hero image

Estrogeni: quando servono e come usarli caso per caso

Fonte di salute e giovinezza, se non sono nelle giuste quantità possono innescare molti problemi. Ecco le soluzioni caso per caso

Foto: iStock



Sono gli ormoni femminili per eccellenza, responsabili di processi fondamentali nella vita riproduttiva di una donna. Ma fanno anche di più: «Gli estrogeni agiscono anche su distretti dell’organismo che non hanno nulla a che vedere con la sessualità come ossa, fegato, intestino, cuore e vasi sanguigni, dove sono disseminati recettori specifici: serrature in cui gli ormoni si inseriscono a mo’ di chiavi, attivando le funzioni cellulari», spiega la professoressa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica all’ospedale San Raffaele Resnati di Milano.

«Sono una sorta di linfa vitale che nutre il corpo femminile. Fino a quando la loro produzione è ben bilanciata con progesterone e progestinici (ormoni con cui lavorano in tandem) tutto funziona al top. Una fluttuazione o una drastica riduzione, invece, può aprire la porta a numerosi problemi».

Ecco perché conoscere le interferenze degli ormoni con i principali organi, nel bene e nel male, è il primo step per evitare rischi e mantenersi in salute.


Incidono su pressione, battito e colesterolo

«Gli estrogeni favoriscono la dilatazione dei vasi sanguigni evitando innalzamenti pressori, abbassano il colesterolo cattivo e innalzano quello buono, proteggendo le donne da ipertensione e aterosclerosi», spiega la professoressa Stefania Piloni, ginecologa e docente di fitoterapia all’Università di Milano.

Quando i livelli degli estrogeni fluttuano, sono dolori: durante la pubertà, momento in cui questi ormoni raggiungono picchi elevati, è facile che il battito cardiaco acceleri. Ma la fase più delicata è la menopausa: senza lo scudo degli estrogeni, il cuore femminile è allo scoperto e, al pari di quello che succede agli uomini, aumentano i rischi di insufficienza cardiaca, infarto e ictus.

Le soluzioni? «Adottare uno stile di vita sano già alle prime avvisaglie del termine della vita fertile. Quindi, no al fumo, sì all’attività fisica regolare e al mantenimento del peso forma. Inoltre, a tavola meglio privilegiare gli alimenti ricchi di fitoestrogeni come legumi, semi di lino o girasole e frutti di bosco», suggerisce Piloni.

Da ridurre al minimo, invece il consumo di alcolici, zuccheri e carni, orientandosi su quelle provenienti da allevamenti biologici: «Sono meno ricche di estrone, estrogeno “cattivo” che può aumentare i processi infiammatori cronici, moltiplicando non solo i rischi cardiaci ma anche quelli oncologici», puntualizza la ginecologa.


Regolano il metabolismo del calcio e le mestruazioni

Gli estrogeni contribuiscono a creare la massa ossea e aiutano a “fissare” il calcio assunto con l’alimentazione. Il loro calo, fisiologico in menopausa, espone le donne all’osteoporosi, malattia che rende più rarefatto lo scheletro e aumenta il rischio di fratture.

«Ossa a rischio, però, anche in età fertile, a causa di forti dimagrimenti o di un’attività fisica molto intensa che incrementa la massa muscolare a spese di quella grassa, decretando addirittura la scomparsa delle mestruazioni. Con poco grasso corporeo, infatti, la produzione di estrogeni cala drasticamente», mette in guardia la professoressa Piloni.

«Quindi, per garantire l’ovulazione (e una corretta sintesi di estrogeni), occorre sempre mantenere il peso ideale. Se poi la mestruazione salta, è anche utile effettuare dei dosaggi ormonali e poi ricorrere a una pillola anticoncezionale con estrogeni bioidentici. In menopausa, invece, è importante incrementare l’assunzione di calcio: con l’alimentazione e, dopo aver consultato il medico, anche con integratori a base del minerale, vitamina D (elemento che favorisce il mantenimento della massa ossea) e silicio», precisa l’esperta.


Sono “guardiani” del benessere del seno

Estrogeni e salute del seno hanno un legame molto stretto: «Se durante il ciclo questi ormoni predominano rispetto al progesterone, è facile soffrire di mastodinia e, alla viglia del flusso, ritrovarsi con il seno teso e che fa male. Con l’arrivo della mestruazione, la mammella si sgonfia e il dolore scompare. Ma se i disturbi sono molto intensi è possibile ridurli assumendo un integratore a base di sostanze naturali come inositolo, boswellia e betaina», tranquillizza la professoressa Graziottin.

«Un livello di estrogeni costantemente più alto rispetto ai progestinici può invece essere alla base della mastopatia fibrocistica. Si tratta di una malattia benigna caratterizzata da piccoli noduli al seno che, di solito, si manifesta con dolore alla palpazione e tensione mammaria», specifica la professoressa Piloni.

