfiammatori perché ci facciano davvero (e solo) bene. Per evitare rischi ed effetti collaterali



229277

Gli antinfiammatori sono tra i medicinali più utilizzati nel nostro Paese, secondo il Rapporto 2022 dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Troppo spesso, però, sono usati impropriamente e con il fai da te, pena l’insuccesso nella risoluzione definitiva del problema e/o una bella gastrite da uso esagerato o cattivo utilizzo.

Il medico di famiglia milanese Franco Marchetti ci spiega come utilizzare gli antinfiammatori perché ci facciano davvero (e solo) bene.


Guida all'uso degli antidolorifici

Gli antidolorifici sono utili se. Si prendono soprattutto nella fase iniziale dell’infiammazione o del dolore. Inoltre, ci sono molecole specifiche per vari tipi di dolore, da quelli mestruali e intestinali a quelli cefalgici oppure muscolari.

Gli antidolorifici sono inutili se. Vengono assunti troppo tardi, cioè in una fase di dolore avanzato, o interrotti eccessivamente presto. «Le infiammazioni vanno spente come degli incendi», spiega il dottor Marchetti. «I pompieri devono essere sicuri che sotto la cenere non ci siano tizzoni ardenti o braci che possono riaccendere il fuoco: ecco perché la prescrizione, nella posologia e durata, va seguita anche in assenza di sintomi».

Anche il dosaggio deve essere quello giusto: «Molti farmaci di questo tipo possono essere acquistati senza ricetta perché sono a basso dosaggio, ma se non funzionano evitiamo di aumentare noi le dosi. Dobbiamo chiedere al medico qualcosa di più specifico ed efficace, a più alto dosaggio e, a volte, per via iniettiva», puntualizza l’esperto.

Antidolorifici, gli errori più comuni. Nei mal di testa, soprattutto le donne tendono a prendere il medicinale quando la cefalea è in una fase ormai avanzata: «Ma così il farmaco richiede più tempo per agire e c’è il rischio che il paziente ne abusi e aumenti la dose o il numero di pillole da solo, “perché non sta funzionando”», avverte Marchetti.

«Poi negli sportivi, l’uso degli antinfiammatori può diventare fai da te e pericolosamente cronico: pur di andare a correre o a giocare prendo il farmaco, a volte addirittura preventivamente, ma così mi intossico. Se ho un problema muscolare o articolare devo andare a fondo della questione, non metterla a tacere con un sintomatico». Altro atteggiamento maschile: sento male (gli uomini sono famosi per “tollerare” il dolore) e non ho la pazienza di aspettare quei 15-20 minuti necessari perché la molecola entri in circolo, così prendo un’altra pastiglia.


Cosa va fatto prima e dopo la cura di antidolorifici

Nel corso della terapia (che di solito dura 5-7 giorni) il medico può prescrivere, in parallelo, un gastroprotettore. «Ma esiste una generazione di farmaci (Coxib) che non hanno questi effetti collaterali», precisa il dottor Marchetti.


Come prendere gli antidolorifici

Sia in bustine sia in compresse, nella maggior parte dei casi a stomaco pieno, per evitare problemi gastrici. «Se sono cerotti o pomate hanno un’azione strettamente locale, quindi vanno bene per certi dolori muscolari e non hanno effetti sistemici», spiega Marchetti.

«I prodotti sublinguali vantano un effetto più veloce, ma non consiglio di usare le bustine di medicinale in questo modo se le indicazioni sono di scioglierle nell’acqua». Le iniezioni sono la soluzione più potente e veloce, soprattutto nelle lombosciatalgie molto dolorose. Infine, se non c’è la scanalatura sulla pastiglia, le compresse non vanno spezzate: il rischio è quello di cambiarne l’efficacia e l’equilibrio del dosaggio.


Gli esami necessari

In caso di trauma, anche se apparentemente non importante, se dopo alcuni giorni non si vedono progressi nella cura o addirittura stasi o peggioramento, il medico può richiedere delle lastre e una visita ortopedica.


Rischi ed effetti collaterali degli antidolorifici

Se usati in modo cronico possono dare gastriti e problemi renali. Quelli a base di oppioidi (impiegati nei casi più gravi e complessi) vanno strettamente monitorati dallo specialista, spesso un anestesista terapista del dolore. In certi casi è possibile un rischio cardiovascolare che va valutato paziente per paziente, soprattutto se non giovane e cardiopatico.

Inoltre attenzione, perché possono interferire con altri farmaci come anticoagulanti, antipertensivi e antidiabetici: avvisa sempre il medico prima di usarli.



Fai la tua domanda ai nostri esperti


Leggi anche

Metodo Feldenkrais: l'esercizio per liberare la schiena da tensioni e dolori

Mal di schiena: gli esercizi per rinforzare il core

Dolori al collo: gli esercizi per la cervicale infiammata