«Nel caso, è sufficiente sottoporsi a una visita senologica e a un’ecografia. Poi, una volta confermato il problema non è necessario alcun trattamento: basta effettuare i normali controlli di routine per la prevenzione del tumore al seno (mammografia, ecografia). La mastopatia è destinata a risolversi da sola con l’arrivo della menopausa quando, a causa del calo degli estrogeni, le cisti vengono sostituite dal tessuto adiposo. Per ridurre il fastidio, però, è bene evitare il reggiseno dotato di ferretto a favore di un modello morbido in cotone e applicare localmente dell’arnica in gel», continua Piloni.

Gli estrogeni sono implicati anche nello sviluppo del tumore della mammella e dell’endometrio, in agguato soprattutto dopo la fine della vita fertile o nelle donne in sovrappeso, in modo particolare se il grasso è accumulato sul girovita: «È proprio al suo interno che viene sintetizzato l’estrone, estrogeno con un’azione proliferativa. Per evitare rischi, quindi, è importante non mettere su peso e fare attenzione alla misura del girovita, indice del grasso viscerale. Il valore ok? Minore o uguale a 80 cm», sottolinea la ginecologa.


Intervengono sulla lubrificazione delle zone intime

Anche la perfetta lubrificazione della vagina è orchestrata dagli estrogeni: «Quando calano, come capita in età fertile per colpa di un periodo di stress, della pillola anticoncezionale a basso dosaggio oppure della spirale medicata, la normale idratazione delle mucose intime va in tilt e la secchezza vaginale ha via libera», spiega la professoressa Stefania Piloni.

«Stessi rischi anche in menopausa, momento in cui gli estrogeni si abbassano fisiologicamente. Risultato: bruciore, fastidio e prurito che diventano ancora più intensi durante il rapporto sessuale, trasformandolo in una fonte di dolore. I rimedi però non mancano: per le donne in età fertile si possono usare gel o creme lubrificanti a base di aloe, oppure acido ialuronico con azione reidratante e lenitiva. Per chi è in menopausa, sono consigliati gel a base di estriolo, che ripristinano un livello ormonale ideale a garantire la normale lubrificazione».


Agiscono su concentrazione, memoria e flora intestinale

Gli estrogeni lavorano in stretto connubio con il sistema nervoso: «Il cervello è disseminato di recettori per questi ormoni che, una volta attivati, garantiscono migliori performance intellettive, agevolano l’apprendimento e mantengono la memoria al top», spiega la professoressa Alessandra Graziottin.

«Non solo: sono potenti modulatori dell’umore, grazie al filo diretto che li lega al cervello viscerale, posto nell’intestino, dove favoriscono il perfetto equilibrio del microbiota. Inoltre, il cervello viscerale è responsabile della produzione del 90% della serotonina, neurotrasmettitore del buonumore. Ecco perché in caso di fluttuazioni degli estrogeni, come capita a chi soffre di sindrome premestruale, il microbiota si modifica, prevale la flora putrefattiva (con un aumento dei gas di fermentazione), la motilità intestinale si riduce ed è più facile soffrire di stipsi, mentre tristezza e umore nero hanno il via libera».

«Se i sintomi sono pesanti si può ricorrere a una pillola per la sindrome premestruale, come quelle a base di estradiolo valerato e dienogest, che impedisce brusche fluttuazioni dei livelli degli ormoni sessuali. Oppure, si può puntare sugli integratori a base di agnocasto, magnesio e triptofano», conclude l’esperta.

Effetti identici si presentano in menopausa, quando ci si incupisce più facilmente, fattore che favorisce la depressione nelle donne predisposte. In questo caso la scelta è tra la terapia ormonale sostitutiva e i rimedi naturali citati prima. «Per contrastare lo squilibrio della flora batterica intestinale bisogna ridurre i grassi di origine animale, gli zuccheri semplici come saccarosio e fruttosio, gli alcolici e gli alimenti ricchi di grassi idrogenati. Occorre, invece preferire cereali integrali, verdure e legumi», consiglia l’esperta.

I vantaggi della terapia ormonale sostitutiva

Dopo la menopausa, oltre ad adottare sane abitudini di vita, può essere molto utile iniziare subito, se non ci sono controindicazioni, una terapia ormonale sostitutiva: per ridare smalto alle funzioni cerebrali e all’umore, ma anche per offrire all’organismo tutta la protezione degli estrogeni e ridurre i rischi legati alla loro carenza. Per esempio, dimezzare quello cardiaco (senza aumenti di rischio di cancro al seno) e diminuire del 30-40% le possibilità di osteoporosi.

«La terapia migliore è quella con estradiolo bioidentico, associato a progesterone naturale o a progestinici, in modo da creare quel perfetto connubio ormonale che caratterizza la vita fertile», spiega la ginecologa e sessuologa Alessandra Graziottin. «Oggi lo specialista può associarli a preparati a base di testosterone (in crema da applicare sui genitali) e compresse di Dhea (deidroepiandrosterone), un ormone presente naturalmente nel corpo femminile, “genitore” di tutti gli ormoni sessuali, che cala dopo i vent’anni (a 50 anni la donna ne ha già perso il 60-70%)».

Questo, se associato all’attività fisica, ha la prerogativa di essere convertito in estrogeni e progesterone dalle fibre muscolari, ridando potenza e tono alla muscolatura. Inoltre, unito a estradiolo e testosterone, è un potente antiaging che rallenta anche l’invecchiamento cerebrale.

«Per mettere a punto la terapia ormonale è importante rivolgersi a un ginecologo esperto, in grado di prescriverne una cucita addosso alla paziente, come un abito su misura. Chi preferisce le soluzioni green, oppure non è nelle condizioni di assumere ormoni, sotto il controllo dello specialista può effettuare una terapia ormonale sostitutiva con preparati a base di fitoestrogeni, offerti per esempio da trifoglio rosso, soia, semi di lino, e da fitoprogestinici come quelli dell’agnocasto o della dioscorea», conclude la professoressa Graziottin.

Offrono un aiuto extra in gravidanza

Gli estrogeni durante i nove mesi vanno alle stelle, raggiungendo una quantità pari a quella presente in mille donne fertili.

Le loro funzioni: «Far crescere l’utero, preparare il seno alla produzione di latte e aumentare il flusso sanguigno nella placenta, in modo da garantire nutrimento al feto», spiega la ginecologa Stefania Piloni.

Ma gli alti tassi ormonali hanno effetti anche sulla mamma: «Riducono la secrezione sebacea, intensificano il ricambio delle cellule epidermiche, migliorano la circolazione sanguigna cutanea e facilitano la ritenzione di liquidi nei tessuti, rendendo la pelle più idratata, luminosa, elastica e compatta».

Inoltre, la chioma diventa più folta e lucida, mentre le unghie risultano particolarmente resistenti e crescono con maggior rapidità. Con la caduta degli ormoni (già nelle prime 48 ore dopo il parto si riducono bruscamente del 90-95%) durante i primi mesi che seguono il lieto evento, si può verificare una maggiore perdita dei capelli. «In questo caso tornano utili le fiale ricostituenti a base di biotina, capsaicina o melatonina, da frizionare sul cuoio capelluto», continua la professoressa Piloni. Ma anche l’umore può risentire del brusco calo degli estrogeni, che comporta una minore disponibilità di serotonina.

Questa situazione dà il via al cosiddetto “baby blues”, o “lacrime del latte”, una tristezza che interessa dal 40 all’85% delle neomamme, ma che di solito si risolve nel giro di qualche giorno dal parto. In agguato, però, c’è anche la depressione post partum, che coinvolge il 10-15% delle neomamme e non sfuma con il passare dei giorni: «I campanelli d’allarme sono repentini sbalzi di umore, perdita di interesse per il neonato, difficoltà di concentrazione e decisione, irrequietezza, astenia, alterazioni dell’appetito e del sonno», elenca la professoressa Alessandra Graziottin, ginecologa e sessuologa.

«In questo caso servono cure mirate. Ferro innanzitutto, in quanto l’anemia dovuta alla carenza di questo minerale è spesso associata sia al baby blues, sia alla depressione post-partum. È quindi utile l’uso di integratori a base di ferro, acido folico, vitamina B12 e vitamina C, finché si allatta. Nei casi più gravi può anche essere indicata la combinazione di estrogeni e antidepressivi, sotto stretto controllo medico. Inoltre, occorre aiutare la neomamma nella cura del piccolo, coinvolgendo non solo le nonne, ma anche partner e altri familiari. Una presenza affettiva rassicurante è un potente fattore di guarigione, perché aiuta a vincere il senso di solitudine e inadeguatezza, amplifica i benefici dei farmaci e riduce la probabilità di ricadute», conclude la professoressa Alessandra Graziottin.

Importanti anche per gli uomini

Gli estrogeni non sono un’esclusiva femminile: «Vengono prodotti pure dagli uomini. Sono secreti dai testicoli in quantità modeste ma rivestono un ruolo chiave sul sistema immunitario, agiscono su cuore, circolazione, maturazione delle ossa e controllano il metabolismo di zuccheri e grassi», spiega la ginecologa Stefania Piloni.

«Con l’avanzare dell’età, inoltre, soprattutto nei maschi sedentari, in sovrappeso o obesi, il testosterone (l’ormone maschile per eccellenza), viene più facilmente convertito in estrogeni. Questi, innalzandosi, aprono la strada ad alcuni disturbi, come la comparsa di un abbozzo di seno, problemi di erezione, riduzione della fertilità, ma soprattutto una maggiore quantità di estrone che può facilitare la strada al tumore della prostata». La regola preventiva generale, valida anche per i maschi, è adottare sin da giovani sane abitudini di vita.

Fai la tua domanda ai nostri esperti

Articolo pubblicato nel n° 7 di Starbene dal 28 gennaio 2019 in edicola

Leggi anche

Fitoterapia contro gli squilibri ormonali

Quali sono i nemici degli ormoni

Fibroma uterino: il ruolo degli ormoni

Ormoni: i campanelli d'allarme